di redazione

Smentendo ogni previsione della vigilia, l’Inter, la malata Inter, sconfigge la Juventus, la straordinaria Juventus. Dimenticata la sciagurata partita di Europa League, quella che va in campo è tutta un’altra Inter. Sotto di un gol, ne fa due e gioca i minuti finali in dieci ma continuando ad attaccare. Dicono sia il bello del calcio veder ribaltare i pronostici, ma è certo che ieri sera il bello aveva la sua giusta cornice: 76.000 spettatori e record d’incassi (4 milioni di Euro). Pressing asfissiante, controllo del gioco, nessun timore di tenere il baricentro alto: questa è stata la partita dei nerazzurri di De Boer, che nell’occasione ha giocato anche il ruolo di scaccia fantasmi, allontanando proprio quelli vestiti da Capello, Garcia e Prandelli.

Complicato in origine il gioco bianconero, chiuso Pjanic in un fazzoletto di campo, l’Inter ha sfornato una prestazione superiore, con Banega nel ruolo di direttore d’orchestra ed uno straordinario Icardi che ha letteralmente incantato San Siro. Vuoi per la presenza degli eroi del Triplete in tribuna, vuoi perché il tempo non può che lavorare a favore di un organico che su otto undicesimi è tra i migliori del campionato, ieri sera i nerazzurri hanno mostrato cosa sanno fare, sebbene ancora in un condizione fisica non perfetta. De Boer, d’altro canto, ha parlato di novembre come il mese in cui si vedrà la vera Inter. Intanto la Juve è servita, dunque imbattibile non è.

La squadra di Allegri, probabilmente convinta di poter dominare un’Inter ancora imballata e in costruzione, non ha considerato le motivazioni che i nerazzurri trovano al Meazza di fronte alla Juve. Sotto tono e ingabbiato Pjanic, in difficoltà il trio difensivo sotto il pressing interista, sia Mandzukic che Higuain non hanno mai messo la Juve in condizione di rendersi veramente pericolosa, benché la partita di Dybala sia stata discreta. Una sconfitta non può che far bene per far tornare i campioni d’Italia con i piedi per terra. Succede infatti che quando tutti dicono che sei il più forte, tutti provano a batterti. Meglio saperlo.

A questo punto, perciò, i bianconeri si fermano a quota 9 in classifica e il Napoli è primo da solo in testa con 10 punti. Sabato la squadra di Sarri batte 3-1 il Bologna con un’altra doppietta del nuovo gioiellino Milik, che risolve la gara dopo il vantaggio di Callejon e il momentaneo pareggio di Verdi.

Come somma beffa, la Juve viene raggiunta in classifica anche dal Sassuolo dei miracoli, vittorioso per 2-0 in casa sul Genoa grazie a un rigore trasformato da Politano e procurato da una grande giocata di Defrel, e da un colpo di testa vincente in tuffo ad opera dello stesso Defrel.

Con questo risultato i neroverdi di Di Francesco riescono anche a superare di due lunghezze la Roma, battuta per 1-0 nel posticipo dalla Fiorentina. A decidere la gara del Franchi è una rete di Badelj, sul cui destro da fuori c’è però l’ombra di un fuorigioco di Kalinic, che si trovava fra il pallone e Szczesny.

I giallorossi vengono così raggiunti in classifica dai cugini della Lazio, che in uno degli anticipi di giornata regolano il Pescara con tre gol nell’arco di nove minuti: prima i colpi di testa di Milinkovic e Radu, poi la botta sotto la traversa di Immobile su grande assist di Keita.

Arriva a quota 7 anche il Chievo, che vince 2-1 in rimonta a Bergamo. Al vantaggio iniziale dell’Atalanta con Zapata rispondono prima Castro, poi Cacciatore, che segna il gol vittoria per i veneti al 94esimo.

Bella vittoria anche del Cagliari, vittorioso per 3-0 sull’Atalanta con una doppietta di Borriello (ex della gara) e una rete di Sau. Chiudono il quadro della giornata l’1-1 fra Crotone e Palermo e il pareggio a reti inviolate fra Torino e Empoli. 



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In una domenica funestata dal maltempo che ha colpito quasi tutta l’Italia, la partita della giornata è Roma-Sampdoria. I giallorossi la portano a casa e arrivano a 7 punti in classifica, agganciando il Napoli, ma che fatica. Il gol in avvio di Salah porta avanti padroni di casa, che poi però si fanno rimontare prima dell’intervallo. I blucerchiati prima pareggiano con una prodezza di Muriel, poi passano in vantaggio con Quagliarella. Intanto, sull’Olimpico si scatena un nubifragio che allaga mezzo stadio. L’arbitro sospende la partita e Spalletti ha il tempo di riorganizzare la squadra.

