di Sara Michelucci

E' l'uomo Steve Jobs quello che Danny Boyle decide di mostrare nell'omonimo film sul 'guru' della Apple. Il regista di The Millionaire decide di ambientare il suo nuovo lavoro nel backstage del lancio di tre prodotti iconici, culminato nel 1998 con la presentazione dell’iMac. Il film su Jobs (intepretato da un bravo Michael Fassbender) ci porta dietro le quinte della rivoluzione digitale per dipingere il ritratto intimo dell'uomo che ha rappresentato un cambiamento nel mondo del computer, non solo tecnologico ma anche e, forse, soprattutto del marketing.

Boyle ha di certo la capacità di mettere in evidenza un lato personale che conferisce al personaggio spessore, senza cadere in luoghi comuni o in uno scontato buonismo e idolatria. Ben costruito il ruolo interpretato da Kate Winslet, candidata all'Oscar, che interpreta Joanna Hoffman, membro del team della Macintosh e della NeXT e spalla di Jobs soprattutto per quanto riguarda il lato comunicativo. Ma non solo. Sarà anche colei che lo metterà di fronte al fatto di essere padre e di doversi prendere cura della figlia.

La pellicola si basa sulla biografia autorizzata Steve Jobs, scritta da Walter Isaacson e pubblicata nel 2011 ed è il secondo film biografico su Steve Jobs, dopo Jobs di Joshua Michael Stern uscito nel 2013.

Steve Jobs (Usa 2015)

REGIA: Danny Boyle
ATTORI: Michael Fassbender, Kate Winslet, Sarah Snook, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Perla Haney-Jardine, Katherine Waterston, Adam Shapiro
SCENEGGIATURA: Aaron Sorkin
FOTOGRAFIA: Alwin H. Kuchler
MONTAGGIO: Elliot Graham
PRODUZIONE: Cloud Eight Films, Decibel Films, Management 360
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un film impegnativo, dal punto di vista soprattutto della messa in scena, quello che il regista messicano Alejandro González Iñárritu porta sullo schermo. Revenant - Redivivo, che lancia nuovamente Leonardo di Caprio nella meritata corsa agli Oscar, si basa sull'omonimo romanzo del 2003 ed è parzialmente ispirato alla vita del cacciatore di pelli Hugh Glass, vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento e che nel 1823, durante una spedizione commerciale nei territori dove nasce il Missouri, viene abbandonato dai suoi compagni, che lo credono ormai sul punto di morire.

È una storia intensa, dal sapore epico ma anche legata ai grandi film del passato quella che il regista di Birdman porta sul grande schermo. Non si può non pensare a Soldato Blu, in quella lotta tra indiani e uomo bianco, in quella ferocia tipica di ogni colonizzazione che estirpa le radici culturali e umane per la conquista della terra. Ma c'è anche un forte richiamo al genere western, con l'ultimo duello tra buono e cattivo, in questo caso a colpi di coltelli e non di pistole.

Iñárritu pesca nel grande calderone del cinema ma, come sempre, riesce a dare alla luce un film impeccabile da punto di vista tecnico e registico, con una fotografia eccezionale che mostra paesaggi sconfinati e piuttosto ostili, ma anche metafora di grandezza e libertà. E’ semmai il racconto, che forse risulta un po' più 'scontato', abituati come siamo ad una certa originalità narrativa quando ci troviamo di fronte a un film di Iñárritu.

Resta comunque la grande capacità di coinvolgere lo spettatore in diverse ambientazioni, costruite partendo da una natura difficile e mettendo a contatto l'uomo con se stesso, la propria spiritualità, i ricordi e il suo passato, ma anche e soprattutto con le sue capacità di sopravvivenza. Toccando il limite.

Revenant – Redivivo (Usa 2015)

REGIA: Alejandro Gonzalez Iñárritu
ATTORI: Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter, Domhnall Gleeson, Paul Anderson, Lukas Haas
SCENEGGIATURA: Alejandro Gonzalez Iñárritu, Mark L. Smith
FOTOGRAFIA: Emmanuel Lubezki
MONTAGGIO: Stephen Mirrione
MUSICHE: Ryûichi Sakamoto, Bryce Dessner , Carsten Nicolai
PRODUZIONE: New Regency Pictures, Anonymous Content, Appian Way, RatPac Entertainment
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Il labirinto del silenzio, firmato dal regista Giulio Ricciarelli, che ne ha anche scritto la sceneggiatura, non è solo un nuovo film su Auschwitz e l'orrore del nazismo. E’ anche una chiara e diretta denuncia alla volontà da parte della Germania della fine degli anni '50 di non volere ricordare quel buio spaccato di storia.

Il regista affida al giovane procuratore Johann Radmann, interpretato da un convincente André Szymanski, l'onore di riportare a galla quello che il campo di concentramento polacco ha rappresentato durante la seconda Guerra Mondiale. E quello che rappresenta oggi.

Radmann, spinto da un giornalista che ha come amico un reduce di Auschwitz, inizia a indagare su quello che è stato. Si imbatte così in alcuni documenti che sono il perfetto strumento per dare il via al processo contro alcuni importanti personaggi pubblici coinvolti nell'Olocausto, tra cui il medico nazista Josef Mengele. Ma il giovane procuratore si troverà ben presto di fronte a un muro di omertà, che riuscirà però a far cadere grazie alle testimonianze di numerosi sopravvissuti.

