di Sara Michelucci

Nuovo fil per Luc Besson, che sceglie un cast celebre formato Scarlett Johansson, Morgan Freeman e Min-sik Choi per il suo Lucy. È la storia di una ragazza di 24 anni, che studia a Taipei, ma non sa ancora quale sarà il suo posto nella vita ed è in cerca della sua strada. Un giorno il suo ragazzo la obbliga a consegnare una valigetta da parte sua, ma al momento della consegna viene ucciso e Lucy viene rapita da un gruppo di criminali.

Sarà quindi obbligata a lavorare come corriere della droga, e addirittura le viene inserita chirurgicamente nello stomaco una sacca contenente gli stupefacenti. Ma uno dei gangster la picchia così selvaggiamente che il pacchetto che trasporta in pancia si lacera e il contenuto di droga si riversa all'interno del suo corpo. Lucy, così, acquista straordinarie capacità fisiche e mentali, aumentando a dismisura la tenuta di sfruttamento del proprio cervello.

È ancora una donna forte ed eroica quella scelta da Besson, che ricorda in parte la celebre Nikita del 1990. Una donna che riesce a cavarsela e anche a essere più scaltra degli uomini. L’elemento di umanità resta predominante, ma il regista francese non rinuncia a quel lato "fantascientifico" che lo caratterizza in lavori precedenti come Il quinto elemento.

Ma allo stesso tempo, anche il genere d’azione torna preponderante in questo film ad alto tasso di adrenalina che non rinuncia a scene decise e forti, ma allo stesso tempo caratterizza i personaggi mostrando debolezze, paura, ma anche capacità risolutiva. Besson combina così un puzzle interessante sia a livello narrativo che visivo, dove il racconto non cede troppo sotto il peso dell’azione e dell’immagine.


Lucy (Francia, Usa 2014)
regia: Luc Besson
sceneggiatura: Luc Besson
attori: Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Choi Min-sik, Amr Waked, Mason Lee
fotografia: Thierry Arbogast
produzione: EuropaCorp, TF1 Films Production
distribuzione: Universal Pictures

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Una terra difficile e piena di contraddizioni è quella da cui prende spunto il film di Francesco Munzi, Anime nere. È la storia di tre fratelli calabresi, figli di un pastore, coinvolti e sconvolti dalla malavita dell’Aspromonte. Il più piccolo, Luigi (Marco Leonardi) è un trafficante internazionale di droga; Rocco (Peppino Mazzotta) vive a Milano con la moglie Valeria (Barbora Bobulova) e la loro figlia, ma non è contento dello stile di vita del fratello minore, nonostante faccia l’imprenditore grazie ai suoi soldi sporchi.

Il più grande dei tre, Luciano (Fabrizio Ferracane), vorrebbe evitare qualsiasi tipo di problema e vivere pacificamente sulla sua terra. Ma non gli sarà consentito. Il figlio ventenne, Leo, infatti, spara alcuni colpi di fucile sulla saracinesca di un bar protetto dal clan rivale, scatenando così una faida che spingerà i personaggi in una guerra sanguinosa, fino agli archetipi della tragedia.

Il racconto, che inizia in Olanda, passa per Milano per poi raggiungere la Calabria, è come sospeso tra passato e presente, antico e moderno, mettendo in scena la vita difficile di una terra tormentata dalla malavita che non vuole il progresso o lo usa solo per scopi negativi.

La vicenda, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, riesce a raccontare uno spaccato interessante della società contemporanea, che lotta ancora con il male oscuro delle mafie, anche se il tocco autoriale poteva essere più incisivo e deciso, mentre resta ancora piuttosto debole.

Anime nere (Francia-Italia 2014)

REGIA: Francesco Munzi
SCENEGGIATURA: Francesco Munzi, Maurizio Braucci, Fabrizio Ruggirello
ATTORI: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova
FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli
MUSICHE: Giuliano Taviani
PRODUZIONE: Cinemaundici, Babe Films; in collaborazione con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Genitori e figli ancora una volta a confronto sul grande schermo. Ma nel film di Ivano De Matteo, I nostri ragazzi, non è il rapporto generazionale e le sue difficoltà ad essere messo al centro del racconto. Bensì qualcosa di molto più doloroso e difficile da affrontare. La pellicola, che è stata  selezionata per la 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione Venice days - Giornate degli autori, racconta la storia di due famiglie.

Massimo, interpretato da un bravo e convincente Alessandro Gassmann, e Paolo (Luigi Lo Cascio) sono due fratelli quasi agli antipodi. Il primo è un avvocato di grido, molto sicuro di sé e piuttosto dedito al successo. Il secondo, invece, e pediatra in un ospedale. Anche le loro rispettive mogli, interpretate da Barbara Bobulova e Giovanna Mezzogiorno, sono molto diverse e spesso ostili fra loro. I loro incontri sono piuttosto freddi e l’unico modo trovato per dialogare un po’ è l’appuntamento mensile in un lussuoso ristorante.

Ma il finto benessere di queste due famiglie borghesi verrà ben presto spezzato da un video di alcune telecamere di sorveglianza che mostra i loro figli mentre compiono una bravata. Tutta la routine e le certezze andranno così a rotoli e per le due famiglie inizieranno problemi seri. Ma anche in questo caso saranno diverse le reazioni e i modi di procedere per rimediare a un tragico evento.