Dopo una lunga interruzione, i capitolini cambiano musica con gli ingressi di Totti e Dzeko: il capitano accende la luce, il bosniaco sbaglia tanto come al solito, ma su un assist straordinario del numero 10 riesce a stoppare e a insaccare in bello stile. Dopo 20 minuti di assedio romanista la Samp prova a reagire e per poco sfiora il colpaccio, ma non è destino. Al 92esimo Dzeko cade in area con ritardo malandrino rispetto al contatto, ma l’arbitro assegna il rigore. È il quarto per la Roma in 3 giornate. Totti trasforma spiazzando Viviano. Sono 259 in Serie A.

Un gol negli ultimi minuti decide anche la partita di San Siro, dove il Milan viene sorprendentemente sconfitto per 1-0 dall’Udinese. A due giri d’orologio dal 90esimo, Badu mette dentro il pallone per Perica, che insacca trovando con una buona dose di fortuna una deviazione decisiva da parte di Abate. I friulani non vincevano a Milano contro i rossoneri da ben nove anni.

La Lazio riesce a tornare con un punto dalla trasferta di Verona. Il Chievo passa in vantaggio nella ripresa con un colpo di testa di Gamberini, lasciato incredibilmente solo sul limite dell’area piccola in occasione di un calcio d’angolo. Dopo pochi minuti i biancazzurri però riescono a pareggiare i conti con un altro colpo di testa, stavolta di De Vrij, alla prima marcatura con la maglia della Lazio.

La squadra di Inzaghi è così già a -5 dalla vetta della classifica, occupata naturalmente dalla Juventus, unica squadra della Serie A ancora a punteggio pieno. L’ultima vittoria di bianconeri risale a sabato, quando allo Stadium la squadra di Allegri si è sbarazzata con una facilità disarmante del Sassuolo. Il 3-1 finale matura interamente nel primo tempo: ad aprire le marcature è, nemmeno a dirlo, Higuaìn, autore di una doppietta spettacolare (soprattutto il secondo gol, segnato con un potente tiro al volo su un assist a palombella di Kedhira). La rete che chiude la partita è una tap in di Pjanic.

Nell’altro anticipo di giornata, il Napoli fa un sol boccone del Palermo, schiantato 3-0 in trasferta. In questo caso, tutti i gol arrivano nella ripresa: a segnarli sono Hamsik e Callejon, con lo spagnolo autore di una doppietta (la seconda dopo quella messa a segno contro il Milan).

In attesa di Empoli-Crotone e del recupero di Genoa-Fiorentina (sospesa per pioggia), chiudono il quadro della giornata Bologna-Cagliari e Atalanta-Torino. Al Dall'Ara vincono 2-1 grazie alle reti di Verdi (su punizione) e Di Francesco (primo gol in A); bella ma inutile la punizione di Bruno Alves che accorcia le distanze per i sardi.

Stesso risultato a Bergamo, dove la squadra di Gasperini supera i granata grazie alla gentile collaborazione di Joe Hart. Dopo il momentaneo vantaggio torinista firmato da Iago Falque con una gran punizione, il portiere della nazionale inglese decide di esordire nel campionato italiano con un’uscita a farfalle che propizia il pareggio di Masiello. Decide la partita un rigore trasformato da Kessiè, alla quarta rete in tre partite.

Con una rimonta negli ultimi dieci minuti grazie a una doppietta firmata Icardi, l’Inter passa a Pescara e vince la sua prima partita della stagione. Gara divertente e occasioni da entrambe le parti con portieri alla ribalta. Il tabellino direbbe che l’Inter, vuoi per i gol, vuoi per possesso palla, vuoi per un numero enorme di corner, abbia dominato, ma così non è stato.

Certo, la squadra di Oddo ha giocato solo di rimessa ma le ripartenze tra Caprari e Verrè sono state da manuale e i nerazzurri hanno rischiato di perdere, cosa che avrebbe aperto problemi serissimi ad Appiano Gentile.

Sugli scudi Banega e Icardi, con Handanovic i migliori, sotto tono sono apparsi Candreva e Perisic, mentre ci si chiede come D’Ambrosio possa giocare nell’Inter. Di Caprari e Verrè si è detto ma tutto il Pescara ha giocato bene. La squadra di De Boer ha risentito positivamente dell’innesto di Joao Mario e di un assetto più logico ma l’assenza di rapidità e di furore agonistico non consente il decisivo salto di qualità.

Intanto De Boer rompe un tabù e negli ultimi dieci minuti fa entrare tre attaccanti e la differenza di tasso tecnico viene fuori. Mosse così in Italia sono inconsuete, solo Mourinho ne inseriva due insieme. Intanto i tre punti avvicinano la squadra all’allenatore e viceversa.

di redazione

I tre punti sono arrivati, ma quanta fatica. L'Italia comincia bene il torneo di qualificazione ai mondiali di Russia 2018, battendo 3-1 in trasferta la modesta squadra di Israele. Lo fa con una prova più di carattere che di gioco, resistendo per 35 minuti in inferiorità numerica.

I nostri avversari iniziano la partita con velocità  e convinzione, ma con altrettanto disordine. Gli azzurri non hanno difficoltà a contenere l'esuberanza degli israeliani, che in difesa non dimostrano molta organizzazione. Dopo un quarto d'ora, infatti, Pellè si ritrova smarcato nell'area piccola, liberissimo d'insaccare con il più semplice dei tocchi un cross basso di Antonelli. L'esterno del Milan è uno dei più positivi della prima frazione, insieme al compagno di club Bonaventura, con cui forma un’inedita quanto dinamica catena di sinistra.

Non a caso, l'azione che porta al raddoppio azzurro nasce proprio da un'iniziativa di Bonaventura, che con un doppio passo salta il diretto avversario e viene atterrato sulla linea dell'area di rigore. L'arbitro fischia e Candreva trasforma in scioltezza dal dischetto, spiazzando il portiere.

La partita sembra finita, ma non è così. A rimettere in gara Israele ci pensa Chiellini, che, dopo il doppio svarione in amichevole contro la Francia, conferma di attraversare un periodo di scarsa concentrazione. Dopo aver rimediato un'ammonizione inutile, il centrale della Juve sbaglia un controllo in fase di disimpegno  e innesca l'attacco avversario. Il pallone finisce sui piedi di Ben Haim, che s'inventa un pallonetto chirurgico dal vertice dell'area. Probabilmente lo racconterà ai nipotini: non è cosa da tutti i giorni battere Buffon (piazzato male) con un colpo del genere.

Prima dell'intervallo Candreva deposita un cioccolatino sulla testa di Pellè, che gira il pallone a botta sicura, ma il portiere israeliano fa una gran parata e devia in calcio d'angolo.

A inizio ripresa gli azzurri hanno un'altra occasione con un inserimento centrale di Eder, ma il pallonetto al volo del centravanti interista esce di poco. Purtroppo, al 54esimo Chiellini corona la sua prestazione da incubo rimediando una seconda ammonizione, inutile come la prima, per una trattenuta ingenua a centrocampo. Rimaniamo in 10. Ventura corre ai ripari inserendo Ogbonna al posto di Bonaventura, ma nel caldo di Haifa l'inferiorità numerica si fa sentire.

A mezz'ora dalla fine inizia un vero e proprio assedio israeliano alla porta di Buffon. Per ridare smalto alla manovra il ct azzurro mette in campo Florenzi per Candreva e Immobile per Eder. L'Italia però si schiaccia indietro, non riesce a ripartire in velocità e quando allontana il pallone lo fa con lanci lunghi su cui i padroni di casa arrivano sempre per primi.

In questa fase è prezioso il lavoro di Verratti, che non era in condizione di giocare tutta la partita (era prevista la staffetta con Montolivo), ma nell'emergenza si sacrifica in un gran lavoro d'interdizione più che di regia.

Poi, all'83esimo, un lampo. Buffon rinvia, Pellè prolunga di testa, Immobile tira una spallata al suo marcatore e scarica in rete un destro di pura rabbia. Quattro minuti dopo lo stesso attaccante ex pupillo di Ventura ai tempi del Torino ha sul sinistro la palla per chiudere la partita, ma solo davanti al portiere spreca l'occasione tirando a lato. Di lì alla fine, però, non succede più nulla.

