di Sara Michelucci

È un Bellocchio che sperimenta, che non lascia nulla al caso, ma che al contempo stupisce e interroga lo spettatore quello di Sangue del mio Sangue, ultima fatica del regista emiliano. Bellocchio fa i conti con la storia, raccontando di Federico, giovane uomo d’armi che cerca la vendetta del fratello, un sacerdote che si è ucciso, sembra per amore.

Ad essere incolpata è una giovane suora, Benedetta, creduta dall’Inquisizione avere un’alleanza con Satana. Federico, al tempo stesso, viene sedotto come il suo gemello dalla donna, che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio.

Secoli dopo tornerà nel medesimo posto, ormai abbandonato, un altro Federico, ispettore ministeriale che, accompagnato da un magnate russo interessato ad acquistare la proprietà, scoprirà che l’ex prigione-convento di Santa Chiara è ancora abitata da un misterioso conte, interpretato da un bravo Roberto Herlitzka. Un ‘vampiro’ contemporaneo, che esce solo di notte per le strade della città. Esplicito, ovviamente, è il riferimento a La monaca di Monza di Manzoni.

Il regista parte dal passato per raccontare il presente, in un parallelismo che non è così immediato ma su cui, se ben ci si riflette, nascono delle connessione importanti. È un’Italia chiusa, protetta, come dice lo stesso regista “dal sistema consociativo e corruttivo dei partiti e dei sindacati che la globalizzazione sta radicalmente trasformando (non si capisce ancora se in meglio o in peggio)”.
Il film è stato presentato all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.


Sangue del mio Sangue (Italia 2015)

REGIA: Marco Bellocchio
ATTORI: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman, Federica Fracassi, Alberto Cracco, Bruno Cariello, Toni Bertorelli, Filippo Timi, Elena Bellocchio, Alberto Bellocchio
FOTOGRAFIA: Daniele Ciprì
MONTAGGIO: Francesca Calvelli, Claudio Misantoni
MUSICHE: Carlo Crivelli
PRODUZIONE: IBC Movie, Kavac; in collaborazione con Rai Cinema Distributore
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Si muove in un taxi l’occhio del regista. E lo spettatore guarda attraverso l’obiettivo di una mini telecamera, posta sul cruscotto del veicolo guidato per le vie di Teheran dal regista iraniano Jafar Panahi. E non si stenta a capire come mai Taxi Teheran si sia aggiudicato l’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2015. Il regista, la cui vita è segnata da diversi arresti politici da parte del governo iraniano, è seduto al volante del suo taxi e percorre le animate strade di Teheran.

La Teheran contemporanea, fatta di tante contraddizioni e divieti, dove la libertà è un’utopia, è tratteggiata attraverso i racconti dei passeggeri che si susseguono e si confidano con il regista.

Tra ironia e drammaticità, Panahi riesce ad andare nel cuore della cultura iraniana, in quella volontà di cambiamento che scuote dall’interno il Paese. Già con Abbas Kiarostami - di cui Panahi è stato aiuto regista sul set di Sotto gli ulivi - la città iraniana veniva vista con gli occhi dei passeggeri di una macchina guidata da una donna e dall’obiettivo di una minicamera digitale.

Ma in questo caso c’è un elemento in più: il regista si "sveste" del suo ruolo e si mette davanti la macchina da presa, parlando, oltre che della condizione in cui versa la cultura in Iran, indirettamente anche di se stesso e della sua, di condizione.

Nel 2010, Jafar Panahi viene condannato a non poter più realizzare film, scrivere sceneggiature, concedere interviste alla stampa e uscire dal suo paese per un periodo di tempo indeterminato, pena 20 anni di incarcerazione per ogni divieto violato, ovvero una pena complessiva potenziale di 80 anni di prigione. La condanna viene confermata in appello nell’autunno del 2011.

Malgrado queste interdizioni, il regista continua a fare film, ottenendo numerosi riconoscimenti in vari Festival all’estero. Ed è il racconto scolastico della nipotina, che elenca gli elementi che permettono a un film di essere ‘distribuibile’ in Iran, a descrivere la condizioni in cui versa l’arte nel Paese. 

Taxi Teheran (Iran 2015)
REGIA: Jafar Panahi
SCENEGGIATURA: Jafar Panahi
ATTORI: Jafar Panahi
FOTOGRAFIA: Jafar Panahi
MONTAGGIO: Jafar Panahi
PRODUZIONE: Jafar Panahi Film Productions
DISTRIBUZIONE: Cinema

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

È ancora una volta la storia di un pugile che cerca il riscatto a tornare al cinema con Southpaw – L’ultima sfida New York di Antoine Fuqua. Billy Hope (un bravo Jake Gyllenhaal) è un campione imbattuto dei pesi massimi. Un mancino che ha un modo di combattere molto aggressivo.

