Anche quest’anno, a diversi mesi dalla fine del campionato, dovremo fingere di appassionarci alla lotta per la Champions e a quella per non retrocedere. Per lo Scudetto, tanto per cambiare, non c’è un briciolo di suspense. La caduta libera della Juventus continua (2 punti nelle ultime 4 partite) e ormai l’Inter si ritrova con 9 lunghezze di vantaggio e una partita da recuperare.

Non conta solo il livello che riesci a raggiungere, ma anche quanto a lungo riesci a mantenerlo. Lo ha imparato a sue spese la Roma di Daniele De Rossi, che all’Olimpico contro l’Inter riesce a chiudere il primo tempo in vantaggio (Mancini ed El Shaarawy rimontano il gol iniziale di Acerbi). Un ottimo primo tempo quello dei giallorossi, ma nella ripresa viene travolta dal ritorno dei nerazzurri, che strigliati via telefono da Inzaghi squalificato, dominano in lungo e in largo chiudendo 4-2 (rete di Thuram, autogol di Tasende, ciliegina di Bastoni nel finale). A De Rossi vanno fatti i complimenti, la Roma appare trasformata in corsa e schemi e lui non si nasconde dietro lamentele inesistenti.

Vincere 1-0 con un gol sporco, magari firmato da un giocatore come Gatti, è l’essenza della filosofia allegriana (derivata dall’ippica) del “corto muso”.  Stavolta, però, il muso è quello dell’Inter, anche se il gol è sempre di Gatti. Basta una deviazione maldestra del difensore juventino per regalare ai nerazzurri un vantaggio di 4 punti (con una partita in meno) rispetto alla Signora. La partita racconta di un dominio dell'Inter nel primo temo che consente alla Juve di uscire dalla propria metà campo solo dopo 32 minuti, di un palo di Chalanoglu, di due miracoli di Szczęsny e del portiere dell'Inter, Sommer, quale spettatore non pagante, dato che in tutta la durata dell'incontro non vi sono tiri juventini nello specchio della porta. Chalanoglu ha disegnato calcio deliziando San Siro e Pavard si è dimostrato un campione autentico, un giocatore che fa la differenza. La Juve, a parte un Vlahovic nervoso ed impreciso nei controlli, ha mostrato solo Szczęsny in vena di miracoli e Keane all'altezza del match. Se non è mezzo scudetto cucito sul petto, poco ci manca.

Una partita in meno, un punto in più. Nella giornata dei rigori regalati e sbagliati, l’Inter approfitta del clamoroso scivolone della Juventus e si riprende la vetta della classifica, mandando in soffitta le precoci quanto interessate cassandre mediatiche che da un mese ripetevano come ormai la Juve, visto il calendario e gli impegni fosse avviata al ruolo della lepre, parafrasando Allegri. Invece la squadra di Simone Inzaghi, pur se stanca e priva di tre titolari di peso assoluto Chalanoglu, Barella, Di Marco e per un'ora anche di Acerbi) dopo le due vittorie in Arabia e la Supercoppa vinta, torna e si afferma su un campo doifficilissimo come quello di Firenze. Gli uomini di Inzaghi vincono di misura con una grande girata di testa del solito Lautaro Martinez. Sommer nella ripresa causa un rigore con una goffa uscita, ma dagli 11 metri Nico Gonzales decide di consegnare docilmente il pallone al portiere svizzero.

Che senso ha, in pieno inverno, portare quattro squadre del Campionato italiano in Arabia Saudita per giocare la Supercoppa dell’anno scorso? Nessuno: sugli spalti c’erano meno persone di quelle che si vedono negli stadi italiani di Lega Pro, a testimonianza del fatto che gli arabi non hanno alcun interesse per queste partite. È solo una questione di marketing per gli sceicchi, che con gli spicci per la merenda si mettono in tasca la Lega Calcio e tutti i dirigenti che vogliono.
Se però a tutto questo aggiungiamo che, nel frattempo, le altre 16 squadre del Campionato continuano a giocare come nulla fosse, ce n’è abbastanza per parlare di torneo falsato. Non è un vantaggio da poco quello che è stato concesso alla Juventus. Liberi dalla Supercoppa, i bianconeri battono 3-0 il Lecce e si portano in testa alla classifica, scavalcando l’Inter. Certo, i nerazzurri hanno una partita in meno, ma non potranno recuperarla prima del 28 febbraio. E nel frattempo avranno anche la Champions League da giocare, altra preoccupazione che la Juve non ha. Per oltre un mese, quindi, questa organizzazione assurda (di un torneo assurdo) darà alla squadra di Allegri l’opportunità di fare la lepre anziché il cacciatore. E c’è una bella differenza sul piano psicologico.
Lo stesso discorso si può fare per la lotta al quarto posto. Mentre Lazio e Fiorentina erano impegnate a incassare soldi e brutte figure in quel di Riyad, la nuova Roma di De Rossi ne ha approfittato per riavvicinarsi in classifica, superando 2-1 all’Olimpico il Verona. Apre Lukaku e raddoppia Pellegrini nel primo tempo. Ripresa con rigore sbagliato da Djuric e rete di Folorunsho (su papera di Rui Patricio).
Quanto al Milan, consolida il terzo posto portando a casa la quarta vittoria consecutiva. Al Friuli finisce 2-3: gol di Loftus-Cheek, Samardzic, Thauvin, Jovic e Okafor al 93'. Il match però verrà ricordato soprattutto per i vergognosi fischi razzisti a Miagnan, che costringono l'arbitro a interrompere la partita per cinque minuti nel primo tempo.
Il Frosinone torna alla vittoria dopo cinque sconfitte consecutive. A Cagliari, sardi avanti al 26' con Sulemana. Il pareggio dei laziali arriva al 64' con Mazzitelli. Poi capolavoro di Soulé su punizione e gol di Kaio Jorge nel finale.
Anche grazie a questo risultato, l’Empoli si rilancia in chiave salvezza con una netta vittoria sul Monza: 3-0 con tripletta di Zurkowski.
Salernitana sempre più ultima dopo la sconfitta interna per 2-1 contro il Genoa.


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