L’imboscata tesa da Trump al presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, durante l’incontro con la stampa di mercoledì nello Studio Ovale, ha fatto presa soltanto sugli ambienti di estrema destra (“MAGA”) che formano la base di consenso della Casa Bianca. Per il resto, si è trattato dell’ennesimo show senza nessun fondamento nella realtà e che ha oltretutto mostrato ancora una volta la natura razzista e criminale dell’amministrazione repubblicana. Dietro all’episodio e alle assurde denunce dell’inesistente “genocidio” dei proprietari terrieri bianchi in Sudafrica, proprio quando ne è in corso uno vero e proprio in Palestina con la piena collaborazione americana, ci sono comunque seri motivi di conflitto tra i due paesi in ambito economico e strategico, che, alla vigilia del vertice, Ramaphosa si era impegnato a discutere e ad appianare.

Arricchimento dei più ricchi e impoverimento dei più poveri. Questa è in sostanza la formula alla base del cosiddetto “One Big Beautiful Bill Act” che Donald Trump sta cercando di fare approvare al Congresso di Washington, da un lato per rendere permanenti i tagli alle tasse per le fasce di reddito più alte da lui già introdotti nel 2017 e, dall’altro, per ridurre drasticamente la spesa pubblica dedicata ad alcuni popolari programmi di welfare. Vista la sensibilità politica degli interventi richiesti dalla Casa Bianca, anche tra la maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato circolano dubbi e preoccupazioni sul provvedimento in discussione. Per questa ragione, lo stesso presidente si è recato martedì personalmente al Campidoglio, dove ha incontrato i membri del suo partito nel tentativo di convincerli a sostenere la nuova legge senza troppe modifiche o emendamenti.

Davanti agli occhi di tutto il mondo e con i propri obiettivi spiegati nel dettaglio e senza possibilità di equivoci, Israele ha iniziato nelle scorse ore quella che si annuncia come la fase finale della soluzione al “problema palestinese”. Lo stesso insignificante allentamento del blocco che da quasi tre mesi affama la popolazione di Gaza è una strategia deliberata e, ancora una volta, dichiarata apertamente per favorire la liquidazione degli oltre due milioni di abitanti della striscia. Nonostante l’acceso dibattito sulla crescente freddezza nei rapporti tra Trump e Netanyahu, non ci sono indizi significativi che prefigurino una qualche iniziativa americana per fermare il genocidio in atto. Anzi, la Casa Bianca ha fatto marcia indietro anche sul recente accordo con Hamas, che prevedeva l’impegno per un cessate il fuoco dopo la liberazione del soldato israeliano con passaporto americano, Edan Alexander.

Il lancio dell’operazione denominata “Carri di Gedeone” punta alla conquista e all’occupazione totale di Gaza, attraverso l’intensificazione delle attività militari e la rimozione forzata della popolazione palestinese, da costringere in campi di concentramento nella parte meridionale dell’enclave, in previsione del trasferimento in altri paesi. Questo processo, che ricorda anche nella scelta lessicale lo sterminio nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, è preceduto appunto dalla decisione totalmente inadeguata di concedere l’ingresso a Gaza di qualche aiuto umanitario da destinare a una popolazione letteralmente allo stremo.

Delle tre elezioni che si sono tenute in altrettanti paesi europei nel fine settimana, il secondo turno delle presidenziali in Romania è stato l’appuntamento maggiormente seguito dalla stampa e dagli osservatori internazionali. Relativamente a sorpresa, il candidato europeista, Nicuşor Dan, ha prevalso in maniera netta sul sovranista George Simion, facendo tirare un sospiro di sollievo a quanti già avvertivano di un allontanamento definitivo di Bucarest dai “valori” dell’Unione. In Polonia, invece, il candidato della maggioranza di centro-destra e quello della destra all’opposizione andranno come previsto al ballottaggio, anche se nessuno dei due propone una qualche alternativa alla politica estera suicida seguita finora da Varsavia. Le legislative anticipate in Portogallo si sono infine sostanzialmente concluse con lo stesso risultato dello scorso anno, senza cioè una maggioranza di governo chiara, ma i socialisti hanno fatto registrare una sorta di tracollo, mentre avanza ulteriormente il partito di estrema destra Chega.

L’inizio dei negoziati diretti tra Ucraina e Russia ad Istambul non pare discostarsi da quello che era un copione previsto. Tra annunci e rifiuti, delegazioni più o meno gradite, assistiamo ancora alle performance del guitto di Kiev. Da sconfittosi atteggia a vincitore e sogna d’imporre agenda, luogo e presenze. Soprattutto convoca senza essere stato convocato e pretende di decidere senza poter decidere nulla. Poi si spengono le telecamere e la realtà procede a passi forti sui piedi delle fantasie politiche.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy