Gaza, gli scogli della tregua

di Michele Paris

L’attitudine dei vertici di Hamas nei confronti dell’ultima proposta di tregua avanzata da Israele sembra essere improntata a un’estrema cautela. Il movimento di liberazione palestinese che controlla Gaza ha fatto sapere nelle scorse ore che restano ancora elementi ambigui nella bozza sottoposta con la mediazione egiziana, anche se le trattative sono tuttora in corso e il documento potrebbe...
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Ecuador: la "valanga" referendaria

di Juan J.Paz-y-Miño Cepeda

Il 21 aprile (2024), su iniziativa del governo di Daniel Noboa, presidente dell'Ecuador, si è svolta una consultazione e un referendum su 11 quesiti, tre dei quali riguardavano il ruolo delle forze armate nella lotta contro la delinquenza e la criminalità organizzata, a sostegno della polizia; altri tre sull'estradizione degli ecuadoriani, sull'aumento delle pene e sulla scontata esecuzione di pene piene per i condannati; altri tre sulle magistrature specializzate in materia costituzionale, sul reato di porto d'armi e sul fatto che lo Stato diventerà proprietario dei beni sequestrati di origine illecita. Le altre due erano sull'arbitrato internazionale e un'altra per consentire l'introduzione del lavoro a ore e a tempo determinato....
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di Rosa Ana De Santis

A scriverlo è il Papa dei grandi cambiamenti: Francesco. Quelli che per alcuni sono soprattutto mediatici e di marketing, in un curioso assonante tandem con il Presidente del Consiglio Renzi, che già solo l’accostamento appare blasfemo. Eppure, quando si tratta di divorziati e di eucarestia non si fa accademia per la curia o nei seminari della formazione, ma si tocca in vivo il quotidiano di numerosi credenti e di tante famiglie.

Lo avevo già annunciato il Papa con un sondaggio da estendere a vescovi e parroci: la Chiesa deve aprirsi ai divorziati e comprendere meglio la nuova società che ha di fronte. Il Cardinale Erdo, presidente dei vescovi europei, nella sua relatio per le sfide pastorali ha parlato proprio di sacramenti ai divorziati e anche di coppie gay. I numeri parlano chiaro: la gente, anche quella che va in Chiesa ogni tanto, non si sposa, spesso nemmeno civilmente.

Oggi un divorziato può partecipare alla liturgia cattolica, ma non ai sacramenti soprattutto nella propria parrocchia per non “dare scandalo” alla comunità. Una sorta di discrezionalità che di fatto però tiene i divorziati ai margini della comunità dei fedeli, in una spiacevole ghettizzazione, che oltre ad essere anacronistica (il che in termini ecclesiali potrebbe non importare granché) rappresenta una contraddizione per quanti riescono ad ottenere annullamenti ultraterreni presso il Tribunale della Sacra Rota.

Il cardinale auspica uno snellimento delle procedure relative al tribunale ecclesiastico ma bisogna intendersi se sia questo il cuore di un problema che invece sembra più avere a che fare con un’incapacità della Chiesa moderna di soccorrere e aiutare le persone ferite dalla vita. Non è questa misericordia quella che porta in trionfo lo scandalo del Secondo Testamento, del Vangelo?

Di fronte alla proposta sono nomi importanti quelli di chi apertamente si è dissociato: Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede; Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di scienze storiche; Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e Velasio De Paolis, presidente della prefettura degli affari economici e molto vicino all’oscurantismo del papa polacco.

Bisogna scegliere se la via sia quella della semplificazione dei processi della Sacra Rota o la chiusura ortodossa per cui un matrimonio contratto come sacramento abbia validità sine die. Questa seconda via sembrerebbe quella in grado di restituire dignità e credibilità a un’Istituzione che di fatto ha messo in vendita i sacramenti per i più abbienti, gli unici in grado di pagare le laute parcelle dei notabili del Vaticano.

Ma se un sacramento come il matrimonio non può essere annullato, così come il battesimo e la cresima, per quale ragione ne discenderebbe la conseguenza che il divorziato non possa accedere al sacramento della Comunione? Forse un divorziato può rinunciare al battesimo; ha facoltà di togliersi la cresima? Sembra che al dunque la vera remora della Chiesa sia ancora quella di proteggere lo scandalo, di colpevolizzare il vissuto umano, di coltivare la moralità a colpi di anatemi.

Quella moralità che non sembra turbarsi quando numerose coppie scelgono il matrimonio in Chiesa per folclore e scenografia, pagando tasse di uso pari a location prestigiose e non avendo messo mai piede per una celebrazione eucaristica. Le cresime prematrimoniali prescritte come prassi burocratiche sono forse moralmente d’esempio? O la vendita delle indulgenze denunciata da Lutero resta vigente?

Insomma al Papa spetta l’arduo compito di ripristinare una linea di coerenza. Apparirà forse meno problematico, c’è da ritenere, che un divorziato che forse non potrà più contrarre matrimonio in Chiesa (il che è comprensibile dottrina alla mano: come non si può essere battezzati due volte) possa prendere l’Eucarestia come tutti in nome della misericordia di Dio che dovrebbe abitare nelle sedi della sacra Rota.

Sua Santità potrà dirci poi, nelle more di questo Terzo Testamento, se finora o fino a quando i preti pedofili chiusi nelle celle del Vaticano o soltanto trasferiti di parrocchia in parrocchia, sempre per la regola aurea di non dare scandalo, abbiano potuto accedere al sacramento dell’Eucarestia. E se la misericordia che è stata loro rivolta sia la stessa finora negata ai divorziati.

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