Dopo gli Equilibristi, tragico spaccato sulla separazione e la condizione dei padri, De Matteo torna ancora una volta a mettere al centro della sua analisi la famiglia e le sue contraddizioni, ma anche la sua forza. La capacità di questo nucleo di affrontare, nel bene e nel male, situazioni difficili e dolorose. Come, per l’appunto, la colpevolezza dei propri figli.

Come comportarsi allora? Il regista, attraverso le immagini, sembra chiederlo allo spettatore, lo coinvolge in una realtà che potrebbe benissimo essere la sua e lo porta alla riflessione. Ed è allora proprio in un ripensamento della morale e di luoghi comuni piuttosto facili che si nasconde la chiave di lettura di questo film, che ha sicuramente il pregio di porci di fronte a degli interrogativi.

I nostri ragazzi (Italia 2014)

REGIA: Ivano De Matteo
SCENEGGIATURA: Valentina Ferlan, Ivano De Matteo
ATTORI: Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers, Jacopo Olmo Antinori
FOTOGRAFIA: Vittorio Omodei Zorini
MONTAGGIO: Marco Spoletini
PRODUZIONE: Rodeo Drive con Rai Cinema

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

L’immigrazione vista attraverso gli occhi degli italiani a Berlino. Un confronto tra diverse generazioni quello che il documentario di Alessandro Cassigoli e Tania Masi, La deutsche vita, mette in scena attraverso interviste a diversi italiani emigrati a Berlino per lavorare. Cuochi, aspiranti attori, creativi, imbianchini si alternano davanti alla telecamera raccontando le loro esperienze, ma anche le possibili differenze tra italiani e tedeschi.

Purtroppo il lavoro non riesce a decollare o a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato all’inizio: quello che resta è solo una serie di interviste, anche piuttosto slegate tra loro e con un montaggio che lascia piuttosto a desiderare, non argomentando bene nessuna tesi.

La voce narrante è quella stessa del regista che ha lasciato l’Italia per andare a Berlino e ora sente nostalgia per il suo Paese. Come dice un vecchio proverbio “dopo sette anni in un paese straniero, finalmente ci si rende conto che cosa sei veramente: un immigrato”.  Per superare la sua malinconia, decide di cercare per le strade di Berlino, i suoi connazionali e di vedere come stanno affrontando la permanenza nella città tedesca.

La deutsche vita si propone sicuramente come un viaggio esilarante e tragicomico, che si sgancia dalle solite esaltazioni dell’estero rispetto all’Italia, ma resta in superficie nella sua analisi degli italiani a Berlino. La città è vista dal regista da un lato come un affidabile “mamma”, che prova a sostenere i sogni di chi vi si reca, ma è anche un pianeta lontano, pieno di contrasti e di incongruenze, che potevano essere resi meglio. Si scopre così una comunità colorata, frenetica ed eroica, che è sopravvissuta ad anni di inverni freddi e grigi e caffè annacquato.

Storie diverse che hanno sicuramente un interesse proprio per il fatto di partire da esperienze differenti, ma che purtroppo non sviluppano nessuna idea forte e scorrono sulla pellicola come nei più classici dei documentari.

La deutsche vita (Germania 2013)

Regia: Alessandro Cassigoli, Tania Masi

Distribuzione: Officine UBU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un addio al celibato sui generis e pieno di comicità quello raccontato nel nuovo film The Stag - Se sopravvivo mi sposo, per la regia di John Butler, al suo primo lungometraggio. La pellicola è tutta incentrata sulle avventure di Fionnan, che insieme agli amici di sempre si prepara per un rilassante fine settimana nella natura irlandese. Ma non ha messo in conto la presenza del fratello di Ruth, detto ‘the Machine’, il quale trasformerà il suo tranquillo addio al celibato in un’avventura travolgente, ma anche indimenticabile.

Una commedia vera e propria che, però, riesce a mettere sul piatto motivi e situazioni dal sapore tipicamente irlandese, rimanendo ben salda nelle radici territoriali e culturali in cui nasce. Le battute, poi, sono sapientemente dosate e pensate e il tutto fa sì che venga fuori un film divertente e per il grande pubblico, ma non banale.

L’amicizia tra uomini è un altro dei temi forti del film, trattato in maniera leggera, ma allo stesso tempo luogo di condivisione e anche di riflessione su tematiche politiche di più ampio respiro, come l’euro e la politica economica europea, poco benevola, secondo il regista, verso i paesi più deboli.

The Stag - Se sopravvivo mi sposo (Irlanda 2014)

REGIA: John Butler
SCENEGGIATURA: John Butler, Peter McDonald
ATTORI: Andrew Scott, Hugh O'Conor, Peter McDonald, Brian Gleeson, Michael Legge, Andrew Bennett, Marcella Plunkett, Justine Mitchell
FOTOGRAFIA: Peter Robertson
MONTAGGIO: John O'Connor
MUSICHE: Stephen Rennicks
PRODUZIONE: Irish Film Board, Treasure Entertainment
DISTRIBUZIONE: Academy Two

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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