Dai bassifondi è riuscito a conquistare la vetta e ora ha una villa mozzafiato, una moglie bellissima che adora e che come lui proviene dall’orfanotrofio dove entrambi sono cresciuti, e una figlia piccola.

Ma è ora che la sua vita cambi, che smetta con la boxe. La moglie Maureen prova a convincerlo, ma prima che Billy possa avere una nuova vita, un incidente gli porta via l’amata. Il suo rivale Miguel Escobar, infatti, durante una violenta lite fa partire un colpo di pistola che colpisce Maureen, uccidendola. E così la vita di Billy sarà stravolta.

Un film sicuramente duro e che colpisce, ma che non riesce a decollare in maniera incisiva, anche a causa di una struttura narrativa poco snella e ancorata a degli stereotipi che non lo rendono pienamente originale. Il cast, sicuramente, è azzeccato e riesce a dare slancio alla pellicola, che nella costruzione dei personaggi risulta interessante.

Southpaw – L’ultima sfida New York

(Usa 2015)

Regia: Antoine Fuqua
Cast: Jake Gyllenhaal; Forest Whitaker; Rachel McAdams
Sceneggiatura: Kurt Sutter
Produzione: Escape Artists, Fuqua Films, Riche Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Fotografia: Mauro Fio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nuova missione impossibile per Tom Cruise, impegnato questa volta a fare i conti con il Sindacato, un'organizzazione di assassini altamente addestrati che vogliono distruggere la Imf. Ma con l'aiuto della sua squadra dovrà affrontare il clan e raderlo al suolo, costi quel che costi. Mission: Impossible - Rogue Nation, scritto e diretto da Christopher McQuarrie, è il quinto film della saga Mission: Impossible. Cruise veste nuovamente i panni dell’agente Ethan Hunt ed è affiancato da attori come Jeremy Renner, Simon Pegg, Ving Rhames e Alec Baldwin.

Le differenze, rispetto al passato, sono ovviamente ben visibili, a partire dalla tenuta fisica degli attori, nonostante Tom Cruise rappresenta ancora quel supereroe che tutto può e tutto riesce a fare e soprattutto a cui tutto è concesso.

Ovviamente, ancora una volta, il film è costruito su effetti speciali e corse mozzafiato, con la suspense appesa a ogni volo del protagonista. Ma non manca l’ironia, e questa forse è la mossa più azzeccata dal regista, che riesce così a rendere ‘il nostro eroe’ più umano e probabilmente a giocare anche sul genere in maniera non del tutto banale.

Mission: Impossible - Rogue Nation (Usa 2015)

REGIA: Christopher McQuarrie
SCENEGGIATURA: Christopher McQuarrie
ATTORI: Tom Cruise, Alec Baldwin, Jeremy Renner, Simon Pegg
FOTOGRAFIA: Robert Elswit
MONTAGGIO: Eddie Hamilton
MUSICHE: Joe Kraemer
PRODUZIONE: Bad Robot, Skydance Productions, TC Productions
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Non entusiasma il nuovo lavoro di Paul Schrader, Il nemico invisibile, che sia a livello di sceneggiatura che di costruzione dei personaggi non riesce a staccarsi da una messa in scena piuttosto scontata. Evan Lake è un agente veterano della Cia, che ben presto si ritrova a dover fare i conti con i primi sintomi di una forma di demenza piuttosto precoce. Un fatto che lo getta in una situazione decisamente complicata a livello psicologico, come pure nei rapporti con l’organizzazione con cui ha lavorato per anni.

Così viene spinto verso un pensionamento anticipato. Quando, Milton Schultz, suo giovane protetto e che è sulle tracce del jihadista Muhammad Banir, scopre che il terrorista potrebbe essere ancora vivo, Lake decide di imbarcarsi in una rischiosa missione intercontinentale, per eliminare il suo nemico di sempre.

Ci troviamo di fronte a un lavoro che nuovamente gioca sul dualismo Occidente - Islam, tra buoni e cattivi, dove le azioni della Cia sembrano non essere così tanto deplorevoli, quasi che la colpa fosse di qualcun’altro. Il film, quindi, non decolla, nonostante la buona interpretazione di Nicholas Cage, che si conferma attore di valore.

Il nemico invisibile (Usa 2014)

REGIA: Paul Schrader
SCENEGGIATURA: Paul Schrader
ATTORI: Nicolas Cage, Anton Yelchin, Irène Jacob, Alexander Karim, David Lipper
FOTOGRAFIA: Gabriel Kosuth
MONTAGGIO: Tim Silano
MUSICHE: Frederik Wiedmann
PRODUZIONE: TinRes Entertainment, Over Under Media
DISTRIBUZIONE: Barter Entertainment

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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