Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Carlo Musilli 

Fin qui abbiamo scherzato. Dopo la manovra varata a luglio e il decretone di Ferragosto da 45,5 miliardi, ecco arrivare una bella pioggia di emendamenti. Al termine di un conclave durato più di sette ore, dal comignolo della reggia di Arcore è arrivata la fumata bianca. Berlusconi e Bossi - ma soprattutto Tremonti - hanno raggiunto un accordo sulle modifiche da apportare alla manovra bis, quella che ci dovrebbe consentire di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, rispettando così gli ordini impartiti dalla Bce.

Tecnicamente, si tratta delle correzioni a un provvedimento a sua volta correttivo. Nei fatti, si tratta di una nuova proposta che non ha nulla a che fare né col testo di partenza, né con la babele di ipotesi alternative buttate lì a casaccio nelle ultime due settimane. Terza manovra, terzo pasticcio.

I punti più importanti hanno a che vedere con il contributo di solidarietà e con le pensioni. La supertassa scompare magicamente, portandosi dietro i 3,8 miliardi che avrebbe garantito alle casse dello Stato. Al suo posto è in arrivo una nuova stretta sull'evasione e un secco taglio alle agevolazioni per le cooperative. Basterà? Staremo a vedere.

Su questo fronte, in ogni caso, è il Cavaliere a cantare vittoria. L'addizionale Irpef era indubbiamente una misura iniqua (perché colpiva praticamente solo i lavoratori dipendenti), ma soprattutto infliggeva una ferita mortale all'immagine che Berlusconi ha voluto costruire di sé negli ultimi 17 anni. Il paladino del liberismo proprio non poteva permettersela.

Per togliere di mezzo questo abominio, negli ultimi giorni era stata gettata in campo una girandola di idee piuttosto fantasiose. Alla fine sembrava certo che la supertassa sarebbe stata sostituita dall'aggiunta di un punto sull'aliquota Iva più alta (20%). Ma così non è stato, per la gioia dei commercianti e dell'oceano di partite Iva italiche. A spuntarla è stato Tremonti, che si è tenuto l'asso dell'Iva nella manica, pronto ad usarlo quando arriverà il momento della delega fiscale. Per questo bisogna far attenzione a parlare di una Via XX Settembre commissariata dal premier e dal senatùr. Il superministro opera nell'ombra, ma opera.

Quanto alle pensioni, la soluzione raggiunta è un capolavoro del compromesso. La Lega - granitica oppositrice di qualsiasi nuovo intervento in fatto di previdenza - ha salvato la faccia. Ma da chi non lavora più i quattrini arriveranno, e nemmeno pochi. Il trucco sta nell'aver colpito le pensioni di anzianità per via indiretta. In sostanza, i requisiti necessari ad ottenere l'assegno saranno calcolati senza più tener conto degli anni spesi all'università o per il servizio militare. Anni che comunque torneranno buoni per stabilire l'ammontare della pensione.

Altro capitolo spinoso è quello degli Enti locali. Oggi i Comuni hanno dato vita a una manifestazione da Star Trek, riuscendo a portare in piazza sindaci di qualsiasi partito. Ma sono stati accontentati solo in parte. Se infatti si salveranno i micro-municipi (era previsto l'accorpamento di quelli sotto i 3 mila abitanti), nel complesso i tagli agli Enti locali (9,5 miliardi in due anni) sono stati ridotti di soli due miliardi. Una decisione che sa tanto di contentino e che probabilmente non eviterà alle amministrazioni territoriali l'incubo di non poter più garantire ai cittadini neanche i servizi minimi, dagli asili nido ai trasporti pubblici.

Una strada ancora più tortuosa è quella imboccata dalle Province, che saranno abolite tramite una legge costituzionale che conterrà anche il dimezzamento dei parlamentari. Ora, per varare una modifica alla Carta - a voler immaginare che si vada avanti a spada tratta - ci vogliono come minimo nove mesi. In questo caso il Parlamento dovrebbe per giunta esprimersi con una maggioranza di due terzi a favore di una misura che ha già bocciato (non più di un mese fa) e di un'altra che rischia di bruciargli la poltrona sotto le natiche. Sembra fantascienza, ma al momento è forse più corretto definirla demagogia.

Da questo terzo pasticcio sorgono almeno due problemi macroscopici. Il primo ha prosaicamente a che fare con la moneta sonante. Com'è facile notare, gli emendamenti trattano per lo più di provvedimenti da cancellare. Come si può parlare allora di saldi invariati? Dove li troviamo 45,5 miliardi in due anni? Dalla maggioranza garantiscono che i conti tornano, ma non essendoci delle stime certe sui gettiti che i singoli interventi produrranno, non possono esserne poi così sicuri. Il guaio è che probabilmente anche a Bruxelles verranno dubbi di questo tipo. E non è scontato che il placet dato alla manovra del 12 agosto sia esteso anche alla sua nuova versione stravolta.

Il secondo problema riguarda il futuro del nostro Paese. Ieri il Fondo monetario internazionale ha tagliato le previsioni di crescita per l'economia italiana su 2011 e 2012. E noi abbiamo sprecato la terza occasione in due mesi per varare una qualsiasi misura a favore dell'occupazione e dello sviluppo delle imprese. Le liberalizzazioni, ad esempio, potevano essere approvate a costo zero. Bastava volerlo, invece niente. E, purtroppo per noi, l'occhio dei mercati riesce a vedere più lontano della politica.  

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