di Alessandro Iacuelli

"L'emergenza a Napoli sui rifiuti e' finita". Chi lo dice? Non i napoletani, certo, ma il Presidente del Consiglio, che ha già annunciato ieri questa dichiarazione in una conferenza stampa. Spiega che sono state tolte settemila tonnellate di rifiuti al giorno e, in più, trentacinquemila tonnellate che "erano rimaste inevase". "C'e' ora - osserva Berlusconi - una stabilizzazione che sarà maggiore quando andranno a pieno regime tutti i termovalorizzatori". Peccato che almeno diecimila tonnellate di rifiuti urbani sono ancora a cielo aperto nei comuni limitrofi e 40mila sono in stoccaggio provvisorio. In pratica, è stata pulita in fretta e in furia la città capoluogo, sacrificando la provincia. Berlusconi dice di incassare, ma non incassa i primi risultati raggiunti dalla gestione del sottosegretario Guido Bertolaso e si prepara a lanciare la strategia di comunicazione "per il riscatto dell'Italia da questa vergogna".

di mazzetta

L'epilogo della vicenda della caserma di Bolzaneto, presto destinato a fare il paio con quello della macelleria messicana nella scuola A. Diaz, non stupisce affatto l'italiano medio. Che è, per prassi consolidata, mediamente abituato all'impunità del potere al pari di quanto sconvolge molti osservatori internazionali che da anni seguono la vicenda. Nel luglio del 2001 a Genova è andato in scena un grave attentato alla democrazia, una sequenza di fatti dolosamente gravissimi posta in essere non dai teppisti senza volto, ma da uomini con nome, cognome e ruolo istituzionale. I fatti sono sempre stati sotto gli occhi di tutti. Le condanne, se pur risibili, di figure di secondo piano, diventano testimonianza allo stesso tempo dell'incapacità del sistema a correggere se stesso e di quanto lo stesso sistema fosse allora - e sia ancora - assolutamente incapace al mantenimento di standard minimi di legalità.

di Mario Braconi

Succedono cose stranissime in periodi di crisi: blasonati quotidiani finanziari britannici rivalutano i pregi di una seria regolamentazione dei mercati finanziari per la collettività; l’Ecofin, finora ingenuo come un’illibata fanciulla, scopre finalmente l’esistenza della speculazione internazionale e dibatte i malanni che ne derivano ai cittadini europei. Ma l’evento più interessante della scorsa settimana è il garbato battibecco con cui il ministro dell’Economia e delle Finanze e il Governatore della Banca d’Italia all’Assemblea ABI (Associazione Bancaria Italiana) hanno contrapposto le rispettive visioni del mondo, talora ricorrendo ad uno stile che non avrebbe sfigurato in una vecchia sezione socialista. Se da un lato, infatti, Tremonti si è prodotto in un’inattesa difesa della classe operaia (l’unica impossibilitata a “traslare” su qualcun altro gli effetti degli aumenti di prezzi), Draghi ha messo impietosamente il dito nella piaga di un Paese cui l’insipienza politica ha regalato un livello di salari reali netti non troppo diverso da quello registrato quindici anni fa.

di Maria Vittoria Orsolato

Dare un nome e un cognome ai rom grazie all’incrocio di impronte digitali e foto segnaletiche, non importa che questi abbiano 60 o 6 anni e non importa che abbiano commesso o meno reati. Questa la nuova trovata pro-sicurezza del Ministro dell’Interno Maroni, che sapevamo avere un debole per blues, tastiere e occhiali alla moda, ma che proprio non ci aspettavamo fosse un fan del filone C.S.I. Per contrastare la microcriminalità e combattere lo sfruttamento di minori con il massimo della tecnologia e della precisione, il Viminale avrebbe chiesto ai prefetti di Roma, Milano e Napoli di fare un censimento degli accampamenti abusivi nelle tre regioni commissariate in via straordinaria lo scorso 30 maggio. Lombardia, Campania e Lazio sono infatti state designate dal Governo come regioni ad “emergenza nomadi” e conseguentemente dotate di ordinanze speciali che gli osservatori internazionali, in primis gli inglesi, hanno già definito “razziste e xenofobe”.

di Saverio Monno

L’italiano è scaltro e certe cose le fiuta in anticipo; troppo spesso però, curiosamente, l’irrazionale prevale sull’ovvio, e le cose prendono una brutta piega. E’ successo nel ’94, di nuovo nel 2001 e, siccome non vogliamo farci mancare nulla, siamo punto e a capo nel 2008. Sarà la “sindrome del balcone” come la chiama qualcuno o, più realisticamente, masochismo, ma sta di fatto che, anche questa volta, l’”uomo della provvidenza” non c’è. Il cavaliere ha messo giù la maschera e al solito c’è il caimano. Appena due mesi. Tanto è durata la “commedia dello statista appassionato”. La trama – sano populismo e tanta demagogia – è quella tipica del regista di Arcore. La sceneggiatura è molto carente, ma c’era da aspettarselo. Quanto a “bassezze”, Berlusconi non ha mai deluso. Aveva inaugurato la legislatura affossando definitivamente Alitalia e mandando in fumo la trattativa con Air France. Poi è arrivato il “miracolo” della spazzatura. Tre anni, l’esercito, qualche ditta fidata per la costruzione dei termovalorizzatori, un paio di manette a chi non è d’accordo ed il problema è risolto. Ma per “zio Silvio” – come lo chiamano gli amici di Napoli – è ancora poco. Serve qualcosa di più incisivo.


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