di Eugenio Roscini Vitali

Il 28 settembre scorso, il presidente libanese Emile Lahoud ha chiesto alla comunità internazionale di adoperarsi affinché il confronto parlamentare, che entro novembre dovrebbe portare all’elezione del nuovo Capo dello Stato, non subisca ulteriori pressioni. Parlando dell’attuale situazione politico-istituzionale libanese, Lahoud ha rivolto la sua attenzione a quei membri del Consiglio di Sicurezza delle Onu, compresi gli Stati Uniti, che con il loro atteggiamento concorrono ad accrescere una situazione già difficile. Il presidente libanese ha precisando che questo tipo di interferenze potrebbe trascinare il Paese in una spirale di violenza che certamente determinerebbe il collasso istituzionale; un intervento negli affari interni che Lahoud ha definito “contrario a quanto stabilito dalle leggi internazionali” e che ha già provocato le reazioni degli shiiti e dei gruppi politici dell’opposizione. Le reazioni del mondo politico internazionale all’appello lanciato da Lahoud sono state subito contrastanti. Alcuni hanno letto l’intervento come un’iniziativa intesa a risolvere una situazione di stallo che sta andando avanti dallo scorso novembre, cioè da quando il governo anti-siriano del premier Fuad Siniora ha subito la defezione di sei ministri filo-siriani; per altri è stata l’ennesima dimostrazione che Lahoud è legato a Damasco a doppio filo e che sta lavorando per sostenere la candidatura di un uomo vicino alle posizioni di Hezbollah.

di Carlo Benedetti

La notizia è nota, ma è bene ripeterla per ampliarne i contorni, poiché la situazione russa - come sempre - è complessa e difficile da illustrare. Un tempo, in casi del genere, il rischio era quello di apparire o filo o antisovietici, russi o antirussi. Oggi il problema è più semplice poiché sono cadute le barriere ideologiche. Tutto a Mosca rientra nell’ambito di una corsa per il potere, in un ambiente collettivo dominato dalla dittatura delle banche e delle borse. Con la scelta di campo che non è solo un fatto economico. Ci sono due appuntamenti istituzionali: quello del 2 dicembre 2007 - elezioni per il rinnovo del Parlamento-Duma - e quello del 9 marzo 2008 - elezione del nuovo presidente del paese. Volendo seguire un ordine cronologico, c’è un presidente che si chiama Vladimir Putin. Classe 1952. Una infanzia a Leningrado, studi di diritto e di tedesco. Poi una passione per i servizi segreti. Nel 1975 entra nel Kgb e frequenta i corsi per divenire agente del controspionaggio. Ha tutti i requisiti richiesti. Capacità di apprendere al volo e di mantenere il silenzio anche quando gli chiedono il nome. E’ mandato a lavorare - in collaborazione con la Stasi di Misha Wolf- a Dresda, nella Rdt. Arriva al crollo dell’Urss e del Muro di Berlino e lui rientra in patria e lavora a Leningrado, nell’amministrazione comunale di Sobciak e fa una rapida carriera.

di Bianca Cerri

Nessuno ha ancora spiegato i motivi che hanno portato il vice sceriffo di Crandon, una cittadina del Wisconsin che conta appena duemila anime, ad aprire il fuoco contro alcuni adolescenti che stavano partecipando ad una festa in casa di un compagno di scuola. Pare che una delle ragazze uccise fosse stata in passato fidanzata con l’autore della strage, che a sua volte è stato ucciso dai colleghi in un bosco nei dintorni di Crandon. Almeno questa è la versione fornita da Gary Bradley, sindaco della cittadina. I nomi dei cinque ragazzi uccisi verranno letti ad alta voce assieme a quelli che già compaiono nel lunghissimo elenco delle vittime della polizia in tutte le città americane che hanno aderito alla marcia annuale contro la brutalità delle forze dell’ordine. “Resistenza contro la Repressione” è il tema scelto per il 2007 dall’organizzazione “22 Ottobre”, che da 11 anni coordina la marcia alla quale partecipano anche le Unioni del Lavoratori, la Rete Anti-razzista, le associazioni del Reduci di Guerra e tanti altri.

di Fabrizio Lorusso

Studenti, attivisti e membri di numerose organizzazioni della società civile hanno manifestato nel pomeriggio del 2 ottobre scorso per commemorare i 39 anni della strage di Piazza Tlatelolco nella quale, a seguito di un’operazione militare partita alle 18.10, morirono oltre 300 persone (fino a 500 secondo fonti extra-ufficiali) che si erano radunate per discutere di democrazia, libertà politiche e strategie di lotta contro l’autoritarismo del regime fondato sul Partido Revolucionario Insitucional (PRI). Il 1968 era anche l’anno delle Olimpiadi nelle quali il Messico avrebbe mostrato al mondo i simboli della modernità che, finalmente, sembrava aver raggiunto la terra azteca in un contesto di presunta democrazia e sviluppo generalizzato. Il 2 1968 ottobre segnò profondamente la politica e la società messicana infliggendo un duro colpo al movimento studentesco, centrato soprattutto sull’attivismo degli studenti della UNAM (Universidad Nacional Autonoma de Mexico, una delle più grandi e prestigiose del mondo) e del Politecnico che rivendicavano un’apertura democratica.

di Daniel John Angrisani

Un anno fa, il 7 ottobre 2006, la giornalista russa del giornale di opposizione Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya, venne trovata uccisa nell'ascensore della sua casa di Mosca. L’evento ha avuto una forte ripercussione internazionale danneggiando non poco l’immagine del regime di Putin all’estero. A distanza di un anno, a Mosca si è ricordato questo avvenimento, sebbene fossero più i poliziotti presenti in tenuta antisommossa che i manifestanti. L'atmosfera tra i partecipanti è stata tale che gli stessi organizzatori l’hanno definita come "una veglia funebre non solo a ricordo di Anna Politkovskaya, ma anche di ciò che era la libertà e la democrazia in Russia". Nella capitale russa si è tenuta anche una esibizione fotografica in onore della giornalista uccisa, organizzata dal gruppo russo per la difesa dei diritti umani, Memorial, di cui fa parte anche Natalya Estemirova, una coraggiosa giornalista cecena che proprio ieri ha avuto il Premio Anna Politkovskaya per il suo lavoro nella travagliata repubblica del Caucaso del Nord. Sebbene anche in questo caso la partecipazione popolare abbia lasciato desiderare, di questi giorni il fatto stesso che si sia riuscita a tenere una tale esibizione è una notizia.


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