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- Scritto da Sara Michelucci
I predatori, primo film da regista di Pietro Castellitto, è una storia corale che non convince del tutto. È mattina presto, il mare di Ostia è calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio. È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo
scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa giungla, Roma.
Un banale incidente farà collidere quei due poli. E la follia di un ragazzo di 25 anni scoprirà le carte per rivelare che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo tutti predatori.
“Questo è un film corale. Però, i personaggi che qui si accavallano e si sfiorano – afferma il regista - e a volte si conoscono, non lo sanno. Ognuno di loro è solo, perso in quel tratto di vita dove nessuno sembra capirti e dove tutto vorresti andasse dall’altra parte. Invertire il corso per vivere la propria speranza: è questa la battaglia che combattono. Quanto amore e quanta ferocia servano, lo
scopriranno sulla loro pelle. D’altronde, essere felici, è un mestiere difficile. A volte, un mestiere da Predatori. Quando, ormai cinque anni fa, scrissi la prima versione de 'I Predatori' partii da Federico. Lui è il personaggio più autobiografico del film e in lui ho catalizzato il sentimento che anche negli ambienti più 'illuminati' ci siano quelle prerogative di alienazione e tristezza che possono portare un giovane ad armarsi. Non che io abbia mai pensato di mettere una bomba da qualche parte, mi riferisco piuttosto a quel carico di enorme frustrazione, tipicamente giovanile, che nasce dalla differenza che c’è tra quello che sei e quello che gli altri pensano tu sia. Un carico inquietante che può portare a gesti estremi. A me, fortunatamente, ha fatto scrivere un film. Questo”.
Si pesca nel grottesco e nella commedia, ma i dialoghi risultano essere eccessivi e non sempre funzionali al racconto. Stessa cosa vale per le inquadrature e le scelte tecniche di ripresa, sicuramente interessanti, ma non sempre utili alla narrazione.
I predatori (Italia 2020)
Regia, soggetto e sceneggiatura: Pietro Castellitto
Fotografia: Carlo Rinaldi
Montaggio: Gianluca Scarpa
Musiche originali: Niccolò Contessa
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- Scritto da Sara Michelucci
Il giorno sbagliato, thriller psicologico firmato da Derrick Borte, vede il premio Oscar, Russell Crowe, vestire i panni di un uomo che si sente impotente e invisibile e, per questo, non ha più nulla da perdere. Rachel (Caren Pistorius) è in ritardo al lavoro quando si trova a discutere al semaforo con uno sconosciuto (Crowe) che si trova in una delicata fase della sua esistenza. Così la donna diventerà, insieme a tutti quelli che ama, il bersaglio di un uomo che decide di lasciare un ultimo segno nel mondo, impartendole una serie di lezioni mortali. Da qui nascerà un pericoloso gioco al gatto e al topo, che dimostrerà che non si può mai sapere quanto si è vicini a qualcuno che sta sul punto di esplodere.
Un thriller molto serrato, che in qualche modo ricorda la storia di William "Bill" Foster, protagonista di un Giorno di ordinaria follia diretto da Joel Schumacher e interpretato da Michael Douglas.
Anche in questo caso, il film esplora il fragile equilibrio di una società sempre al limite, mostrandoci qualcosa che tutti noi conosciamo bene: la rabbia al volante in mezzo al traffico e il conseguente sfogo con esiti imprevedibili e terrificanti.
“Il giorno sbagliato focalizza una particolare giornata, con un incontro casuale, che ognuno di noi potrebbe avere in qualsiasi momento”, afferma lo sceneggiatore Carl Ellsworth. Una città - e un mondo - impazziti come lo è il protagonista di questo thriller dal ritmo incalzante.
Il film si concentra su un’esperienza fin troppo banale, l’ira causata dal traffico, e la porta all’estremo, mostrando il punto di rottura di un uomo. “Per quanto la trama si concentri sull’aspetto della rabbia scatenata dal traffico, la storia è un’esplorazione, facilmente riconoscibile, dei meccanismi che regolano la nostra società e delle tendenze più oscure che si nascondono sotto la superficie degli esseri umani. Abbiamo tutti avuto quelli che potremmo definire dei 'brutti giorni', e questa storia porta questi impulsi allo scoperto, estremizzandoli”, sottolinea il regista.
Il giorno sbagliato (Usa 2020)
Regia: Derrick Borte
Cast: Russell Crowe, Caren Pistorius, Gabriel Bateman, Jimmi Simpson
e Austin P. McKenzie
Sceneggiatura: Carl Ellsworth
Distributore: 01 Distribution
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- Scritto da Sara Michelucci
La figura di Eleanor Marx, figlia più piccola del filosofo di Treviri, ispira la regista Susanna Nicchiarelli, che con Miss Marx mette in luce una figura brillante, colta, libera e appassionata. Eleanor è la figlia più piccola di Karl Marx: tra le prime donne ad avvicinare i temi del femminismo e del socialismo, partecipa alle lotte operaie, combatte per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile. Quando, nel 1883, incontra Edward Aveling, la sua vita cambia per sempre, travolta da un amore appassionato, ma dal destino tragico.
"Con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata - racconta la regista Susanna Nicchiarelli - la storia di Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell’animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione dell’emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni: contraddizioni, credo, più che mai attuali per cercare di 'afferrare' alcuni tratti dell’epoca che stiamo vivendo".
Il personaggio è ben costruito e traspare la forza d'animo e il carattere deciso di questa donna che lotta con tutte le sue forze per affermare la sua identità.
Il film è in corsa alla 77/a Mostra del cinema di Venezia: "Alcuni dei momenti più belli della mia vita da appassionata di cinema e da regista - sottolinea Nicchiarelli - sono legati alla Mostra. Ho visto dei film meravigliosi al Lido che mi hanno cambiato per sempre. E naturalmente non dimentico la felicità e la soddisfazione per l'accoglienza riservata al mio primo film, Cosmonauta, e poi al più recente Nico, 1988. Adesso poter tornare a Venezia, per la prima volta in Concorso, è - sia pure sullo sfondo di luoghi conosciuti e ormai famigliari - un'emozione ancora nuova".
Miss Marx (Italia, Belgio 2020)
Regia: Susanna Nicchiarelli
Soggetto: Susanna Nicchiarelli
Cast: Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu
Fotografia: Crystel Fournier
Montaggio: Stefano Cravero
Produzione: Vivo film con Rai Cinema e Tarantula
Distribuzione: 01 Distribution
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- Scritto da Sara Michelucci
Un film duro, potente nel significato quanto nelle immagini, girato nel corso di tre anni in Medio Oriente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. Notturno, firmato dal regista Gianfranco Rosi, racconta la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere, sino all’apocalisse omicida dell’Isis. Storie diverse, alle quali la narrazione conferisce un’unità che va al di là delle divisioni geografiche. Tutt’intorno, e dentro le coscienze, segni di violenza e distruzione. In primo piano c'è l’umanità che si ridesta ogni giorno da un notturno che pare infinito.
"Durante tre anni di viaggio in Medio Oriente - afferma Rosi -, ho incontrato le persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano dalla linea del fronte, ma sono andato laddove le persone tentano di ricucire le loro esistenze. Nei luoghi in cui ho filmato giunge l’eco della guerra, se ne sente la presenza opprimente, quel peso tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro. Ho cercato di raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno".
La volontà del regista è quella di mettere in luce le esistenze, attraverso vita vissuta, tante storie che si alternano: un cantore di strada, vestito dall’amata, sveglia la città con le lodi dell’Altissimo. Un cacciatore di frodo si muove alla ricerca di selvaggina fra i canneti, i pozzi di petrolio, il crepitio delle armi. Le guerrigliere peshmerga difendono con la stessa determinazione la loro grazia e le postazioni di battaglia.
I terroristi dello stato islamico sono stipati all’inverosimile in un carcere dove si cerca di contenere l’odio fondamentalista. L’angoscia di una madre yazida di fronte ai messaggi sconvolgenti della figlia ancora prigioniera dell’Isis. Alì, adolescente, che fatica di notte e all’alba per portare il pane ai suoi fratelli.
Restano gli sguardi profondi, i corpi ammassati e quella voglia di andare avanti, nonostante tutto.
Notturno
Regia, fotografia, suono: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri
Produzione: 21Uno Film - Stemal Entertainment con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
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- Scritto da Sara Michelucci
Un giallo sui sentimenti, una storia di lealtà ed infedeltà, di rancore e vergogna. Lacci è il nuovo film di Daniele Lucchetti che prende ispirazione dal romanzo di Domenico Starnone. Siamo a Napoli, nei primi anni ‘80: il matrimonio di Aldo e Vanda entra in crisi quando lui si innamora della giovane Lidia. Trent’anni dopo, Aldo e Vanda sono ancora sposati. "Quando ho letto per la prima volta Lacci ho trovato domande che mi riguardavano e personaggi nei quali era difficile non identificarsi", afferma il regista.
Sullo sfondo un tradimento, il dolore, una scatola segreta, la casa devastata, un gatto, la voce degli innamorati e quella dei disamorati.
Una storia di familiare "che dura trent’anni, due generazioni, legami che somigliano più al filo spinato che a lacci amorosi, si esce con una domanda: hai permesso alla tua vita di farsi governare dall’amore?", prosegue Lucchetti. Secondo il regista "Lacci è un film sulle forze segrete che ci legano. Non è solo l’amore ad unire le persone, ma anche ciò che resta quando l’amore non c’è più".
Il film aprirà la prossima mostra del cinema di Venezia, che si terrà dal 2 al 12 settembre. Un'occasione per ritornare a parlare di cinema, dopo lo stop causato dall'emergenza Covid. "Negli ultimi tempi - afferma Lucchetti - abbiamo avuto paura che il cinema potesse estinguersi. E invece durante la quarantena ci ha dato conforto, come una luce accesa in una caverna. Oggi abbiamo una consapevolezza in più: i film, le serie, i romanzi, sono indispensabili nelle nostre vite. Lunga vita ai festival, dunque, che permettono di celebrare tutti assieme il senso vero del nostro lavoro. Se qualcuno ha pensato che fare cinema potesse rivelarsi inutile, ora sa che è un bene di tutti. Con Lacci sono onorato di aprire le danze del primo grande festival di un tempo imprevisto".
Insomma un film che farà riflettere proprio sullo stare assieme, sul rimanere legati nonostante tutto. Anche a scapito della propria felicità.
Lacci (Italia 2020)
Regia: Daniele Luchetti
Soggetto e sceneggiatura: Domenico Starnone, Francesco Piccolo e Daniele Luchetti
Cast: Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno, Adriano Giannini, Linda Caridi, Francesca De Sapio
Direttore della fotografia: Ivan Casalgrandi
Montaggio: Daniele Luchetti e Ael Dallier Vega
Distributore: 01 Distribution