di Sara Michelucci

L’amore alla terza età è ancora possibile? Se lo chiede il regista Roger Michell nel nuovo film, Le Week-End, che racconta la storia di una coppia di insegnanti inglese, Meg e Nick. Trent’anni dopo la loro luna di miele a Parigi, hanno deciso di tornarci per un lungo weekend. L’incontro inaspettato con un vecchio amico, Morgan, riuscirà a far capire a Nick tutto quello a cui tiene davvero nella vita, ma soprattutto nel suo matrimonio.

Meg, interpretata da Lindsay Duncan, è un’insegnante di liceo, mentre Nick (Jim Broadbent) ha una cattedra all’università. La loro vita insieme, come quella di ogni coppia sposata da tanti anni, alterna momenti di felicità a quelli di dolore e insoddisfazione.

Il rancore e l’amore si confondono tra loro, così come l’amarezza e l’affetto. I trent’anni trascorsi insieme vengono ripercorsi nel breve lasso temporale di un fine settimana, che però serve ai due per capire se stessi, il loro rapporto e ciò che vogliono l’uno dall’altro.

Il regista di Notting Hill e Hyde Park on Hudson riesce a creare un’atmosfera piacevole e a tratti anche divertente ed esilarante - come quando i due decidono di defilarsi da un lussuoso ristorante a causa del conto troppo salato - affrontando però questioni importanti. Lo humour è sicuramente dosato in maniera consapevole, senza eccedere, ma lanciando allo spettatore alcune tematiche su cui riflettere.

Molto bravi gli attori che riescono a dare una peso giusto ai personaggi di cui vestono i panni, e il trio risulta sicuramente vincente e molto empatico. Buona anche la sceneggiatura di Hanif Kureishi, che caratterizza i personaggi con successo e dosa al meglio tutti i passaggi che fanno si che questa commedia non sia scontata e banale come se ne vedono in altre occasioni. Il merito sta anche nella scelta di non chiudere con un happy end.

Le Week-End
(Francia, Gran Bretagna 2014)
regia: Roger Michell
sceneggiatura: Hanif Kureishi
attori: Lindsay Duncan, Jim Broadbent, Sophie-Charlotte Husson, Jeff Goldblum, Olly Alexander, Judith Davis
fotografia: Nathalie Durand
montaggio: Kristina Hetherington
musiche: Jeremy Sams
produzione: Film4, Free Range Films, Le Bureau
distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Dopo L’Appartamento Spagnolo, cult movie generazionale, e Bambole russe, il regista Cédric Klapisch porta sul grande schermo il terzo capitolo che vede protagonista, ancora una volta, lo scrittore Xavier Russeau. Rompicapo a New York continua le avventure di questo ragazzo francese, ormai 40enne, che dopo l’Erasmus in Spagna e l’esperienza a San Pietroburgo, si trasferisce a New York.

I due figli e la sua passione per il mondo lo hanno condotto negli Stati Uniti, e per la precisione nel quartiere colorato e un tantino caotico di Chinatown, dopo è costretto a trasferirsi dopo la crisi matrimoniale.

Ma Xavier è ancora alla ricerca di se stesso e di un ruolo preciso da seguire. E tra separazioni, genitori gay, famiglie in affido, immigrazione, lavoro nero, globalizzazione, la sua nuova vita americana è un rompicapo. E la città di New York rispecchia a pieno il romanzo che sta scrivendo: nevrotico e disordinato.

Sono tre le fasi della vita che sono state messe in scena da Klapisch: la prima è quella universitaria, sicuramente più spensierata, ma allo stesso tempo anche quella delle decisioni importanti legate al lavoro in particolare; la seconda è quella intermedia, dove si iniziano a progettare scelte importanti, come la realizzazione sentimentale e i figli e la terza, infine, è quella dove si fanno i conti con le decisioni prese e, a volte, con gli errori commessi.

Anche in questo terzo capitolo i temi trattati, seppur importanti, risultano affrontati in modo piuttosto leggero e lo stile della commedia, un po’ agrodolce, la fa da padrona. Conosciamo, quindi, tutto il percorso della vita di Xavier, che oscilla tra passato e presente in una perenne ricerca di un posto nel mondo. E il suo continuo spostamento da una città ad un’altra, dove incrocia figure e stili di vita differenti, fanno si che la sua ricerca sia ancora più complessa. Quello che, forse, accade un po’ ad ognuno di noi e per questo l’immedesimazione con il personaggio risulta piuttosto facile.  

