di Stefania Pavone

E’ un sogno tinto di verde la Grande Palestina che balena dietro il tripudio di bandiere di Hamas: alte, nel cielo di Gaza, dilacerano per un attimo, un attimo soltanto, l’assedio di una città ridotta allo stremo. E’ un momento di festa: il partito islamico celebra i ventuno anni dalla propria nascita. La gente festeggia: come una piovra si riversa lucida, compatta, nelle strade della città, chiedendo, con la propria massiccia presenza, a chiare lettere, la fine dell’occupazione israeliana. E mentre si approfondiscono le linee programmatiche sul grande tema della sicurezza in uno Stato ebraico in piena campagna elettorale, l’ala dura di Kadima, con il Ministro degli Esteri Tpzi Livni, vuole la morte del governo di Hamas a Gaza e il laburista Barak, in vena di moderazione, chiede il mantenimento della tregua, Haniey, leader di Hamas, dal palco della manifestazione tuona: “Israele non rispetta gli accordi”.

di Giuseppe Zaccagni

La Chiesa di Roma non manca di ricordare che “dar da bere agli assetati è la seconda opera di misericordia corporale”. E così sembra che con queste parole la coscienza sia a posto. Ma ora sappiamo che l’emergenza sete è arrivata ad un punto nodale e non bastano le preghiere... Perchè se non saranno prese soluzioni concrete ed immediate, in questo nostro mondo sempre più assetato saremo tutti agli sgoccioli. L’allarme, ancora una volta, viene dall’Africa. Un continente che, nonostante un programma ventennale che prevede investimenti per 65 miliardi di dollari, (con l'obiettivo di realizzare infrastrutture per l'irrigazione e valorizzare risorse idriche finora inutilizzate) rischia di colare a picco nel vuoto di un pozzo secco. Sono quindi necessarie misure d’emergenza per proteggere le risorse e per soddisfare il fabbisogno globale di un mondo sempre più assetato e più affamato.

di Ilvio Pannullo

Il grande imperatore americano George W. Bush ha deciso di fare ieri una rapida visita in Iraq. Qui - straordinariamente - ha potuto godere, per la prima volta, del sincero intrattenimento della popolazione locale, venendo accolto con uno dei riti di apprezzamento più sacri del mondo arabo: il lancio della scarpa. In quella felice terra pacificata grazie all’intuito, all’acume e all’accurata pianificazione della sua squadra di assi, quella stessa terra nella quale è stato capace di dichiarare " missione compiuta" più di cinque anni fa, l’ancora per poco Presidente degli Stati Uniti ha potuto toccare con mano quanto grata gli è la popolazione irachena: Montasser al Zaidi, giornalista sciita di 28 anni regolarmente accreditato per il canale tv al-Baghdadiya, ha cercato di colpirlo due volte lanciandogli contro le proprie scarpe, oramai già divenute un simbolo. Non si sarebbe potuta immaginare una scena migliore con cui chiudere l’ultimo viaggio della Presidenza Bush in Iraq.

di Bianca Cerri

E’ proprio vero, a volte basta cambiare nome alle cose per dare loro nuova dignità e magari anche quel tocco di trendy che non guasta mai. Prendiamo ad esempio il Whelly, un modulo abitativo per senzatetto creato da alcuni architetti italiani che si autodefiniscono “attenti al sociale”. Wheelly ha la forma di una ruota chiusa da un disco di gomma decorato ed è dotato di un grosso sacco interno studiato appositamente per contenere gli effetti personali del clochard. Gli ideatori assicurano che si tratta di un oggetto rivoluzionario. Le dimensioni, h. 150cm e larghezza 40cm, permettono una mobilità assoluta e i colori vivaci dei materiali si adattano perfettamente al contesto urbano. Detto altrimenti, il Whelly è molto più avanti rispetto ai vecchi cartoni e alle coperte di fortuna che i senzatetto allineano diligentemente sui marciapiedi per passarvi la notte.

di Eugenio Roscini Vitali

A Kiev è tornato il sereno? Dopo tre mesi di crisi e il rischio di riportare il paese alle urne, la formazione politica del presidente Viktor Yushchenko, Nostra Ucraina (Ou-Psd), e il Blocco del premier Yulia Tymoshenko (ByuT) hanno riallacciato i rapporti e riformato la coalizione che all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004 diede vita alla cosiddetta Rivoluzione Arancione. Più che di pace, per ora si può parlare di tregua, un accordo di non belligeranza che restituisce legittimità ad un governo in forte difficoltà ed è parte delle richieste del Fondo monetario internazionale (Fmi) che, in cambio di un assegno da 16,4 miliardi di dollari, ha chiesto stabilità politica e l’adozione di un’adeguata strategia anti-crisi. All’alleanza, che questa volta si chiamerà “Coalizione dell'Unità, stabilità e ordine nazionale”, prende parte anche il piccolo gruppo centrista del nuovo presidente della Rada, Volodymyr Litvin, una figura istituzionale che potrebbe mediare le forti tensioni che hanno caratterizzato lo scenario politico post-comunista.


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