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di Sara Michelucci
Una commedia piuttosto divertente, che arriva dal Sundance Film Festival 2011. Stiamo parlando di Quell'idiota di nostro fratello, film statunitense diretto da Jesse Peretz e interpretato da Paul Rudd, Elizabeth Banks, Zooey Deschanel e Emily Mortimer. La sceneggiatura è stata curata da Evgenia Peretz e David Schisgall e trae ispirazione da una loro storia che racconta la vicenda di un uomo idealista, il quale dopo aver perso la casa e il lavoro, si intromette nella vita delle tre ambiziose sorelle.
La storia è di quelle basate su inconvenienti e incidenti di ogni genere, ma che non scade nel banale e riesce comunque a mantenere una certa originalità. Ned è un agricoltore biodinamico che ha fatto anche l’esperienza del carcere per spaccio di droga. Una volta scarcerato, torna alla sua fattoria, ma viene estromesso dalla compagna Janet che ora vive lì con un altro uomo. La sua vita si sgretola completamente. Non ha una casa dove andare, così la sua ex gli offre come alloggio la stalla delle capre in cambio di 500 dollari. Per trovare l’esosa cifra per un alloggio alquanto discutibile, lo spiantato Ned tenta di riavvicinarsi alla famiglia d’origine e in particolare alle tre sorelle che incontra nuovamente in occasione di una cena a casa della madre. Da qui iniziano i problemi per le tre ragazze che vedranno a turno la presenza dello strampalato fratello nelle loro abitazioni.
In successione, Ned creerà a ognuna non pochi problemi. Liz è troppo preoccupata di essere una madre perfetta per rendersi conto dell'infelicità del figlio e del rapporto in crisi con il marito; Miranda è una giornalista di Vanity Fair, che sta per ottenere la pubblicazione del suo primo articolo di rilievo e, infine, la bisessuale Natalie, che intreccia una relazione con un amico all'insaputa della fidanzata e convivente Cindy.
Il regista non è nuovo alla commedie. Ha infatti diretto Il maggiordomo del castello e The Ex che mettono in scena varie peripezie legati ai rapporti affettivi. E anche in quest'ultimo lavoro l'amore e i rapporti di parentela sono al centro della trama. I sentimenti diventano così gli strumenti che innescano la storia, accendono la scintilla e di conseguenze mettono in moto tutte le ironiche vicende ad essi legati. Che si tratti di legami amorosi o di quelli familiari, non importa. La cosa che conta è la messa in evidenza delle numerose difficoltà che spesso i rapporti interpersonali portano con sé. E l'autoironia diventa un arma vincente.
Quell'idiota di nostro fratello (Usa 2011)
Regia: Jesse Peretz
Sceneggiatura: David Schisgall, Evgenia Peretz
Attori: Paul Rudd, Elizabeth Banks, Zooey Deschanel, Emily Mortimer, Steve Coogan, Hugh Dancy
Fotografia: Yaron Orbach
Montaggio: Jacob Craycroft, Andrew Mondshein
Musiche: Eric D. Johnson, Nathan Larson
Produzione: Big Beach Films, Likely Story
Distribuzione: Videa-Cde
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di Sara Michelucci
Azione e storia si mescolano bene nel nuovo film di Peter Weir, The Way Back. Pellicola basata sul libro di Slavomir Rawicz, "Tra noi e la libertà" che racconta del trasferimento dell’autore in un gulag siberiano nel 1939 e della fuga da lui stesso organizzata due anni dopo quando, con altri sei compagni. Il film narra di un tenente dell'esercito polacco, accusato di spionaggio e condannato a 25 anni di lavori forzati.
Dopo un periodo di prigionia, assieme a sei carcerati, organizza l'evasione dal gulag. Così nel 1941 si avventura in una disperata fuga, che porta questi uomini a percorre migliaia di chilometri, attraversando la ferrovia transiberiana e il deserto del Gobi e patendo fame, gelo e malattie, fino ad arrivare in India nel 1942. Uomini coraggiosi che camminano per più di 6500 chilometri per raggiungere una meta ambita, che si chiama libertà.
Il regista sceglie un cast niente male, che vede Jim Sturgess, Colin Farrell, Ed Harris, Saoirse Ronan e Mark Strong alle prese con una storia dura, fatta di espedienti e avventura, la quale riesce a catapultare lo spettatore in un contesto decisamente particolare, coinvolgendolo fin da subito. A 14 anni dall’interessante The Truman Show, dove un bravo Jim Carry interpretava un uomo la cui vita era un vero e proprio reality, Weir questa volta sceglie un contesto altamente concreto, prendendo spunto da un avvenimento realmente vissuto dall’autore del libro, dove la natura è ostile e l’uomo deve contare sulle sue misere forze per poter sopravvivere.
Ma qualcosa accomuna queste due pellicole: il tema della fuga e della conquista della propria libertà. Se Truman Burbank cercava di fuggire dal set televisivo in cui andava in scena la sua esistenza, per riconquistare una verità che aveva scoperto non appartenergli, il soldato Janusz, impossibilitato a raggiungere qualsiasi verità politica, tenta con le sue sole forze fisiche e con l’aiuto dei compagni di uscire dal lager a cui è stato condannato. Il film è stato presentato al Telluride Film Festival nel settembre 2010.
