La provocazione di Nancy Pelosi, atterrata sana e salva a Taiwan martedì e ripartita il giorno dopo nonostante le minacce di Pechino, è stata vista generalmente in Occidente come una vittoria degli Stati Uniti e delle “forze democratiche” contro il “regime” cinese. Il danno di immagine sofferto da quest’ultimo sembra indiscutibile, anche se potrebbe essere in realtà solo apparente e le contromisure allo studio avranno senza il minimo dubbio conseguenze più o meno pesanti per Washington e Taipei. Gli avvertimenti lanciati dalle autorità cinesi fino a pochi minuti dall’arrivo sull’isola della “speaker” della Camera dei Rappresentanti USA non hanno avuto seguito, ma tutto fa pensare che l’iniziativa e le risposte che verranno decise a Pechino potrebbero determinare cambiamenti decisivi sullo status di Taiwan, trasformando così il “successo” americano di questa settimana in un vero e proprio boomerang.

Lasciando da parte la retorica e i riflessi immediati sulla stampa ufficiale del blitz della Pelosi, è importante chiedersi quali risultati concreti abbia in fin dei conti prodotto per gli Stati Uniti e i loro alleati. A livello pratico, Washington non ha guadagnato nulla e se la scommessa dell’amministrazione Biden, che aveva ostentato una certa contrarietà alla visita, è che la leadership cinese possa essere intimidita o che si aprano prospettive per l’indipendenza di Taiwan, l’incontro con la realtà nei prossimi mesi o anni potrebbe essere molto brusco.

L’intero pianeta continua a rimanere virtualmente con il fiato sospeso per la possibile ultra-provocatoria visita a Taiwan della “speaker” della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi. L’ottuagenaria leader democratica americana ha iniziato lunedì una trasferta asiatica che toccherà svariati paesi. La conferma ufficiale dell’atterraggio a Taipei non è ancora arrivata, ma lunedì fonti americane e taiwanesi hanno affermato che la visita sarebbe fissata probabilmente per il 2 e il 3 di agosto. La decisione non ha alcuna utilità pratica per Washington e rischia di incontrare una risposta molto dura da parte della Cina, il cui governo ha avvertito molto chiaramente dei rischi di una simile mossa e delle contromisure anche di natura militare che verranno adottate.

Il ritorno a Washington di Donald Trump per la prima volta dopo l’addio alla Casa Bianca ha attestato per l’ennesima volta negli ultimi diciotto mesi il sostanziale controllo esercitato dall’ex presidente su un Partito Repubblicano ben avviato a diventare un movimento ultra-populista dai tratti apertamente fascisti. A poche settimane dalle elezioni di “metà mandato” e a meno di un anno e mezzo dall’inizio delle primarie per le presidenziali, le quotazioni dell’ex presidente restano altissime e le responsabilità di questa situazione sono tutte dell’amministrazione Biden e dei democratici.

La richiesta da parte del ministero della Giustizia di Mosca di sospendere le operazioni dell’Agenzia Ebraica in Russia ha aperto una crepa nelle relazioni tra questo paese e Israele che potrebbe avere ripercussioni importanti sia sugli equilibri strategici del Medio Oriente sia sull’andamento del conflitto in Ucraina. Questo organo ha uffici in molti paesi e svolge un compito cruciale per lo stato ebraico, occupandosi in primo luogo della promozione del trasferimento in Israele degli ebrei residenti in ogni angolo del pianeta attraverso un processo noto col nome di “Aliyah”.

La visita in programma ad agosto a Taiwan della “speaker” della Camera dei Rappresentanti di Washington, Nancy Pelosi, rischia di fare esplodere definitivamente il conflitto tra Cina e Stati Uniti attorno all’isola che Pechino considera come parte integrante del proprio territorio. Contro la trasferta ultra-provocatoria si sono espressi il dipartimento della Difesa USA e la stessa Casa Bianca, con ogni probabilità in seguito a un messaggio molto chiaro di minaccia fatto pervenire dal governo cinese. Comunque si risolva la questione, la sola notizia dell’iniziativa della Pelosi ha messo nei guai l’amministrazione Biden, che si troverà a pagare le conseguenze sia dell’effettuazione della visita sia di una eventuale cancellazione.


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