di Giovanni Cecini

Berlusconi è veramente l’uomo giusto al momento giusto. In una giornata ha risolto la crisi russo-georgiana grazie ai buoni uffici con gli amici George W. e Vladimir, ha rilanciato l’Alitalia dovendo dire tanti “no” e se avesse avuto qualche altra ora, avrebbe fermato l’uragano Gustav come novello Mosé sulle rive del Mar Rosso. Tutto vero? A dare retta ai suoi portavoce le cose stanno così o solo di poco diverse. Le vacanze sono finite, ma la patinatura delle notizie da spiaggia o da parrucchiere continuano incessanti. Mentre l’Italia pallonara si sveglia dal torpore della prima di campionato dove le grandi non hanno certo brillato, ci vuole la stampa estera per farci capire le giganti bufale, che il governo spara a ripetizione. Joseph Goebbels insegnava che qualsiasi bugia, se ripetuta continuamente, si trasforma in verità. Sulla stessa lunghezza d’onda Silvio Berlusconi da circa una settimana continua a ripetere che la crisi dell’Alitalia è ormai superata, che la cordata degli imprenditori hanno tutto in pugno e che nemmeno un centesimo pubblico verrà speso per l’operazioni di risanamento. Sarà, di nuovo, tutto vero?

di Mariavittoria Orsolato

E’ Settembre, si chiudono gli ombrelloni e si ritorna su banchi, non solo quelli di scuola ma anche quelli di Montectorio. La stagione autunno-inverno 2008 del governo Berlusconi IV si apre, come nelle riviste gossippare e modaiole che vengono date in allegato ai suoi giornali, con il tema scuola e con un decreto legge sul famigerato 7 in condotta. La Silvio’s Angel Mariastella Gelmini ha infatti aperto oggi le danze del consiglio dei Ministri reintroducendo il peso del voto di condotta - per contrastare il bullismo? - ed esponendo quella che sarà la nuova riforma scolastica, l’ennesima in soli tre lustri. La sua creatura, detta anche piano programmatico per la razionalizzazione della scuola, è stata illustrata in anteprima alla platea comunicante e liberante del meeting di Rimini lo scorso mercoledì ed ha raccolto il plauso degli astanti: l’avvocato Gelmini ha avuto l’intuizione - che solo la vendita della scrivania di Quintino Sella può spodestare in merito a creatività - di convertire le scuole pubbliche, primarie o secondarie che siano, in fondazioni sul modello degli atenei ovvero istituti che di pubblico hanno solo la dicitura e che di fatto si finanziano attraverso rette, sponsorizzazioni e generose donazioni private.

di Rosa Ana De Santis

Come di consueto, l’orgoglio cattolico corona nel Meeting di CL la propria autocelebrazione, lancia progetti politici, tende la mano al sacerdote del Centro Casini e quest’anno, più che in passato, per voce di Bagnasco, lamenta un tentativo di violento ostracismo dalla vita politica e sociale del nostro Paese. Surreale se non comico questo outing da chiesa perseguitata, sfrontato rispetto all’evidenza della vita politica nazionale. Tutti gli appuntamenti più importanti dell’agenda di palazzo hanno visto non soltanto il contributo e l’osservazione degli alti prelati, ma il pesante condizionamento della Santa Sede sulle scelte dell’elettorato in tante importanti occasioni, non risparmiandoci vere e proprie pagine di propaganda cattolica attraverso i media. Queste sono le vicende che allarmano e che fanno tremare coloro che hanno a cuore la laicità delle nostre istituzioni. Tolleriamo benissimo, su questo vorremmo rassicurare il cardinale Bagnasco, gli Angelus da Castel Gandolfo del Santo Padre, ai suoi appelli alla pace e alla guida sicura il sabato sera.

di Giovanni Cecini

Come ogni agosto a Rimini si è aperto il Meeting di “Comunione e Liberazione” dando adito a spunti di riflessione, a eclettici dibattiti e a immancabili aspre polemiche. La società italiana, in un Paese di secolari contraddizioni e contrapposizioni manichee, magari annoiata dall’afa balneare o dal gossip da quattro soldi, spesso prende ispirazione proprio dall’incontro romagnolo, per rendere ancora più distanti le due sponde del Tevere. Quest’anno nella prima giornata il cardinale Angelo Bagnasco, in qualità di presidente dei vescovi italiani, ha voluto ribadire un sempreverde leitmotiv sul rapporto tra Chiesa e Politica. In realtà non ha detto nulla di nuovo, essendo l’argomento vecchio come la Chiesa stessa, a partire proprio dal monito evangelico di “lasciare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” per passare attraverso secoli di lotte per affermare la temporalità del potere religioso. Appare però opportuno rilevare l’argomentazione espressa, attraverso un’attenta analisi delle parole del porporato, che anche fuori dal pulpito, mostrano un che di accademico e di narcisistico.

di Saverio Monno

“Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività: “resistere, resistere, resistere” come su una irrinunciabile linea del Piave”. Era il 12 gennaio 2002 quando Francesco Saverio Borrelli chiudeva la sua ultima relazione inaugurale dell’anno giudiziario. Era il secondo anno del secondo esecutivo Berlusconi e l’allora procuratore generale di Milano scendeva in trincea contro il governo per difendere l’indipendenza della magistratura dalle baldanze del cavaliere. Borrelli aveva già denunciato i molteplici provvedimenti della Cdl in materia di giustizia, dalla legge sul falso in bilancio, alla legge sulle rogatorie, agli infiniti ostacoli per rallentare il corso della giustizia. Ma quell’ultimo appello, contro l’avvento di “riforme minacciate, piuttosto che annunciate”, dai “trasparenti intenti punitivi”, ed aggravate dall’intento, neanche troppo celato, “di vincolare il pubblico ministero all’esecutivo”, lasciava tutti di sasso.


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