di Luca Mazzucato

Qualcosa sta cambiando in Israele. Lo scorso mercoledì 1 Febbraio, l'insediamento illegale di Amona nella West Bank, è stato evacuato dopo una battaglia che ha visto schierati cinquemila soldati e poliziotti israeliani contro due migliaia di coloni. Si è trattato di una battaglia vera e propria: quattro ore di scontri e centinaia di feriti da entrambe le parti. Niente a che vedere rispetto al copione dell'evacuazione pacifica delle colonie a Gaza l'estate scorsa. Questa volta i coloni, per lo più ragazzi giovani e giovanissimi, si sono barricati attorno ai nove edifici da abbattere e hanno accolto le forze di polizia israeliane con lanci di pietre e incendiando cataste di copertoni. La polizia e l'esercito avevano ricevuto precisi ordini dal governo di procedere allo sgombero senza esitazioni, dopo che nella notte l'ennesimo ricorso del consiglio dei coloni era stato bocciato dalla Corte Suprema. A prima vista, la violenta reazione dei coloni nei confronti dell'esercito può sembrare paradossale. L'esistenza stessa delle colonie nella West Bank, infatti, non sarebbe nemmeno concepibile senza la presenza capillare dell'esercito di occupazione, che presidia tutti gli insediamenti e che, grazie ai check point e al coprifuoco, garantisce ai piccoli gruppi di coloni sparsi tra i villaggi palestinesi il totale controllo del territorio.

di mazzetta

Continua senza ritegno la farsa sul nucleare iraniano. Seguendo un’escalation costante nei toni come nelle intenzioni, l’Occidente mette sul banco degli accusati l’Iran e il suo programma nucleare.
Le pretese dell’Occidente non si fondano su alcuna norma del diritto internazionale, ma esclusivamente su un processo alle intenzioni iraniane e sul desiderio di impedire ai persiani di possedere armamenti nucleari. Il pessimo servizio che i fautori del Nuovo Ordine Mondiale stanno facendo alle istituzioni e al diritto internazionale, sempre più delegittimate da un impiego strumentale che fa gridare allo scandalo e al doppiopesismo, è un prezzo che viene pagato nell’indifferenza delle diplomazie e dei commentatori.

di Maurizio Musolino

Una mannaia è calata sulla fragilissima situazione economica dell’Anp all’indomani dell’esito del voto del 25 gennaio. Prima Israele ha deciso di bloccare arbitrariamente il trasferimento di quanto già apparteneva ai palestinesi, ovvero quei tributi che Tel Aviv trattiene alle frontiere sulle merci destinate alle popolazioni di Gaza e Cisgiordania, poi anche l’Unione europea, allineandosi con il coro israelo-statunitense, ha minacciato di sospendere gli aiuti all’Autorità nazionale. Due misure prese in risposta alla vittoria di Hamas. L’espressione più autentica del concetto di libertà e di democrazia che regna in Occidente. Il voto palestinese, infatti sembra proprio non andare giù a molti. Tanti si dicono ancora sorpresi, i più però sapevano bene a cosa si andava in contro e, colpevolmente, non hanno fatto nulla per evitarlo.

di Sara Nicoli

Nubi di tempesta oscurano il Sol Levante. La Fuji foto ha annunciato che entro l'anno licenzierà 5 mila lavoratori nell'ambito di una ristrutturazione da 165 miliardi di Yen. L'inflazione è in crescita (+ 1% nell'ultimo mese) e i prezzi al consumo sono in aumento (+4,4%). Il governo è assediato dagli scandali degli appalti truccati che ha portato all'arresto di tre alti dirigenti del ministero ed a massicce perquisizioni in una decina di grandi imprese di ingegneria civile e edile.

di Alessandro Iacuelli

Il 29 gennaio scorso, l'esercito russo in Cecenia ha ucciso undici presunti guerriglieri e ne ha arrestati oltre 30. E' questo il bilancio delle operazioni speciali condotte nella repubblica caucasica fino a ieri, a rendere pubbliche queste informazioni è il generale Grigori Fomenko, a capo delle forze russe in Cecenia, in una conferenza stampa a Grozny insieme al presidente ceceno filorusso Alu Alchanov. Da qualche mese, la stretta militare russa sta avendo ragione degli indipendentisti, come prova il fatto che sono in calo gli attentati contro le forze russe da parte degli insorti ceceni. Ma gli indipendentisti stanno cercando di reclutare nuove forze nel nord della Cecenia, e nelle regioni russe del Daghestan e di Stavropol. Proprio nel Daghestan, Mosca sta intensificando la pressione di polizia ed esercito contro la resistenza cecena.


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