Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Giovanni Gnazzi

Rassicurazioni e fiducia ricevute dall’abc della politica Monti le ha incassate volentieri alla vigilia del viaggio in Germania. Temeva di presentarsi zoppo davanti a Shauble e ha quindi chiesto un pedaggio visibile alla stramba maggioranza che lo sostiene. Ma se il sostegno alla politica economica, pur tra molti mugugni, è stato confermato, quello sulle riforme che riguardano direttamente il sistema di potere nel paese non gode dello stesso credito.

Il decreto anticorruzione, che per molti aspetti è fatto di pannicelli caldi, è risultato comunque indigesto per la maggioranza del cavalierato. Eppur si tratta soprattutto di manovre estemporanee più destinate al riposizionamento interno della destra che alla sostanza del provvedimento.

Perché a ben guardare, mano più leggera non la si poteva avere. Via i condannati dal Parlamento, certo. Ma solo dal 2018 in poi. E perché non da subito? Quando si tratta d’intervenire sul mercato del lavoro non ci si preoccupa nemmeno della retroattività dei provvedimenti, ma quando si tocca la corruzione - nella quale la casta dei politici è solo una delle tante coinvolte - allora si aprono ogni sorta di paracadute per consentire un atterraggio il più possibile morbido.

I ritorni sono vari. Ad esempio, spostare di una legislatura (nominalmente, perché in sei anni potrebbero essercene molto di più) è cosa decisamente utile per tutti coloro i quali hanno solo una legislatura alle spalle e dunque abbisognano della seconda per poter poi riscuotere la pensione di parlamentare.

E’ altresì utile per tutti coloro che pensano di utilizzare gli anni che verranno come salvacondotto dai loro guai giudiziari (vedi prescrizione) e, infine, è utile anche per le segreterie dei partiti, che potranno operare una selezione dei gruppi dirigenti anche sulla base dei provvedimenti giudiziari aperti e sui criteri relativi all’ineleggibilità.

Non sarebbe la prima volta che la selezione della classe dirigente fosse basata non sulle competenze quanto sui carichi pendenti. Nel frattempo, per evitare però contraccolpi bruschi che rischino davvero rendano efficace la norma, è stato stabilito che il termine ultimo per stabilire l’ineleggibilità sarà comunque tra un anno, cioè dopo che le elezioni avranno avuto luogo e i corrotti saranno stati rieletti.

Berlusconi, con una franchezza involontaria, ha dichiarato che le norme sulla corruzione in primo luogo danneggiano il PDL. Il che non è soltanto la certificazione di quanto ormai tutti sanno, e cioè che la corruzione sta al PDL come lo statuto ad un partito, ma anche che un provvedimento di per sé punitivo nei confronti della corruzione vede comunque la luce. Ad evitare che però il danno per il partito divenisse un danno per le aziende del capo, ci ha pensato il prode Cicchitto, che ha avvertito il governo che se a malincuore il provvedimento é stato votato, non si deve interpretare la buona volontà come una resa alla legalità. Dunque, un’eventuale introduzione della norma relativa all’abrogazione del falso in bilancio (la proposta dell’IDV prevede il ripristino delle pene precedenti, cinque anni e non due come modificate dal governo Berlusconi) risulterebbe intollerabile e non sarebbe votata, dunque il governo verrebbe sconfitto in aula.

In fondo, anche le ultime posizioni del PDL sono coerenti con la forma e la sostanza con la quale ha gestito il paese il governo Berlusconi: fate quello che volete al Paese, ma giù le mani dall’impero e dall’imperatore. Insomma: Alfano a palazzo Chigi dice a Monti di andare avanti sereno, Cicchitto a Montecitorio dice alla Severino che se Monti disobbedisce il governo va a casa. Se il governo naviga a vista, i trentotto "no" e i 72 assenti del PDL nel voto di ieri hanno le sembianze dell'avviso ai naviganti. Morale? Mantenere la rotta. Come? Obbedendo e vivendo sereno il tempo breve che resta.

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