Gli orrori del nazismo, quindi, si accompagnano al silenzio di uomini comuni che non vogliono sapere, pur di proteggere la loro tranquillità. Il film è quindi costruito proprio su una narrazione che tenta a tutti i costi di voler trovare l'uscita da questo labirinto, dove in tanti sembrano essere stati coinvolti o colpevoli.

Certamente la capacità della pellicola è quella di portare nuovamente davanti alle coscienze quello che è stato l'abominio del genocidio, con un sguardo nuovo che punta soprattutto al presente e al futuro, per creare una nazione migliore. 

Il labirinto del silenzio (Germania 2016)

REGIA: Giulio Ricciarelli
ATTORI: André Szymanski, Alexander Fehling, Friederike Becht
SCENEGGIATURA: Giulio Ricciarelli, Elisabeth Bartel
FOTOGRAFIA: Martin Langer, Roman Osin
MUSICHE: Niki Reiser
PRODUZIONE: Claussen Wöbke Putz Filmproduktion, Naked Eye Filmproduktion

DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un altro pezzo di cinema italiano se ne va inesorabilmente. Ettore Scola si è spento ieri all'età di 84 anni al Policlinico di Roma, dopo essere entrato in coma domenica sera. Nella capitale è stata aperta in piazza del Verano la camera ardente del maestro, mentre domani alla Casa del Cinema verrà omaggiato.

Nato a Trevico (Av) nel 1931, Scola si è sempre distinto per il suo cinema impegnato che scandagliava minuziosamente la società contemporanea, senza fare sconti a nessuno.
In Una giornata particolare con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, Scola aveva messo a nudo l'orrore e la pochezza del fascismo, guardando attraverso gli occhi dell'omosessuale Gabriele e con quelli di Antonietta, casalinga devota a marito e Duce, ma che ben presto si renderà conto di quello che veramente rappresenta il regime.

In C'eravamo tanti amati, del 1974, Scola sceglie la commistione tra commedia e cinema impegnato per percorrere circa 30 anni di storia italiana attraverso i ricordi di tre partigiani. Nelle sue pellicole è sempre alta la riflessione a una crisi intellettuale che percorre la società italiana. Ne è un esempio La terrazza, dove vengono messi in risalto le crisi e i bilanci di un gruppo di intellettuali idealisti.

Crisi che si riversa anche nel costume stesso e nella politica, incapace di rendere migliore la cosa pubblica. Nel film La Famiglia il regista racconta le vicende di una famiglia borghese attraverso differenti anni. Un racconto che non esce mai dalle mura domestiche, ma che non si limita a narrare fatti privati, perché il rapporto con il mondo e i cambiamenti della società è inesorabile.

“Con Ettore Scola scompare un protagonista del cinema italiano. La cultura e lo spettacolo mondiali perdono un grande maestro che ha raccontato, con acume e sensibilità straordinari, vicende, personaggi e periodi della nostra storia contemporanea”, dichiara il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ci piace pensare che il vuoto della perdita del grande regista sarà in parte colmato da tutti i capolavori che ha firmato, rivedendo i quali forse la sua assenza risulterà meno amara.


di Sara Michelucci

Convince il nuovo lavoro di Adam McKay, La grande scommessa, che vede assoldati attori del calibro di Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt. La storia ruota attorno all'intuizione di un gruppo di investitori che è riuscito a capire cosa stava per succedere sul mercato  prima dello scoppio della crisi finanziaria del 2007-2008. Il regista decide di raccontare storie simultanee di tre gruppi di persone, capaci di mettere in luce le basi del tracollo finanziario mondiale, riuscendo a ricavarne ghiotti profitti.

Speculatori visionari, che si mettono in gioco e rischiano, scommettendo contro il sistema ma riuscendo a batterlo. La Grande Scommessa è la storia di uomini diversi, antieroi dai caratteri spigolosi, attraverso i quali guardare quello che è accaduta nell'economia mondiale.

Personaggi tutti differenti tra loro: c'è il medico che si diverte a investire appena ha tempo, condividendo consigli su un forum; c'è la coppia di ragazzi partita con 100 mila dollari da un garage; il finanziere aggressivo che pensa di saperne una più degli altri e che ben presto si renderà conto di aver ragione. E grazie alla loro diversità rispetto a tutti gli altri, capiranno che i rendimenti sui mutui e sui derivati sarebbero prima o poi finiti.

Il film è sicuramente interessante dal punto di vista della costruzione dei personaggi, i quali hanno tutti delle caratteristiche ben definite, essenziali anche nella costruzione della storia. Piace anche la mescolanza di registri drammatico e ironico, dove non si tralascia di mettere in evidenza chi siano i veri colpevoli.

La grande scommessa (Usa 2016)

REGIA: Adam McKay
ATTORI: Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Selena Gomez, Marisa Tomei, Steve Carell, Melissa Leo, John Magaro, Finn Wittrock, Karen Gillan, Max Greenfield, Jeremy Strong, Margot Robbie, Billy Magnussen, Rafe Spall, Hamish Linklater
SCENEGGIATURA: Adam McKay, Charles Randolph
FOTOGRAFIA: Barry Ackroyd
MONTAGGIO: Hank Corwin
PRODUZIONE: Plan B Entertainment
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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