The Way Back (Usa 2010)
Regia: Peter Weir
Sceneggiatura: Peter Weir
Attori: Colin Farrell, Mark Strong, Saoirse Ronan, Ed Harris, Jim Sturgess, Dejan Angelov, Dragos Bucur, Sally Edwards, Igor Gnezdilov, Mariy Grigorov, Irinei Konstantinov, Meglena Karalambova, Alexandru Potocean, Sebastian Urzendowsky
Fotografia: Russell Boyd
Montaggio: Lee Smith
Musiche: Burkhard von Dallwitz
Produzione: Crispy Films, National Geographic Films, On the Road, Point Blank Productions, Scott Rudin Productions, Spitfire Pictures
Distribuzione: 01 Distribution
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di Sara Michelucci
Philippe Lioret torna al cinema con un film che è ancora una volta un pugno allo stomaco e al cuore. Dopo Welcome, che raccontava la storia di un giovane iracheno che attraversa l’Europa da clandestino nella speranza di raggiungere la sua ragazza in Gran Bretagna, il nuovo lavoro del regista francese, Tutti i nostri desideri, apre uno spiraglio sulle ingiustizie perpetrate dalle società che offrono investimenti ad interessi altissimi.
La protagonista è Claire, giovane magistrato di Lione che decide di cambiare le cose attraverso l’aiuto dello scaltro Stéphane, giudice esperto e disincantato, ma sensibile alla battaglia contro le derive del credito al consumo. L’idea di aprire una nuova battaglia legale scatta in Claire dopo aver incontrato in tribunale la madre di una compagna di classe della figlia, talmente soffocata dai debiti che non riesce a pagare più nulla, nemmeno l’affitto di casa.
Claire decide allora di ospitarla insieme ai sui figli nella sua casa e lei e Stéphane cercheranno di cambiare un sistema legale troppo consenziente con i grandi gruppi che offrono credito. In loro scatterà la miccia del cambiamento e lavoreranno fianco a fianco, condividendo gioie e grandi dolori.
È un cinema dei sentimenti puri, quello di Lioret, delle storie semplici, ma che allo stesso tempo lasciano il segno perché smuovono principi e creano coscienza critica di fronte a certe tematiche di grande attualità. Dal vivere da clandestini a essere logorato dalla crisi economica, le tematiche che si rincorrono nei lavori del regista francese rappresentano un vero e proprio spaccato della vita reale e non è difficile per lo spettatore l’immedesimazione.
La pellicola si ispira al romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère e caratterizza i personaggi in maniera articolata, soprattutto i due protagonisti, lasciando sullo sfondo gli altri. Il cinema francese si slega, in questo caso, dal classico intimismo che lo caratterizza per diventare, invece, strumento di denuncia per tematiche sociali decisamente attuali. Freccia che punta a cambiare l'opinione pubblica, mettendo in evidenza lo strumento delle lotta come qualcosa di efficace anche di fronte alla caducità della vita.
Tutti i nostri desideri (Francia 2012)
Regia: Philippe Lioret
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol
Attori: Vincent Lindon, Marie Gillain, Amandine Dewasmes, Yannick Renier, Pascale Arbillot, Isabelle Renauld, Laure Duthilleul, Emmanuel Courcol, Marc Rioufol, Eric Godon, Filip Peeters
Musiche: Flemming Nordkrog
Produzione: Fin Août Productions, Mars Distribution, France 3 Cinéma
Distribuzione: Parthénos
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di Sara Michelucci
Anche nel mondo dei killer c’è una gerarchia, una sorta di elitismo che fa essere alcuni dei veri professionisti del crimine. Killer Elite, il film dell’esordiente Gary McKendry, si circonda di un cast da urlo (Robert De Niro, Jason Statham, Clive Owen e Dominic Purcell) per raccontare la storia di Danny Brice (Jason Statham), uno dei più bravi assassini su commissione che, insieme al suo mentore Hunter (Robert De Niro) e a un gruppetto di affidabili colleghi, decide di ritirarsi in un luogo tranquillo, ricercando la cosa più difficile e che nessuna arma può conquistare: la serenità di una vita normale.
Danny scopre, però, che Hunter è prigioniero del sultano dell’Oman ed è costretto, suo malgrado, a correre in aiuto dell’amico. Decide, così, di seguire un piano, ma il compito è decisamente molto arduo, perché deve vendicare la morte dei figli del sultano, che furono uccisi per mano di alcuni ex membri dei Sas, i Servizi segreti britannici, durante la segreta guerra dell’Oman, alcuni anni prima.