Rompicapo a New York (Belgio, Francia, Usa 2014)

Regia: Cédric Klapisch

Attori: Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile de France, Kelly Reilly, Sandrine Holt

Sceneggiatura: Cédric Klapisch, Elizabeth Tremblay (supervisione)

Fotografia: Natasha Braier

Montaggio: Anne-Sophie Bion

Musiche: Loïc Dury,Christophe Minck

Produzione: Cn2 productions

Distribuzione: Academy Two

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Torna Tom Cruise in versione “action” nel nuovo film di fantascienza diretto da Doug Liman, Edge of Tomorrow dove è di nuovo il tema classico della lotta tra umani e alieni ad essere protagonista. In un futuro prossimo, infatti, i Mimics, che fanno parte di una razza aliena, colpiranno la Terra con una forza così massiccia da non dare alcun tipo di speranza agli eserciti terrestri.

Il maggiore William Bill Cage è un funzionario dell’esercito che viene ingaggiato in una missione a dir poco suicida. Non ha nessuna esperienza sul campo e infatti muore già nella prima battaglia. Però si trova bloccato in un ciclo temporale, in cui è costretto a rivivere continuamente la stessa sequenza di eventi, che culmina ogni volta con la sua morte.

Ma Cage non è completamente solo. Infatti incontra la soldatessa Rita Vrataski delle Forze Speciali (Emily Blunt), anche lei vittima di un loop temporale simile. Rivivendo continuamente gli stessi scontri in nuovi cicli temporali, Cage rafforza la sua abilità di combattimento. E così riesce a spezzare il ciclo temporale apparentemente senza fine.

Interessante l’utilizzo dell’elemento temporale, che è ciclico e torna sempre al punto di partenza. Ma quello che fa la differenza è proprio l’uomo e la sua capacità di migliorarsi e di riuscire, alla fine, a raggiungere l’obiettivo che si è prefisso, contando solo sulle sue forze. Quindi anche se sembra tutto statico, in realtà c’è una costante evoluzione del personaggio.

Il regista sfrutta molto bene il montaggio che è essenziale e la fa quasi da padrone più della storia stessa. Il film pesca anche dal mondo dei videogiochi, e degli “sparatutto" in particolare, con scenari e immagini che sono molto vicini ai giochi per console, coinvolgendo sicuramente lo spettatore che è proiettato in una nuova dimensione, a tratti ludica.

Edge of Tomorrow (Usa 2014)

Regia: Doug Liman
Sceneggiatura: D.W. Harper, Joby Harold, Alex Kurtzman, Roberto Orci
Attori: Tom Cruise, Emily Blunt, Bill Paxton, Lara Pulver, Jeremy Piven, Charlotte Riley, Madeleine Mantock, Marianne Jean-Baptiste, Lee Asquith-Coe, Tony Way
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: James Herbert
Musiche: John Powell
Produzione: 3 Arts Entertainment, Viz Media
Distribuzione: Warner Bros. Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La favola della Bella addormentata viene rivisitata nel film Maleficent diretto da Robert Stromberg, per la prima volta dietro la macchina da presa. La protagonista è Angelina Jolie, che veste i panni di Malefica. Da bellissima e buona creatura fatata dalla grandi e possenti ali, si trasformerà in una strega dopo aver perso il suo amato, che ha preferito il trono al loro amore e le ha fatto tagliare le ali.

Malefica si presenta alla cerimonia del battesimo della piccola Aurora, la figlia appunto del Re, scagliandole addosso una maledizione: il giorno del sedicesimo compleanno si pungerà il dito col fuso di un arcolaio e cadrà in un sonno profondo dal quale solo il bacio del vero amore potrà svegliarla.

Re Stefano ordina che tutti gli arcolai del regno vengano sequestrati e bruciati e affida a tre fatine buone (Giuggiola, Fiorina e Verdelia) la principessa, per farla crescere in una casetta in un bosco per i prossimi 16 anni e un giorno. Ma le tre non si riveleranno all’altezza del compito e Malefica, prima accecata dall'odio e dalla vendetta, si rende ora conto di voler bene ad Aurora, che le mostra affetto e simpatia e che sta conquistando il suo cuore.

