di Cinzia Frassi

Dalle elezioni politiche in poi, passando anche attraverso l'elezione dei Presidenti di Camera e Senato, del Presidente della Repubblica soprattutto e, da ultimo il recente voto amministrativo, quando c'è da votare i due schieramenti si fronteggiano aspramente e questo scontrarsi è diventato parte intima e costitutiva di entrambi. Quasi che senza questi "appuntamenti" o dopo questi, non sapessero come trovare regione dei rispettivi ruoli e natura, quelli di governare e di fare opposizione. Restare nell'emotività antagonista della gara distoglie dal fare i conti con un dopo gara in cui ci sarà da remare per 5 anni.
Come nella campagna elettorale che ha preceduto il voto politico del 9 aprile e come accaduto ultimamente e prima del voto amministrativo di pochi giorni fa, l'opposizione metterà in campo tutte le forze, cioè quelle che riuscirà a risucchiare il suo premier, per trasformare l'appuntamento referendario non solo nell'ennesima occasione per delegittimare il governo in carica, ma anche per tenere insieme una coalizione sempre più irrequieta e insofferente al suo interno.

di Fabrizio Casari

Con la confitta alle elezioni amministrative, che è costata a Forza Italia una brusca perdita di consensi, pare passata di moda l'idea della "spallata", dell'"avviso di sfratto" che pretendeva una destra rabbiosa, priva di freni inibitori e anche della dose minima di educazione, politica e civile. L'ultimo spettacolo, andato in scena a Napoli - che si riteneva conquistabile - vedeva un leader che saltava, urlava, sbraitava e tirava fuori tutta la volgarità dell'arricchito brianzolo. Che insultava gli avversari portati a rango di nemici; che minacciava il clima politico e sociale con comizietti mussoliniani; che scriveva ai leaders stranieri minacciando di tornare a breve; che rideva sguaiato con tutti i suoi denti finti alle insolenze dei suoi dipendenti contro il Capo dello Stato. Questa sorta di caravanserraglio che ha fatto rimpiangere un qualunque Bagaglino senza censura, è stata la nuova modalità espressiva dei fascisti, post-fascisti e quasi fascisti che abitano la cosiddetta Casa della libertà nella stagione - breve ma intensa - della rivincita. E' durata poco la stagione; schiaffeggiata a Napoli e a Roma, in bilico fino all'ultimo voto a Milano, la breve stagione della rivincita si é rivelata presto quella della riperdita.

di Domenico Melidoro

Silvio Berlusconi, ancora non rassegnato a svolgere serenamente il ruolo di leader del maggior partito dell'opposizione, nelle scorse settimane aveva cercato di attribuire significato politico alle elezioni amministrative del 28 e 29 maggio. Il Cavaliere si è addirittura candidato come capolista di Forza Italia al comune di Napoli a sostegno della candidatura a Sindaco di Franco Malvano per la CDL. Berlusconi sperava di inaugurare la riscossa elettorale del Centrodestra proprio a partire da Napoli. Nel capoluogo campano però ha vinto Rosa Russo Iervolino, il sindaco uscente dell'Unione, che ha trionfato con quasi 20 punti di vantaggio percentuale sull'avversario (57% contro un deludente 37,8%). Altre pesanti vittorie dei Sindaci dell'Unione si sono registrate a Roma, dove Veltroni ha ottenuto il 61,4% dei consensi contro il 37,1% raggiunto dall'ex-Ministro di AN Gianni Alemanno e a Torino, dove il diessino Sergio Chiamparino è stato rieletto con il 66,6% contro il 29,5% dei voti raccolti da un altro ex-Ministro del Governo della CDL, vale a dire il centrista Rocco Buttiglione. Se passiamo a considerare i successi del Centrodestra non possiamo non rilevare l'elezione di Letizia Moratti a Milano con il 52% e la riconferma di Cuffaro alla presidenza della Regione Sicilia con il 53,09% (Rita Borsellino, candidata dell'Unione, si è invece fermata al 41,64%).

di Marco Dugini

I risultati delle amministrative narrano di tre vittorie schiaccianti per l'Unione (Roma, Torino, Napoli), mentre la Casa delle Libertà riconferma Cuffaro alla Regione Sicilia e vince con più affanno del previsto a Milano con l'ex-ministro Moratti, dopo un iniziale testa a testa.
Tutto meno che la rivincita promessa dalla Cdl.
Anzi, sottolinea beffardo D'Alema: "Se il tema per Berlusconi era una rivincita, allora c'è stata una riperdita", concludendo, "ma non era la rivincita il tema, perché si tratta di elezioni amministrative ed ora possiamo governare con tranquillità".
Forse, proprio in queste parole di D'Alema, sta la cifra politica della giornata elettorale appena consumata.
In effetti le amministrative di ieri rappresentano una prima iniezione di ossigeno nei polmoni del neonato governo unionista e una chiara battuta d'arresto per le mire revansciste di Berlusconi e dell'opposizione da lui capeggiata, che su quest'ultima chiamata alle urne si era a dir poco sbilanciato, intendendo affidarle un chiaro e rilevante significato politico.
"Spallata" contro il nuovo governo, in vista del "ribaltone", la lettura politica del cavaliere essendo quella di un governo di centro-sinistra ai limiti della legittimità, di cui il popolo italiano sarebbe già stufo dopo così pochi giorni e quindi desideroso di riportare in tempi brevi il centro-destra nelle stanze dei bottoni.

di Giovanna Pavani

Ecco, è sempre lui la vittima, l'incompreso, l'agnello sacrificale che si è speso per il Paese ingrossando tuttavia solo le sue tasche e lasciando in mutande i cittadini. Eppure non lo capisce, Silvio Berlusconi, per quale motivo c'è tanto astio nei suoi confronti. "A San Gregorio Armeno c'era uno che mi si voleva scagliare contro - ha raccontato ieri a Napoli - perché appena si accorgono che ci sono io, i tratti del volto di chi mi contesta si induriscono in un atteggiamento di rancore e di odio da fare paura''. "Penso - ha proseguito - e sempre più mi convinco che l'Italia è divisa in due, coloro che sono capaci di sentimenti positivi, apprezzamento, affetto e amore verso gli altri, e dall'altra parte un'Italia che sa soltanto criticare, condannare, o anche odiare". Già, i soliti trinariciuti della sinistra i veri colpevoli. Perché, di certo, non ha cominciato lui a dare dei "coglioni" agli avversari, a dare di "necrofori" e "venduti" ai senatori a vita solo perché votavano la fiducia a Prodi oppure a scagliarsi contro Oscar Luigi Scalfaro al grido di "ignorante" solo per aver tentato di dirimere la rissa del Senato durante l'elezione di Marini: nella "casa delle volgarità" la demonizzazione dell'avversario è talmente connaturata nel modo di far politica da far rientrare nella normalità anche l'insulto più feroce nei confronti di chi non la pensa come te.


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