Insomma, un esordio positivo. Vale la pena di sottolineare la spregiudicatezza di Ventura, che malgrado l’inferiorità numerica non rinuncia mai alle due punte. Fosse andata male, naturalmente, sarebbe stato subissato di critiche per questa scelta. Per fortuna è andata bene, ma fra un mese avremo bisogno di un gioco molto più brillante. Davanti a noi ci sarà la Spagna, che ieri ha disintegrato 8-0 il Liechtenstein.

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Inizia male l’era Ventura sulla panchina dell’Italia. Il 3-1 subito in casa per mano della Francia lascia pensare che il carattere impresso da Conte agli azzurri sia già un ricordo e sporca la storia della nazionale al San Nicola di Bari (fin qui, 9 vittorie e un pareggio), città che in passato aveva fatto la fortuna dell’attuale ct.

La partita è caratterizzata da due anomalie. Primo, a prodursi con costanza nella nobile arte del catenaccio-e-contropiede sono i francesi, non gli 11 di Ventura, che pure è un maestro di questo schema elementare (non a caso il momentaneo pareggio di Pellè arriva grazie a una ripartenza sulla fascia di Eder).

Secondo, gli errori più gravi degli italiani arrivano nell’unico reparto che eravamo abituati a considerare solido: la difesa. Tutti i gol dei nostri avversari sono figli di svarioni della nostra retroguardia: sull’1-0 di Matial, Chiellini buca la chiusura e Barzagli sbaglia il fuorigioco; il 2-1 di Giroud pesa ancora su Chiellini, che perde la marcatura; il 3-1 finale, invece, è figlio di una clamorosa ingenuità dell’esordiente Donnarumma, che su un cross sbagliato da Kurzawa si preoccupa di coprire al centro, mentre il pallone s’insacca sul primo palo.

I nostri avversari sono probabilmente superiori a livello tecnico, ma si limitano al minimo sindacale. Chiudono gli spazi al centro, lasciando che gli azzurri si dilettino in quelle decine di cambi di gioco che tanto piacciono al nostro allenatore. Il problema è che i francesi prosciugano la fonte del nostro gioco, mettendo in marcatura a uomo Giroud su De Rossi nel primo tempo e Gignac su Verratti nella ripresa.

Il compito d’impostare, perciò, ricade interamente sulla difesa. Un bel guaio, considerando l’assenza di Bonucci e del suo piede sinistro. Agli azzurri non resta che arrangiarsi passando il pallone ad Astori, che è un buon marcatore ma non certo un playmaker con visione di gioco. E infatti gli errori si sprecano.

Nei rari casi in cui riusciamo a raggiungere le fasce, peraltro, troviamo sbocchi solo sulla destra con Candreva. Nella ripresa la situazione migliora sulla catena di sinistra con l’ingresso di Florenzi al posto di De Sciglio, ma la manovra è comunque troppo lenta e prevedibile. Mancano le sovrapposizioni, le triangolazioni, i movimenti senza palla. Raramente riusciamo a mettere in difficoltà gli esterni difensivi di Deshamps e il povero Pellè rimane ancorato in mezzo a tre giganti francesi, aspettando palloni che non arrivano mai.

L’unica nota positiva della serata è che, finalmente, hanno esordito con la maglia della nazionale maggiore Rugani, Belotti e Donnarumma (d’accordo, ha sbagliato, ma ha pur sempre 17 anni ed è indiscutibilmente il successore di Buffon). A volersi concedere una considerazione frivola, è davvero bella anche la nuova divisa sfoggiata dagli azzurri, probabilmente la più elegante da molti anni a questa parte.

Per il resto, il confronto Ventura-Conte può sembrare ingeneroso dopo una sola partita, ma è inevitabile. Il tecnico genovese è un vecchio maestro del calcio spumeggiante di provincia, un uomo capace di portare il Torino in Europa League e di fargli perfino sbancare un fortino come il San Mamés di Bilbao. Ma su palcoscenici internazionali di questo spessore non ha esperienza, e si vede.

Non prova neanche a scardinare la gabbia tattica preparata da Dechamps: ha in mente una sola idea di gioco e la porta vanti qualsiasi cosa accada. In più, non si fa sentire dalla panchina. Non urla, non minaccia i giocatori di morte ad ogni passaggio in orizzontale sbagliato come faceva Conte. Non tiene alta la tensione agonistica, né la concentrazione. E questo, alla fine, fa la differenza. 

