di Stefania Pavone

Gaza giace distrutta. Il ritiro dell’esercito israeliano è giunto puntuale per non rovinare i festeggiamenti per l’insediamento di Barak Obama, l’evento mediatico per eccellenza. La guerra lampo di Israele ha lasciato sul campo l’immagine di un massacro che non ci si attendeva dalle promesse del nuovo secolo. Invece Gaza giace spezzata. E se la prima telefonata del nuovo presidente degli Stati Uniti è stata ad Abu Mazen, come a testimoniare il nuovo corso della Casa Bianca in ordine alle vicende del Medio oriente, le cifre parlano chiaro. Nei 22 giorni dell’assedio israeliano, ora fermato dalla tregua, la matematica d’inferno dei numeri annuncia spietata la cifra di ben 1500 morti, di cui l’85% sono civili. Ben 20.000 le case danneggiate dalle bombe con la scusa che sono basi logistiche di Hamas. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha commentato con parole di fuoco, nella sua breve visita nella Striscia, le proporzioni del massacro. “Ho il cuore spezzato” ha detto il numero uno del Palazzo di vetro.

di Carlo Benedetti

Un’esecuzione da manuale in una Mosca dove torna la paura, con killer che agiscono indisturbati, in pieno centro. Sfoderano le loro pistole Makarov e uccidono - proprio all’ingresso di un centro stampa super controllato - Stanislav Jurevic Markelov, noto e stimato avvocato, e la giornalista Anastasia Baburova (collaboratrice dello stesso giornale dove lavorava Anna Politkovskaja, caduta sotto i colpi dei killer venuti dal Caucaso). Si torna così alla morte e al terrore con una scia di sangue che pone nuovi e drammatici interrogativi in un magma vorticoso e incandescente. L’accento è posto sulle eventuali responsabilità delle organizzazioni cecene, ma gli investigatori non rinunciano anche all’ipotesi di piste nere viste anche le inchieste della giornalista Baburova.

di Fabrizio Casari

La Bibbia era di Abramo Lincoln, quasi un testimonio diretto di quanti e quali passi l’America ha compiuto nella lotta contro la segregazione razziale. L’ha ricordato lo stesso Obama: “Sessant’anni fa, mio padre non poteva nemmeno essere servito a un ristorante”. La mano, invece, era quella del 44esimo Presidente degli Stati Uniti. Obama Hussein Barak, si è finalmente insediato alla Casa Bianca, eseguendo lo sfratto decretato dall’elettorato al penultimo rampollo della dinastia Bush. Sfidando una temperatura polare, circa due milioni di persone hanno accompagnato Obama nel suo giorno più lungo, trasformando la saporifera e lobbista Washington nella capitale popolare dell’America di ieri. Mai la Casa Bianca era stata teatro di una manifestazione così grande; mai, dalla marcia di Martin Luther King, tanti afroamericani avevano invaso la capitale; mai l’insediamento di un presidente era stato un evento politico così partecipato a livello popolare. Tanta partecipazione rimanda chiaramente alle tante attese che la nuova presidenza suscita nel popolo americano, e non solo in quello americano.

di mazzetta

George W. Bush è il presidente americano che ha protetto il maggior numero di miglia quadrate dallo sfruttamento umano, trasformandole in parchi o “monumenti” nazionali. Sembrerà strano a chi ha memoria di quel George che ha fatto falsificare i rapporti delle agenzie nazionali americane sul clima e sullo stato dell'ambiente, o a chi lo ricorda come il presidente di una “olio-garchia” che si è spesa alla morte per trivellare nei parchi e nelle riserve o, ancora, a chi lo rivede impegnato a decretare lo spostamento dei SUV nella categoria dei furgoni, per esentarli dall'obbligo di ridurre i consumi, o nel ridurre i limiti alle emissioni inquinanti per l'industria. Eppure è vero. La storia di George come recordman della protezione ambientale è paradigmatica di tutta la sua presidenza, perché, pur essendo vera, è una truffa.

di Mario Braconi

La Gran Bretagna é certamente paese cosmopolita, ma a tanta esterofilia non fa difetto - pare - altrettanto razzismo. Peraltro, proprio le istituzioni addette al governo dei flussi migratori, sembra siano tutt’altro che immuni dalla piaga. Il quotidiano The Independent sostiene infatti di aver portato alla luce, negli ultimi due anni, ben trecento casi di maltrattamento perpetrati da dipendenti dell’Ufficio Immigrazione britannico e dalle guardie giurate assegnate a tale dipartimento. Tra gli episodi denunciati, 38 sarebbero di stampo dichiaratamente razzista: gli addetti all’Immigrazione avrebbero apostrofato i disperati in fuga dalle persecuzioni e dalle torture praticate nei propri paesi di origine con l’epiteto di “scimmie” e li avrebbero “invitati” a “ritornarsene a casa propria”.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy