di Carlo Benedetti

MOSCA. Era chiuso da tempo per “operazioni di restauro, profilattiche e biochimiche” ed ora riapre. E’ la notizia che riguarda il mausoleo di Lenin che si trova nella Piazza Rossa: si potrà tornare a visitarlo a partire da questo 10 gennaio dopo che, appunto, sono state effettuate operazioni valide per l’ulteriore conservazione del corpo imbalsamato. “Sono state adottate misure estremamente delicate - precisa Valerij Bykov, direttore del centro moscovita di biomedicina - che vengono compiute periodicamente utilizzando una tecnologia particolare che solo noi, in Russia, siamo in grado di utilizzare garantendo la conservazione del corpo ancora per lunghissimi anni”. E sempre Bykov precisa che nel corso di queste operazioni di conservazione “è stato anche cambiato il vestito di Lenin per impedire contaminazioni biologiche”. Sin qui la dura realtà di una cerimonia di “restauro” che si ripete dal giorno della scomparsa di Lenin avvenuta nel 1924. Ma la presenza del mausoleo nella piazza centrale di Mosca (costruito nel 1929-1930 dall’architetto Sciusev) è pur sempre motivo di discussioni polemiche. Promosse, a suo tempo, da Eltsin.

di Daniele John Angrisani

All'inizio di ogni anno, sembra essere consuetudine fare il punto della situazione dell'anno passato e cercare di capire quali siano le prospettive per il nuovo anno. A un primo sguardo il 2007 sembra dover essere quello che viene definito "anno di transizione". Sarà infatti solo nel 2008 che sia la Federazione Russa che gli Stati Uniti d'America andranno alle urne per eleggere un nuovo presidente, e, pur con tutte le differenze del caso, in entrambi i casi si tratterà di un cambiamento molto delicato, in quanto sia Putin che Bush, ai sensi della Costituzione, non possono più essere rieletti. Ciò nonostante ciò che accadrà nel 2008 dipenderà molto dalla sequela di avvenimenti che si susseguirà questo anno, e da questo punto di vista possiamo ragionevolmente aspettarci delle novità su tutti i fronti. Proviamo ora ad analizzare per macro aree geografiche cosa ci possiamo ragionevolmente attendere da questo nuovo anno.

di Sara Nicoli

Per l’amministrazione Bush è diventato il simbolo delle difficoltà a conciliare le esigenze della guerra al terrorismo con il diritto internazionale. Per buona parte del mondo arabo e musulmano è semplicemente uno scandalo e un affronto. Per la comunità internazionale un’imbarazzante realtà che sottolinea la sconfitta della politica Usa e chiama in correità i suoi alleati inchiodandoli a responsabilità enormi sul fronte della violazione dei diritti umani. Guantanamo compie cinque anni e assomiglia sempre più ad una struttura permanente dove il limbo giudiziario è la regola e le convenzioni internazionali sono carta straccia. Questa prigione di massima sicurezza è nata l’11 gennaio 2002, nella base della U.S. Navy a Guantanamo Bay a Cuba, quando furono deportati i primi 20 detenuti incappucciati, con le mani legate e i piedi incatenati. Le immagini delle loro divise color arancione e delle gabbie in cui venivano rinchiusi fecero presto il giro del mondo. A quattro mesi dall’attacco all’ America dell’11 settembre 2001, Bush aveva bisogno di mandare un segnale forte nella lotta al terrorismo e Guantanamo sembrava il più adeguato. Da allora, poco meno di 800 prigionieri sono passati da Camp Delta e dagli altri centri di detenzione di Guantanamo.

di Agnese Licata

Inizia male il nuovo anno per le Nazioni Unite. L’insediamento di un nuovo segretario generale – il sudcoreano Ban Ki-Moon – definito “anguilla sfuggente” si apre con la sua incerta condanna della pena di morte all’indomani dell’esecuzione di Saddam Hussein e, da ultimo, con gli abusi sessuali su minori che, secondo quanto denunciato mercoledì dal Daily Telegraph, sarebbero stati compiuti da alcuni componenti della missione Onu in Sudan (l’Unmis). Le prime parole da neo segretario Onu, Ban Ki-Moon le aveva dedicate proprio alla drammatica situazione in Sudan: “Le sofferenze del popolo del Darfur sono semplicemente inaccettabili”, aveva dichiarato a fine dicembre, impegnandosi a premere sul governo di Khartoum affinché accetti i caschi blu sul proprio territorio. Adesso però, all’indomani dell’inchiesta del quotidiano britannico, la possibilità di un intervento internazionale nel Paese africano sembra allontanarsi ancora di più. Secondo il Daily Telegraph, infatti, lo stesso governo sudanese avrebbe raccolto prove di queste violenze, tra cui un filmato nel quale dipendenti delle Nazioni Unite fanno sesso con tre ragazzine.

di Fabrizio Casari

Lo spione cambia casa. John Dimitri Negroponte, zar di tutte le spie statunitensi e, per estensione, occidentali, lascerà il suo incarico di Capo di tutta l’intelligence americana per passare a quello di Vice Segretario di Stato. Insomma, faceva il capo di tutti gli organismi della sicurezza Usa, farà il vice di Condoleeza Rice. Le valutazioni sul perchè di questo cambio di funzioni sono incerte. Alcuni analisti ritengono che si tratti di una promozione a quello che e considerato un ruolo evidentemente di rilievo nell’Amministrazione statunitense; altri invece, facendo due conti, si accorgono che se da un punto di vista istituzionale l’incarico e di sicuro prestigio, è però evidente che il potere di cui Negroponte disporrà è certamente minore di quello avuto fino ad ora. Da coordinatore di tutta l’intelligence USA, dirigeva nei fatti tutte le iniziative spionistiche esterne e quelle legate alla sicurezza interna con le quali la Casa Bianca ha trasformato il mondo in un luogo di guerra e gli stessi Stati Uniti in un regime autoritario. Il suo trasferimento alla Casa Bianca non lo toglie di mezzo e grande sarà ancora l’influenza che potrà esercitare su George Bush, ma non c’è dubbio che dovrà passare comunque dalla Rice, che ormai non fa piu mistero di non condividere in toto la strategia del suo Presidente.


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