di Cinzia Frassi

Verba volant, scripta manent. Eppure non è sufficiente vergare la carta con parole, proclami, principi. La storia, come la realtà quotidiana del nostro tempo, ci insegna che spesso le parole evaporano, leggere, come non esistessero. Appare un fenomeno assurdo ed inaccettabile se osserviamo quell'evaporazione nei principi riconosciuti dalla comunità internazionale con i quali essa stessa si obbliga al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Diventano pretestuose, scomode, fastidiose, quando si sovrappongono ad una realtà che le corrisponde sempre meno. Così accade che, nonostante il nostro sia un paese che sulla Carta ripudia la guerra, l'Italia sia andata in Iraq con coloro che sulla base di menzogne, e ben consapevoli, "esportavano la democrazia". Oggi il nostro paese si dichiara per il ritiro "responsabile", che dovrà, entro Settembre, chiudere con una avventura indecente, sbagliata ed illegittima sotto il comando dei falchi americani a difendere, in nome della Enduring Freedom, il controllo statunitense dei pozzi di petrolio iracheni. Restare ancora a raccogliere i frutti di una guerra nata sulla menzogna sarebbe stato scandaloso, inaccettabile, spropositato.

di Domenico Melidoro

Che la maggioranza su cui si regge il governo Prodi non sarebbe stata ampia e che soprattutto al Senato i voti dei Senatori a vita sarebbero stati necessari per la vita dell'esecutivo dell'Unione non è una novità. Eppure i primi mesi di vita del governo stanno rivelando una maggioranza in difficoltà che rischia di indebolirsi anche politicamente. Già le prime discusse e discutibili decisioni di Bersani sulle liberalizzazioni sono state oggetto di forti contestazioni soprattutto da parte dei tassisti, che nei provvedimenti voluti dal ministro diessino vedevano una sostanziale minaccia ai propri interessi di categoria. Ulteriori tensioni sono emerse a proposito del Dpef, contestato da diversi settori della Sinistra radicale, e sul rifinanziamento delle missioni militari dei contingenti italiani. Sembra che la maggioranza che sostiene Prodi sia in pericolo di sfaldarsi ogni volta che c'è da assumere una decisione importante. Figuriamoci cosa potrà succedere dopo la pausa estiva, quando con la manovra finanziaria si dovranno prevedibilmente compiere scelte politico-economiche impopolari: le minacce di ulteriori riduzioni della spesa sociale sono attendibili, ma è attendibile anche che le forze della Sinistra difficilmente potranno accettarle.

di Sara Nicoli

Il governo dice che si tratta di un buon pareggio. I tassisti dicono che si tratta di una loro vittoria. Chi ha perso, alla fine, sono stati i cittadini. Siamo stati noi, in buona sostanza, quelli che hanno dovuto pagare le conseguenze più pesanti della vertenza, appena conclusa, tra il governo in vena di liberalizzazioni e i tassisti più violenti e scalmanati d'Europa. Per ben tre settimane le principali città italiane sono state trasformate in gironi dell'Inferno dai tassisti decisi ad ottenere con ogni mezzo quello che poi, alla fine, hanno davvero ottenuto: stralciato dal decreto il previsto cumulo delle licenze e via anche la famigerata doppia targa che avrebbe consentito un reale aumento delle auto pubbliche sul territorio. Di contro il governo, che sembrava deciso a proseguire con la voce grossa e il pugno di ferro, si è accontentato di un compromesso poco onorevole, portando a casa la possibilità di un aumento delle turnazioni sull'arco orario della giornata che i tassisti potranno governare in autonomia, casomai facendo guidare al loro posto qualche parente stretto. Un risultato poco onorevole, di cui il governo non ha nulla di cui vantarsi.

di Sara Nicoli

E' un sospetto che ormai circola da giorni: alcuni sindacalisti dei tassisti remano contro qualsiasi accordo possibile con il governo sul decreto che liberalizza la loro attività. E'ormai chiaro a tutti, per primo a Bersani, che prendono ordini da qualcuno di destra, una destra violenta e arrogante che si muove nell'ombra e muove come pedine alcuni tra i più enfatici leader della protesta delle auto bianche. Il primo si chiama Loreno Bittarelli, è il segretario dell'Unione Radio Taxi ed è legato, per sua stessa, orgogliosa ammissione, a Gianni Alemanno, Francesco Storace e a Fabio Sabbatani Schiuma, consigliere comunale di Roma coinvolto nella vicenda dello spionaggio politico alle elezioni Regionali ai danni della lista di Alessandra Mussolini. Lui, come Pietro Marinelli, dell'Ugl, o Giuliano Falcioni, leader del sindacato autonomo Ciisa, rautiano doc, considerano questa vertenza come un fatto politico di rivalsa contro un governo di centrosinistra che li attacca perché sono di destra e non certo perché nelle grandi città c'è davvero bisogno di più taxi a minor costo per tutti.

di Domenico Melidoro

La prima estate del Governo Prodi è stata finora dominata da roventi polemiche. Il clima è stato surriscaldato prima dalla discussione sul rifinanziamento alle missioni militari italiane in giro per il mondo, che hanno determinato tensioni nel mondo pacifista e tra i parlamentari della cosiddetta Sinistra radicale, e poi dalle liberalizzazioni volute dal Ministro Bersani e ampiamente osteggiate dalle categorie di cittadini che hanno visto minacciati i propri interessi, in primo luogo i tassisti. La recente presentazione del Dpef non ha certo rasserenato gli animi. Sindacati e esponenti di Rifondazione, Verdi e PdCI sono insorti nei confronti di un documento che a loro avviso promette notevoli tagli alla spesa pubblica senza prevedere adeguate misure di sostegno alla crescita economica e alla difesa del lavoro, e senza opporsi in modo deciso alla piaga dell'evasione fiscale.


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