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Ancora una beffa per la Roma e per l’Inter. I giallorossi, in cerca di riscatto dopo il disastro dei preliminari di Champions col Porto, si fanno rimontare dalla loro tradizionale bestia nera, il Cagliari, che tanti dispiaceri ha dato ai capitolini negli ultimi anni. E dire che per la squadra di Spalletti, stavolta, sembrava davvero in discesa dopo il rigore trasformato da Perotti al settimo (il terzo in due partite) e il raddoppio di Strootman al primo minuto della ripresa.

I padroni di casa, però, non ci stanno e prima accorciano le distanze con Borriello (al quinto gol contro la sua ex squadra) poi pareggiano con Sau (uno dei migliori in campo), che malgrado l’altezza non titanica beffa di testa tutta la retroguardia romanista a tre minuti dalla fine.

Anche l’Inter aveva bisogno di una rivincita dopo lo scoraggiante 2-0 subito per mano del Chievo alla prima di Campionato, ma contro il Palermo alla fine è solo 1-1. In questo caso, però, sono i nerazzurri a rimontare, con Icardi che risponde Rispoli, a segno con un tiro deviato da Santon. A fornire l’assist per il pari dell’argentino è il neoacquisto Candreva, entrato sullo 0-1 e autore di una prestazione convincente.

Ben diverso l’avvio di stagione delle genovesi e del Sassuolo, tutte a punteggio pieno dopo 2 partite. Nella seconda gara di questa Serie A gli emiliani superano 2-1 il Pescara grazie alle reti di Defrel e del solito Berardi, stesso risultato con cui la Sampdoria batte in rimonta l’Atalanta. Quagliarella su rigore e Barreto di testa rispondono al vantaggio firmato Kessié, al terzo gol dopo la doppietta alla prima giornata contro la Lazio.

Quanto al Genoa, i gialloblù giocano una partita bifronte. Chiudono il primo tempo in svantaggio per 1-0 sul campo del Crotone – è Palladino a segnare il primo storico gol dei calabresi in Serie A, e per lui è anche un gol dell’ex – poi nella ripresa si svegliano di soprassalto e segnano tre volte in meno di venti minuti. Gakpè pareggia all’inizio del secondo tempo, poi Pavoletti festeggia con una doppietta la prima convocazione in azzurro.

La prospettiva di esordire in nazionale fa bene anche a Belotti, che con una tripletta trascina il Torino al trionfo casalingo per 5-1 sul Bologna (le altre reti sono di Martinez e Baselli), riuscendo nell’impresa di segnare 4 gol e sbagliare due rigori in appena due partite. Grave passo indietro per la squadra di Donadoni, che porta a casa come sola nota positiva il gran gol in azione personale di Taider, capace di rubare palla a centrocampo e di scaricare in porta dal limite dell’area.

Ben più limitata nel punteggio, ma altrettanto importante, la vittoria della Fiorentina per 1-0 sul Chievo. I viola festeggiano al Franchi i 90 anni della società grazie al gol di testa firmato da Carlos Sanchez, a segno all’esordio da titolare in Serie A dopo aver marcato appena una rete nelle ultime due stagioni con l’Aston Villa. Bene anche l’Udinese, che al Friuli supera 2-0 l’Empoli con i gol di Felipe e Perica, uno all’inizio e uno alla fine della partita.

Quanto alle partite del sabato, il Napoli dimostra di non avere molti problemi in fase offensiva nonostante la partenza di Higuain. Gli azzurri superano 4-2 al San Paolo un Milan volenteroso ma ancora troppo fragile per essere all’altezza della sua storia recente. Dopo la doppietta nel primo tempo del polacco Milik, che esordisce nel migliore dei modi davanti al pubblico di casa, nella ripresa i rossoneri riescono sorprendentemente a pareggiare con Niang e Suso, ma poi vengono schiantati da un’altra doppietta, stavolta di Callejon. A dir poco ingenui Kucka e Niang, che si fanno espellere costringendo i compagni a chiudere la gara in 9.

Meno pirotecnica la vittoria della Juventus, che all’Olimpico supera di misura la Lazio. A segnare il gol partita è Khedira, abile a sfruttare un duplice errore difensivo dei biancazzurri: prima Biglia svirgola un pallone che avrebbe dovuto rinviare, poi Radu perde la marcatura su un avversario più forte di lui, ma tutt’altro che veloce. La squadra di Inzaghi esce comunque dal campo a testa alta, con la concreta speranza di aver trovato in Bastos un difensore centrale all’altezza di fare reparto con De Vrij ed evitare i disastri dell’anno scorso.   







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