Gaza, gli scogli della tregua

di Michele Paris

L’attitudine dei vertici di Hamas nei confronti dell’ultima proposta di tregua avanzata da Israele sembra essere improntata a un’estrema cautela. Il movimento di liberazione palestinese che controlla Gaza ha fatto sapere nelle scorse ore che restano ancora elementi ambigui nella bozza sottoposta con la mediazione egiziana, anche se le trattative sono tuttora in corso e il documento potrebbe...
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Civil War

di Luciano Marchetti

In questo film non si capisce mai veramente cosa abbia condotto alla guerra civile e questo è il tratto distintivo più grande, ma anche il difetto maggiore del film del regista Alex Garland. Questa incomprensione, però, fa funzionare il film, perché ci permette di riempire i vuoti; grazie all'indeterminatezza sul perché gli Stati Uniti si siano divisi in tre fazioni guerreggianti, può supportare ogni ideologia e teoria. Inoltre, quella mancanza di dettagli aiuta a rendere questa malleabile storia, comprensibile, indipendentemente dalla familiarità con la politica americana: infatti, meno conosci il panorama politico attuale, più ha senso la Guerra Civile. Il problema è che il contrario è altrettanto vero: nel momento in cui...
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di Carlo Musilli

Dopo la vittoria di Syriza in Grecia, a Madrid sono andate in scena le prove generali di Podemos. Sabato scorso il partito di sinistra alternativa guidato da Pablo Iglesias ha raccolto in strada centinaia di migliaia di persone, dando vita a una "Marcia per il cambiamento" lungo le strade della capitale spagnola. E non si è trattato di una semplice conta, ma della dimostrazione di una forza che minaccia di scardinare il duopolio di popolari e socialisti, ora rispettivamente al governo e all'opposizione.

Il premier conservatore, Mariano Rajoy, ha cercato di sminuire l'ascesa degli indignados, descrivendone il successo come "una moda" che "durerà poco". Eppure, secondo un sondaggio diffuso a inizio gennaio dalla radio di El Pais, al momento Podemos è il primo partito del Paese con il 27,5% dei consensi e ha perciò le carte in regola per replicare in Spagna il successo della compagine di Alexis Tsipras ad Atene.

Le elezioni politiche sono ancora relativamente lontane (novembre), ma il calendario dei prossimi mesi è fitto di consultazioni (dalle amministrative del 22 marzo in Andalusia alla pioggia di municipali e regionali del 24 maggio), che potrebbero aprire la strada a un cambiamento radicale negli assetti del potere spagnolo. Anche se la cavalcata di Podemos non dovesse concludersi con il trionfo di una maggioranza assoluta in Parlamento, la nascita di un terzo polo metterà probabilmente fine alla legge dell'alternanza fra il Partido Popular (PP) e il Partido Socialista Obrero (Psoe), avviando una nuova fase segnata da governi di coalizione.

"Il nostro sogno diventerà realtà quest'anno - ha detto Iglesias -. Vinceremo le elezioni del 2015 e cambieremo tutto. Qualcuno parla della Spagna come di un 'brand', una marca, ma noi non siamo una mercanzia che si può comprare o vendere. Siano maledetti coloro che vendono la nostra cultura come fosse una merce. Quest’anno cambia tutto: al governo andrà il popolo spagnolo".

Nato nel gennaio 2014 per iniziativa di alcuni leader del movimento degli Indignados - che si era esaurito nel 2013 - Podemos ha acquisito rapidamente consensi rifiutando le politiche d'austerità adottate da Rajoy e denunciando il sistema di corruzione che zavorra il Paese (sono oltre 2mila gli imputati in 150 inchieste aperte a tutti i livelli della pubblica amministrazione). Lo scorso maggio il partito di Iglesias ha così ottenuto un milione e duecentomila voti alle elezioni europee, conquistando cinque seggi.

Di lì in avanti la crescita è continuata e oggi Pdemos è una preoccupazione aggiuntiva per Bruxelles, già sul piede di guerra per l'offensiva diplomatica lanciata dal nuovo governo di Atene.

Mentre il leader spagnolo con il codino parlava a Madrid, il neoministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis, accanito oppositore dell'austerità, ha iniziato da Parigi un tour (le cui prossime tappe sono Londra, Roma, Berlino e Francoforte) per cercare appoggio alla richiesta di rinegoziare il debito pubblico ellenico. E venerdì aveva già messo in chiaro di voler trattare con l'Europa, ma non con i funzionari della Troika (Ue, Bce e Fmi), un "comitato che non ha ragione di esistere".

L'obiettivo preliminare di Syriza è recuperare la sovranità perduta dai governi precedenti, che pur di ottenere gli aiuti internazionali hanno accettato l'imposizione di riforme lacrime e sangue. Su questo punto la convergenza con Podemos è totale: "Siamo un popolo di sognatori, come don Chisciotte - ha detto ancora Iglesias davanti alla Puerta del Sol -, ma abbiamo chiare molte cose. Una di queste è che la nostra sovranità non è a Davos. In quei luoghi hanno deciso di umiliarci con quello che loro chiamano austerità. È il momento di un piano di riscatto per tutti i cittadini spagnoli".

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