Gabriele Salvatores torna al cinema con Napoli-New York, che racconta dell'immigrazione italiana negli Stati Uniti. Nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda.

Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare casa.

Come sempre, il cinema di Sorrentino è eccessivo e carico di simbolismi, con dialoghi che oscillano tra aforismi brillanti e riflessioni malinconiche. Parthenope si inserisce perfettamente nel solco della sua filmografia, richiamando a tratti La grande bellezza, Youth, e The Young Pope, con il suo miscuglio di eleganza visiva, provocazioni morali e un costante senso di disincanto verso il mondo. La protagonista, colpita da un grave lutto, si muove in un mondo fatto di incontri bizzarri e maestri fuori dal comune, tra cui una diva mascherata interpretata da Isabella Ferrari e una Luisa Ranieri nei panni della fantomatica Greta Cool, una figura che ricorda lo spettro di Sophia Loren.

Secondo film per la regista Maura Delpero, che con Vermiglio racconta la storia di suo padre e della sua famiglia. Uno spaccato di vita, incastonato in un periodo storico difficile e drammatico. Vermiglio narra dell’ultimo anno della seconda guerra mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino essa perda la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. In quattro stagioni la natura compie il suo ciclo. Una ragazza può farsi donna. Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere.

The Apprentice esplora l'ascesa nel mondo del real estate tra gli anni '70 e '80 di un giovane imprenditore deciso a rilanciare l'eredità paterna. In una Manhattan corrotta e decadente, Trump emerge come il figlio di un immobiliarista di successo, ma per lui il modesto Trump Village del padre Fred è troppo piccolo. La sua ambizione punta al cielo di New York, con la costruzione della Trump Tower, proprio accanto al celebre negozio di Tiffany, un simbolo della sua visione grandiosa e fallica del potere e del mondo.

Pupi Avati torna nuovamente all'horror gotico, con L’orto americano, film di chiusura della 81a Mostra di Venezia, in Selezione Ufficiale, Fuori Concorso.

Siamo a Bologna a ridosso della liberazione e a questo giovane problematico è sufficiente l’incontro di sguardi con la bellissima soldatessa per far sì che lui la consideri la donna della sua vita. Casualmente un anno dopo nel Mid West americano lui andrà ad abitare in una casa contigua, in realtà separata da un nefasto orto, alla casa della sua bella. In questa casa vive l’anziana madre disperata dalla scomparsa della figlia che dalla conclusione del conflitto, dopo aver scritto a casa che si sarebbe sposata con un italiano, non ha più dato notizie di sé. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione di altissima drammaticità fino a una conclusione in Italia, certamente del tutto inattesa.


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