di Giovanna Pavani

Ecco, è sempre lui la vittima, l'incompreso, l'agnello sacrificale che si è speso per il Paese ingrossando tuttavia solo le sue tasche e lasciando in mutande i cittadini. Eppure non lo capisce, Silvio Berlusconi, per quale motivo c'è tanto astio nei suoi confronti. "A San Gregorio Armeno c'era uno che mi si voleva scagliare contro - ha raccontato ieri a Napoli - perché appena si accorgono che ci sono io, i tratti del volto di chi mi contesta si induriscono in un atteggiamento di rancore e di odio da fare paura''. "Penso - ha proseguito - e sempre più mi convinco che l'Italia è divisa in due, coloro che sono capaci di sentimenti positivi, apprezzamento, affetto e amore verso gli altri, e dall'altra parte un'Italia che sa soltanto criticare, condannare, o anche odiare". Già, i soliti trinariciuti della sinistra i veri colpevoli. Perché, di certo, non ha cominciato lui a dare dei "coglioni" agli avversari, a dare di "necrofori" e "venduti" ai senatori a vita solo perché votavano la fiducia a Prodi oppure a scagliarsi contro Oscar Luigi Scalfaro al grido di "ignorante" solo per aver tentato di dirimere la rissa del Senato durante l'elezione di Marini: nella "casa delle volgarità" la demonizzazione dell'avversario è talmente connaturata nel modo di far politica da far rientrare nella normalità anche l'insulto più feroce nei confronti di chi non la pensa come te.

di Domenico Melidoro

Dopo il concitato periodo che ha preceduto la formazione dell'esecutivo, Prodi e la sua squadra di governo si sono finalmente insediati. Ora è giunto il momento di governare e di imprimere una svolta autenticamente riformatrice a un Paese che nei cinque anni precedenti ha vissuto un costante declino sia dal punto di vista economico che sociale. Certo, non sarà facile accantonare le tante polemiche delle scorse settimane. Lo scarso numero di donne che hanno ricevuto incarichi è di sicuro deludente rispetto alla promessa di costituire un governo formato almeno dal 33% di donne. Non è stato esaltante neppure lo spettacolo offerto da quei leaders e leaderini della maggioranza che si contendevano posti di governo badando più all'interesse della propria parrocchia che alle competenze richieste e alle priorità programmatiche. Inoltre, non sembra che i rapporti con la Casa delle libertà possano rasserenarsi nel breve periodo. Berlusconi e i suoi alleati hanno duramente contestato (parlando addirittura di "immoralità") il voto di fiducia a favore del governo Prodi da parte dei Senatori a vita, e non sembra possano esserci le condizioni per un proficuo dialogo a proposito delle presidenze delle commissioni parlamentari.

di Domenico Melidoro

Il Senatore a vita Giorgio Napolitano è stato eletto Presidente della Repubblica al quarto scrutinio, ottenendo 543 preferenze. La sua elezione giunge dopo diversi giorni di duro confronto in cui l'Unione (tranne rarissime eccezioni) si è compattata prima attorno al nome di Massimo D'Alema e, dopo che sul Presidente dei DS erano piovute critiche che mettevano in dubbio la sua idoneità a ricoprire un ruolo di garanzia, su quello di Napolitano. Tuttavia bisogna rilevare che nemmeno Napolitano, nonostante i tanti giudizi positivi sulla sua persona espressi da esponenti della minoranza, è riuscito a ottenere i consensi della Casa delle libertà. L'atteggiamento di chiusura e di rifiuto del dialogo manifestato dal Centrodestra e in particolare da Berlusconi, che aveva proposto una rosa di nomi a partire dai quali pretendeva di impostare il dialogo con la maggioranza, non ha permesso di praticare quello che nel gergo giornalistico delle ultime settimane era stato definito "metodo Ciampi".

di Domenico Melidoro

Lunedì otto maggio alle ore 16,00 ci sarà la prima votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Il quorum richiesto è di 674 voti, ma difficilmente qualcuno riuscirà a spuntarla già dopo il primo scrutinio. Infatti, dopo aver accantonato l'ipotesi della riconferma al Quirinale di Carlo Azeglio Ciampi (l'unico nome sul quale si poteva registrare il consenso pressoché unanime di maggioranza e opposizione) e dopo il fallimento dei tentativi di intesa su un candidato gradito da entrambi gli schieramenti, non si dispone di alcun nome capace di raccogliere il numero di consensi sufficiente per eleggere il Capo dello Stato alla prima votazione.

di Domenico Melidoro

Nei giorni passati molti osservatori ritenevano, e spesso auspicavano, che l'elezione dei Presidenti di Camera e Senato e del Presidente della Repubblica potesse essere la prima occasione per saggiare la possibilità di quelle larghe intese tra l'Unione e la Casa delle libertà, che sarebbero necessarie a superare la situazione di stallo determinata da un risultato elettorale che non garantisce una solida maggioranza alla coalizione guidata da Romano Prodi. Eppure, le vicende che hanno preceduto e seguito le elezioni di Franco Marini e di Fausto Bertinotti, rispettivamente alla seconda e alla terza carica dello Stato, hanno reso evidente che al momento non c'è nessun margine di intesa tra i due schieramenti. Nelle prossime settimane si procederà all'elezione del successore di Carlo Azeglio Ciampi e l'ipotesi di un Ciampi-bis pare essere l'unica capace di raccogliere un consenso più o meno unanime.


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