Con la manovra di bilancio varata la settimana scorsa, il governo Meloni ha gettato la maschera. I fanatici del braccio teso alzato sono costretti a ricredersi: la destra al potere non ha assolutamente nulla di sociale; al contrario, è quanto di più turbo-liberista si possa immaginare. A dimostrarlo in modo inequivocabile è proprio la legge di bilancio, che trasuda disprezzo per i poveri e solidarietà a imprenditori e professionisti dai fatturati medio-alti. Del resto, come recita il vangelo secondo Briatore, essere poveri è una colpa: se non produci ricchezza e non hai nemmeno i soldi per consumare, sei inutile. Non dai alcun contributo alla crescita del Pil e questo fa di te un fardello per la società. La destra economica, nella sua sostanza più brutale e degenere, non è altro che questo.

Dopo anni a fingersi nazionalista (non che fosse un merito), la Lega getta la maschera e torna al separatismo delle origini. Quello del Nord produttivo contro Roma ladrona e il Sud-zavorra. Il manifesto di questo ritorno al passato - mai realmente abbandonato - è contenuto nella proposta di legge per l’autonomia differenziata che Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, ha presentato la settimana scorsa ai governatori.

Secondo la nostra Costituzione, i decreti legge possono essere utilizzati solo “in casi straordinari di necessità e di urgenza”. C’è voluto un bello stomaco, quindi, per inserire nel decreto Aiuti-quater, varato la settimana scorsa dal Consiglio dei ministri, l’innalzamento a 5mila euro del tetto ai contanti. Ossia una norma che di necessario e urgente non ha davvero nulla: anzi, è concepita con il chiaro obiettivo di favorire gli evasori fiscali e, più in generale, la criminalità.

Al diciassettesimo punto e in due sole paginette, trovate il problema dell’energia nel programma elettorale dell’attuale Presidente del Consiglio. Chi vuole può leggerlo sul sito del suo partito e apprenderà quanto distanti siano le parole dai fatti. Sull’emergenza energetica il presente governo sta operando in continuità con il governo passato. Nessuna risoluzione o intervento strutturale contro il rave party degli speculatori che hanno occupato il mercato energetico. Neppure l’annuncio della costituzione di una unità di crisi su energia e caro bollette, data per immediata dal programma. Si continua con la solita fiera dei miliardi destinati agli ennesimi provvedimenti tampone che prolungheranno ancora la questione energetica.

Quella di sabato scorso a Roma è stata la più partecipata manifestazione contro la guerra che si è svolta in Europa in questi mesi. Enorme, ha mostrato la sinistra che c’è, non l’unica, ma la sua parte maggioritaria. Ha esibito il suo corpo marciante benché malato. Forse muta ma non silente, è ancora ostaggio della rappresentazione parlamentare di ciò che se la intesta, ma certo distinta e distante dai suoi becchini di via del Nazareno. In cerca di un’aggregazione politica, di un ragionamento complessivo e alto che ridisegni i confini della sinistra classicamente intesa e non delle varianti colorate ed imbecilli che hanno consegnato le migliori idee ai peggiori gruppi dirigenti, ha per ora nella CGIL e nell’ANPI i due unici aggregati organizzativi degni di rispetto.


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