di Alessandro Iacuelli

Il 7 settembre scorso, sul fiume Sambriero, nell'area del Delta del Niger, un gruppo di uomini armati ha dirottato una nave, la "Fulmar Lamnaco". Secondo quanto riferito dal portavoce dell'esercito nigeriano, il colonnello Musa Sagir, durante il dirottamento sarebbe morto un marinaio e un altro sarebbe stato rapito. Sagir ha anche dichiarato che la nave è di proprietà dell'Agip, del gruppo Eni, ma la multinazionale italiana ha smentito rapidamente: "La nave in questione non è di nostra proprietà ma di un'azienda contrattista australiana; al momento non ci sono nemmeno contratti in corso di esecuzione con l'Agip", ha dichiarato la multinazionale italiana che opera in Nigeria. Lo stato nigeriano è il primo produttore di petrolio del continente africano, ma anche il settimo esportatore mondiale. La regione è una delle aree del mondo più ricche di idrocarburi, con riserve provate di petrolio pari a 36 miliardi di barili ed è il quinto fornitore di greggio degli Stati Uniti. Di conseguenza, è di vitale importanza per l'Eni, che ha stabilito nel Delta del Niger numerosi impianti di estrazione.

di Ilvio Pannullo

Nei giorni subito successivi all’attentato alle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre 2001, fu subito accusato degli attacchi lo sceicco saudita Osama Bin Laden. Ma chi è Osama Bin Laden? E soprattutto: quali sono state le motivazioni dietro al gesto che tutti si sono affrettati ad attribuirgli? È infatti necessario - ed è una banalissima prassi investigativa oltreché il modo più logico di procedere - prima di accusare chiunque, trovare un buon movente. A questo proposito stupisce che nessuno si sia mai chiesto quale fosse il movente di colui che è stato immediatamente accusato degli attentati dell’11/9. Si è parlato genericamente di un suo odio per l’occidente basato sulla diversa ideologia religiosa, ma questo stride ancora di più con il fatto che Osama Bin Laden, ufficialmente, non abbia mai rivendicato quegli attentati. La prima cosa, infatti, di cui si sono solitamente preoccupati i terroristi di tutto il mondo è di far trovare al più presto una rivendicazione, nella quale spiegare, con chiarezza, il motivo del loro gesto. Bin Laden, invece, pochi giorni dopo l’11/9 faceva sapere dal Pakistan che non aveva nulla a che fare con quegli attentati, come riportato da una agenzia di Rai News 24, il 16 settembre 2001. Solo tre mesi dopo avremmo visto un video amatoriale, trovato in Afghanistan dagli agenti della CIA e trasmesso dalla CNN, in cui Bin Laden sembrava rallegrarsi del crollo delle torri con un amico saudita.

di Valentina Laviola

Il test per diventare cittadini è una realtà, ora anche in Germania. In vigore dal 1 settembre, costa circa 25 € per ogni tentativo ed è obbligatorio per tutti coloro che aspirano al passaporto tedesco. L’annuncio ufficiale, in un comunicato dell’ufficio stampa governativo, precisa che, oltre alle preesistenti prova di lingua e giuramento alla Costituzione, ci sarà un questionario scritto: è composto da 33 domande a risposta multipla, che verranno scelte di volta in volta fra le 310 già preparate dall’università Humboldt di Berlino e pubblicate affinché i candidati possano prepararsi. Gli argomenti toccano la storia, la cultura e il sistema politico tedesco, ma anche quali simboli campeggiano su stemmi ed araldi dello Stato. Sono necessarie almeno 17 risposte corrette su 33 per superare l’esame, ma c’è già chi avanza forti dubbi: sembra che alcune domande abbiano risposte multiple completamente errate e che altre siano del tutto irrilevanti. Inesattezze che sono state parzialmente ammesse da una portavoce del dipartimento degli Interni di Berlino, la quale ha dichiarato che di certo alcuni quesiti andranno rielaborati, ma che nel complesso il test è valido.

di mazzetta

Qualche settimana fa il Procuratore del Tribunale Penale Internazionale (International Criminal Court), l'argentino Luis Moreno Ocampo, ha scosso le diplomazie occidentali annunciando che chiederà l'incriminazione del leader sudanese al-Bechir per genocidio. Ocampo ha scosso anche i giuristi, ai quali la sua uscita è apparsa strana per diversi e fondati motivi. Molti media e molti commentatori sono corsi avanti, parlando dell'incriminazione come già avvenuta, ma Ocampo l'ha solo annunciata e, secondo gli esperti in procedure dell'ICC, ci vorranno alcuni mesi, sempre che l'accusa alla fine sia formalizzata veramente. Nel caso, nella sua qualità di Procuratore, Ocampo propone un'accusa, ma non è per niente scontato che questa sia poi accolta e che ne scaturisca un processo. Che poi a sua volta è sempre di esito incerto. Questo per misurare la distanza da certi commenti che davano per imminente o già attivo un mandato d'arresto per il leader sudanese. Anche in questi giorni i telegiornali italiani parlano del presidente sudanese “incriminato”.

di Carlo Benedetti


MOSCA. Il Cremlino cerca di spegnere l’incendio nel Caucaso sfruttando tutte le possibilità offerte dalla diplomazia e getta acqua sul fuoco smentendo quanti vanno affermando che la Russia vuole costruire un muro “stile Berlino” per dividere Ossezia del Sud e Abchasia dalla Georgia. Le fonti ufficiali della dirigenza russa - interrogate da Altrenotizie - rispondono con una battuta che suona più o meno così: “Grazie, abbiamo già dato...”. Ma le questioni vere sono ben altre. Mosca intanto, incassa i risultati positivi del vertice dei leader dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) i quali condannano il tentativo della Georgia di risolvere militarmente il conflitto con l’Ossezia del Sud ed esortano ad una rigorosa realizzazione del piano “Medvedev-Sarkozy”. E’ questa, in sintesi, la posizione collettiva fissata nella dichiarazione conclusiva del vertice dell’Organizzazione chiuso da poco a Mosca. Ma la preoccupazione maggiore dei leader dei paesi - un tempo facenti parte dell’Urss e precisamente, oltre alla Russia, anche Bielorussia, Armenia, Kasachstan, Kirghisia e Tagikistan - consiste nel fatto che nella regione caucasica si registra una escalation militare incontrollata ed incontrollabile.


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