Ma non è tutto. Danny scopre che i suoi bersagli sono protetti da una squadra clandestina di uomini spietati: i "Feather Men", capitanati da Spike (Clive Owen), ex Sas assetato di combattere una nuova guerra. Danny con la sua squadra e Spike con i suoi uomini sono missili la cui traiettoria è destinata a scontrarsi, ciascuno pronto a battersi per ciò che ritiene giusto. Killer Elite è la storia della loro guerra segreta, combattuta dalla Gran Bretagna all'Oman, da Parigi all'Australia.
Il film è tratto dal romanzo The Feather Men scritto da Sir Ranulph Fiennes nel 1991, ma ha lo stesso titolo di un grande film, girato nel 1975, da Sam Peckinpah. Il film tenta, attraverso colpi di scena e azione, di tenere il ritmo serrato del libro, ma il tempo a disposizione è sicuramente molto inferiore ed è costretto a scegliere e concentrare le azioni.
Siamo poi negli anni Ottanta, ma il film è girato nel 2011 e quindi l’utilizzo di una regia ‘nervosa’ e veloce fa perdere un po’ di credibilità alla pellicola. De Niro, però, riesce finalmente a ritrovare un po’ del suo splendore, perso in alcune recenti interpretazioni e nonostante il suo fisico non sia più quello di Taxi Driver o di Cape Fear - ma gli anni passano per tutti, anche per i grandi attori come lui - la sua interpretazione non lascia a desiderare e il suo solo sguardo basta per lasciarsi attirare dal personaggio.
Killer Elite (Australia, USA 2011)
regia: Gary McKendry
sceneggiatura: Gary McKendry, Matt Sherring
attori: Jason Statham, Robert De Niro, Clive Owen, Yvonne Strahovski, Dominic Purcell, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Grant Bowler
fotografia: Simon Duggan
montaggio: John Gilbert
musiche: Reinhold Heil, Johnny Klimek
produzione: Omnilab Media, Ambience Entertainment, Current Entertainment, International Traders, Mascot Pictures Limited, Palomar Pictures
distribuzione: Lucky Red (Key Films)
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di Sara Michelucci
È duro essere professori nelle degradate periferie statunitensi, dove i ragazzi, per la maggior parte afroamericani, vivono di espedienti, non hanno obiettivi e se ce li hanno vengono calpestati da genitori irresponsabili o troppo impegnati a sbarcare il lunario. The Detachment (Il Distacco), diretto da Tony Kaye, il regista di American History X, racconta la storia di un professore, il bravo Adrien Brody, che anche questa volta si distingue per la capacità di dare al personaggio una forza tale da renderlo di grande spessore, riuscendo a mostrare sentimenti ambivalenti che si alternano e creano una complessa personalità.
Nelle tre settimane che il giovane professore Henry Barthes passerà in un liceo in progressivo degrado culturale e sociale, con adolescenti violenti e senza speranza, predestinati al fallimento e all'emarginazione sociale, il professore metterà a dura prova se stesso e il suo doloroso passato, che ogni volta gli torna davanti con l’immagine di una madre suicida e un nonno in fin di vita che porta un terribile segreto dentro di sé. Quei ragazzi sono lo specchio di una realtà miope e fatiscente, in cui i punti di riferimento, a partire dall’educazione impartita dalla famiglia, mancano completamente.
Henry, però, è portato a prendersi cura degli altri. Lo fa con suo nonno, con cui è cresciuto, lo fa con la ragazza di strada che si prostituisce per pochi dollari e che il giovane professore riesce a salvare, l’unica a cui riuscirà a dare una nuova vita.
Non ci riuscirà, infatti, con l’alunna Meredith, dotata di una notevole sensibilità artistica, ma disperata per via delle umiliazioni subite dai compagni e da suo padre riguardo il suo fisico. Meredith riesce a far capire ad Henry, attraverso una fotografia che lo ritrae in una classe vuota e senza volto, il suo distacco dalla realtà e il suo essere in un “non luogo”, la classe appunto. Da qui la sua esistenza cambierà totalmente, e il suo vivere non sarà più in modo distaccato dalle cose e dalla persone.
Il ruolo dell’insegnante, in questo film, non si limita ad essere visto solo nel rapporto con i ragazzi e all’interno della classe, ma coinvolge l’intera vita di questo giovane professore, la sua esistenza, fatta di ricordi e di incontri, e attraverso di lui si consegna allo spettatore lo spaccato di una società in bilico e che rischia l’autodistruzione.
Bello l’incipit, con la citazione di Albert Camus: “And never have I felt so deeply at one and the same time so detached from myself and so present in the world” (Non mi sono mai sentito allo stesso tempo così distaccato da me stesso e così presente nella realtá).
The Detachment - Il distacco (Usa 2012)
regia: Tony Kaye
sceneggiatura: Carl Lund
attori: Adrien Brody, Lucy Liu, Bryan Cranston, Christina Hendricks, James Caan, Renée Felice Smith, Blythe Danner, Marcia Gay Harden, Tim Blake Nelson, Sami Gayle, Doug E. Doug, Isiah Whitlock Jr.
montaggio: Michelle Botticelli, Barry Alexander Brown, Geoffrey Richman
produzione: Paper Street Films, Appian Way, Kingsgate Films
distribuzione: Officine UBU