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E' un altro scacco a Ciampi, ma nessuno si aspettava veramente niente di diverso.
Berlusconi, alla fine, ha ottenuto che la commissione di Vigilanza Rai votasse
un regolamento a sua immagine e misura. E per la prima volta nella storia, un
Presidente del Consiglio dei Ministri chiuderà la campagna elettorale
video con due conferenze stampa: una in veste di premier, l'altra come leader
della coalizione di centro destra. Sarà solo. Senza alleati e senza nemici.
Un regolamento davvero ad personam che ha fatto gridare allo scandalo la sinistra,
ma tant'é. Prodi sarà in video molto meno e gli scontri previsti
con il Cavaliere saranno solo due. La par condicio è definitivamente
sepolta. E comunque entrerà in vigore a partire dal giorno dello scioglimento
delle Camere, l'11 febbraio. Se qualcuno temeva che fino ad allora, avremmo
assistito ad una indigestione di Cavaliere in tv, si rassereni; anche dopo sarà
lo stesso.
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Adesso bisogna solo attendere e vedere davvero quello che farà. Anche
se tutto lascia presupporre che il Cavaliere metterà in pratica esattamente
quello che ha detto ieri ai suoi a commento dell'intervento del Presidente Ciampi
che richiamava al concetto di democrazia insito nella par condicio. "E'
un attacco personale nei miei confronti: me ne frego", questa la sobria
risposta.
Dopo il rinvio alle Camere della legge Pecorella, la contesa sulla data del
voto, l'essere invitato a firmare un impegno scritto è risultato insopportabile.
Il cavaliere si è sentito piccato, "come se la mia parola non avesse
valore", da quel richiamo di Ciampi ad applicare la par condicio anche
prima che entri formalmente in vigore. Le parole del capo dello Stato hanno
avuto per Berlusconi un solo significato: Ciampi è sceso in campo contro
di lui per favorire l'Unione.
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La data per le elezioni la decide Ciampi, ma come arrivarci lo decide Berlusconi.
E quindi, la par condicio non c'è più. Affondata dai berluscones
in commissione di Vigilanza Rai a colpi di emendamenti che i commissari dell'Unione
non sono riusciti a contrastare. Con un emendamento a sorpresa, la Vigilanza
ha introdotto il principio della "proporzionalità" tra le forze
politiche, impedendo di fatto l'accesso in tv a tutti quelli che "non costituiscono
gruppo parlamentare" o alla Camera o al Senato. Come si è arrivati
a tutto questo? E' stato un lavoro di rara minuzia, portato avanti da tutti
i rappresentanti della Cdl che hanno presentato un "pacchetto" di
22 emendamenti, corredato dal parere di una serie di "esperti" che
hanno contribuito non poco alle proposte di modifica della par condicio. L'Unione, sconfitta dai numeri, commenta l'aggressione della Cdl come "la
dimostrazione che Berlusconi è alla disperazione", subito ribattuta
dal leghista Caparini per il quale questo inciucio è solo "un'altra
norma per i cittadini onesti che garantisce la legittima difesa".
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Tutto secondo copione nella strana emergenza gas di questi giorni.
A dare il fatidico annuncio è il ministro delle Attività produttive
Claudio Scajola, che dichiara: "Abbiamo bisogno di chiedere agli italiani
un sacrificio". L'ennesimo. Sacrificio in conseguenza di un decreto legge
approvato in tutta fretta dal Consiglio dei Ministri che impone un grado in
meno nella temperatura del riscaldamento delle abitazioni e degli uffici e,
non bastasse, un'ora in meno nella durata del riscaldamento stesso.
Sempre il ministro Scajola fa notare che il decreto "porterà beneficio
alla situazione di difficoltà nel gas che abbiamo in Italia" e grazie
a questo intervento sarà possibile un risparmio dei consumi pari a 5-10
milioni di metri cubi di gas al giorno. Nonostante questo risparmio nei consumi,
precisa poi il ministro di Forza Italia, anche che le misure previste per affrontare
l'emergenza gas potrebbero comportare qualche ritocco alle bollette dell'energia,
come se non bastassero tutti i rincari degli ultimi anni.
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Il governo che voleva fare dell'imprenditorialità il fattore di successo
che avrebbe rivoluzionato la pubblica amministrazione, sembra avere uno strano
concetto sia della imprenditorialità che della pubblica amministrazione.
Il tratto comune a diverse situazioni nelle quali sono stati innestati i criteri
di imprenditorialità, dalla scuola, alla sanità, fino all'attività
diplomatica e alle aziende quasi-privatizzate, sembra quello di nominare alcuni
manager ed affidare loro enormi responsabilità, per poi dileguarsi non
prima di aver provveduto a tagliare drasticamente i trasferimenti dallo stato.
Il passo successivo è quello di accusare i lavoratori per l'inevitabile
fallimento; lavoratori inadatti a "stare sul mercato" o troppo intrisi
di "logiche stataliste".
Succede nella scuola, è successo con Trenitalia, e in questi giorni abbiamo
avuto la certezza che lo stesso destino toccherà all'Alitalia.