Malefica decide allora di seguire la principessa durante i sedici anni e di correggere tutti gli sbagli fatti dalle fatine, rimanendo però sempre nell'ombra. Vorrebbe cancellare la maledizione che ha lanciato, ma non può perché, come profetizzato da lei stessa, solo il bacio del vero amore può farlo. Una favola nera di grande impatto emotivo, che però il regista decide di ammorbidire, dando alla strega una parvenza di umanità e bontà, che la porta su un altro livello rispetto a quello molto più pauroso e insidioso dell’originale disneyano.

Stromberg predilige molto di più il fantasy, con qualche elemento gotico, che in parte affievolisce il ruolo della strega, seppure questo calzi a pennello su Angelina Jolie. È più la diva ad emergere in questo caso, che non l’essenza stessa che sta alla base della creazione dell’antagonista, tanto che tutti gli altri personaggi assumono più le sembianze di un contorno e si perde quella forte e netta contrapposizione tra bene e male.

Maleficent (Usa 2014)

Regia: Robert Stromberg
Soggetto: Charles Perrault, Fratelli Grimm
Sceneggiatura: Paul Dini, Linda Woolverton, John Lee Hancock
Casa di produzione: Moving Picture Company, Roth Films, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Fotografia: Dean Semler
Montaggio: Chris Lebenzon, Richard Pearson
Effetti speciali: Charlie Graovac
Musiche: James Newton Howard
Scenografia: Gary Freeman, Dylan Cole

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

I vampiri tornano al cinema. Ma questa volta la mano “autoriale” di Jim Jarmusch regala una storia interessante da un punto di vista visivo e linguistico. Solo gli amanti sopravvivono, con Tilda Swinton (Eve), perfetta nella parte della vampira, e Tom Hiddleston (Adam), mette al centro la storia “nera” e punk di due amanti, che sembrano esseri umani normali, ma che in realtà sono, per l’appunto, dei moderni Nosferatu.

Adam e Eve, nonostante si amino alla follia, vivono separati: lui a Detroit in un quartiere degradato e abbandonato; lei a Tangeri, dove vive anche un altro vampiro loro amico di nome Marlowe, che le procura il sangue. I due vampiri, che hanno vissuto secoli su secoli di storia, non uccidono per sopravvivere, ma utilizzando un sistema ben più contemporaneo: corrompono medici compiacenti per avere il purissimo zero negativo.

I due decidono, però, di ricongiungersi, così Eve torna negli Stati Uniti. Ma non sono soli. L’arrivo della “vivace” sorella minore di Eve cambierà la loro condizioni e li riporterà a doversi cercare il sangue in un modo molto diverso rispetto all’attuale. Jarmusch riesce a dosare bene ritmo e storia, dando prova di grande abilità e originalità. I suoi sono vampiri dalle caratteristiche estremamente umane, che soffrono e vivono la loro condizione di “estranei” come qualcosa che li fa soffrire, ma che allo stesso tempo li caratterizza.

Portano con loro la conoscenza, l’arte, la musica e una forte sensibilità. Sono crocevia della storia dell’umanità, di quello che è stato, con un bagaglio culturale enorme che è quasi pari allo scibile umano. Sono vampiri che ‘divorano i libri’, che compongono musica, che sentono la depressione, che pensano anche al suicidio, perché la loro vita non li appaga fino in fondo. Gli zombie - nomignolo usato per definire gli esseri umani - sono invece il contrario: esseri ai loro occhi abietti e ignoranti, con cui raramente potranno condividere qualcosa, se non il loro sangue.

Ma anche questo sta cominciando a essere contaminato. È un Jarmusch estremamente politico quello di fronte a cui lo spettatore si trova. La contaminazione è quella dell’umanità intera, che ha dimenticato la vera bellezza. Solo chi ama, chi riesce a rispettare ciò che è e ciò che è stato, può sopravvivere. Jarmusch tratta l’amore come qualcosa di profondo, ma al tempo stesso di naturale, senza troppe sofisticazioni o snobismi. Ed è la sua carta vincente.

Solo gli amanti sopravvivono (Usa 2014)
regia: Jim Jarmusch
sceneggiatura: Jim Jarmusch
attori: Tom Hiddleston, Tilda Swinton, Mia Wasikowska, John Hurt, Anton Yelchin, Slimane Dazi, Wayne Brinston
fotografia: Yorick Le Saux
montaggio: Affonso Gonçalves
produzione: Recorded Picture Company, Pandora Film Produktion
distribuzione: Movies Inspired

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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