di Eugenio Roscini Vitali

Il 6 luglio, non lontano dalla città di Ingall, Niger settentrionale, è stato rapito un dirigente cinese della compagnia di estrazione di uranio Sino-U, società legata al colosso dell’energia China nuclear engineering and construction group corporation (Cnec). Il fatto, avvenuto nei pressi del sito di Teguidan Tessoumt , oltre mille chilometri a nord della capitale Niamey, segna una evoluzione nella lotta contro il regime del presidente Mamadou Tandja. Anche se dopo dieci giorni l’ostaggio è stato liberato, il coinvolgimento dei lavoratori stranieri indica che la strategia dei ribelli inizia a ricalcare quanto sta già accadendo in Etiopia, dove l'Ogaden national liberation front (Onlf) ha lanciato l’assalto agli impianti cinesi di prospezione del petrolio, e nella Nigeria meridionale, dove il Movimento di emancipazione del Delta del Niger (Mend) combatte contro il saccheggio del territorio e rivendica il trasferimento del controllo delle risorse petrolifere dal governo alle comunità locali. In Niger la rivolta è guidata dal Movimento nigerino per la giustizia (Mnj), formazione spesso definita come la ribellione Tuareg, ma che comprende tutte le etnie della regione settentrionale e un numero sempre crescente di ex-ufficiali che abbandonano l’esercito. Il movimento, entrato in azione per la prima volta lo scorso febbraio, combatte per difendere i diritti delle popolazioni minacciate dalla fame e per una più equa distribuzione delle ricchezze.

di Giuseppe Zaccagni

Le economie si integrano e si confondono e così, mentre le multinazionali del grande occidente si scatenano a tutto campo, si svegliano anche quelle holding finanziarie delle economie “emergenti” che hanno sede a Pechino e a Mosca. Ed è subito assalto all’Africa, terra vergine, sempre nell’ottica di un rapporto non conflittuale. Cominciano i cinesi. Si scopre – cifre alla mano – che i loro contatti economici e commerciali con l’Africa sono in rapida crescita. Secondo gli ultimi dati del ministero del Commercio cinese, nel 2006 il volume commerciale bilaterale ha superato per la prima volta i 50 miliardi di dollari, raggiungendo i 55,5 miliardi, cioè il 40% in più rispetto allo stesso periodo del 2005. Per l’Africa sono affari d’oro, perché le tanto criticate merci cinesi sono considerate, nel continente nero, tutte di ottima qualità e a buon mercato. Tanto che, per ampliare l'importazione dai paesi africani, la Cina ha azzerato i dazi doganali su 190 prodotti provenienti dai 28 paesi africani più arretrati, fino a registrare un deficit di 2 miliardi e 100 milioni di dollari. Di conseguenza l’establishment di Pechino è stato ampiamente premiato anche con precisi impegni economici che vedranno l’Africa intera estendere i rapporti con la Cina. E non è un caso se a dirigere la Banca Africana per lo Sviluppo è attualmente proprio un cinese, Zhou Xiaochuan, che è, allo stesso tempo, governatore della Banca centrale della Cina.

di Bianca Cerri

All’incirca un anno fa, il sergente americano Bryce Syverson non era altro che merce scaduta per i medici dell’ospedale psichiatrico che l’avevano in cura e che non gli consentivano neppure di allacciarsi le scarpe da solo. Ora i medici si sono ricreduti e Syverson, che pure continua a fare discorsi strani ed ha perso completamente il senso dell’orientamento, è stato rispedito in Iraq con la qualifica di “abile”. Di soldati come lui, costretti ad abbandonare cure e famiglia benché incapaci di rapportarsi alle dure condizioni della vita militare, sia in Iraq che in Afghanistan se ne contano ormai a decine. Svolgono gli stessi compiti dei compagni sani di mente, ma si abbandonano molto più spesso alla violenza contro civili inermi e non è raro che compiano atti auto-lesionistici portati all’estremo contro la loro stessa persona. Il ministero della Difesa USA ha ammesso che raramente i militari in partenza vengono sottoposti a test psichiatrici ma non sembra disposto a fare nulla per impedire che almeno i soggetti con una storia di disagio mentale vengano arruolati. Solo l’uno per cento viene rispedito in patria al manifestarsi di comportamenti anomali e violenti. Intanto, le statistiche dimostrano che il numero dei suicidi tra i soldati di stanza in Iraq ed Afghanistan ha raggiunto di nuovo livelli di guardia.

di Elena Ferrara

L’Oltretevere parla di “approccio socio-politico” ed auspica il superamento della linea di confine tra le culture europea, russa, cinese e musulmana. E per sviluppare questa azione di “proselitismo intelligente” con un progetto ideologico globale mobilita alcune teste d’uovo più sensibili alla tematica relativa all’espansione del credo vaticano. Non a caso la scelta del complesso impianto teorico cade sul “Centro per gli Studi dell’Est”, che ha sede a Varsavia e che vede impegnati religiosi e studiosi come Jacek Cichocki, Maciej Falkowski e Krzysztof Strachota. Tutti pronti all’attacco dell’Asia, in grande stile. Il Vaticano studia così le mosse future seguendo gli sviluppi attuali della geopolitica asiatica: prepara piani a medio e lungo termine. Partendo dalla considerazione che l’Occidente rivela sempre più una crescente miopia nei confronti di quanto avviene oltre agli Urali, nel nord e nel sud asiatico, in particolare in Cina. La politologia occidentale, infatti, si dedica all’economia e alle relazioni diplomatiche e non guarda molto - è la tesi degli studiosi d’Oltretevere - ai rapporti reali con le popolazioni e tra le popolazioni.

di Alessandro Iacuelli

Liberate le infermiere bulgare e il medico palestinese, il presidente francese Nicolas Sarkozy si è affrettato a recarsi in Libia per firmare un accordo commerciale. La Francia si è dichiarata disponibile a fornire un reattore nucleare per la potabilizzazione dell'acqua di mare. Ma a fremere non è solo la diplomazia di Parigi: alla volta di Tripoli è partito anche il viceministro degli esteri britannico, Kim Howells, mentre il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, spera di poterci andare presto. La Libia possiede grandi giacimenti di petrolio e di gas, cosa che le permetterebbe di diventare un Paese "appetibile" a quelle stesse diplomazie occidentali che l'hanno isolata qualche decennio fa. Così, durante la visita ufficiale francese, il presidente Sarkozy ed il premier libico Gheddafi hanno firmato un un memorandum di intesa per la cooperazione in un progetto di energia nucleare, secondo quanto annunciato da un portavoce del governo francese. "L'obiettivo è di collaborare per lavorare all'installazione di un reattore nucleare in Libia finalizzato alla desalinizzazione dell'acqua del mare ed alla fornitura di acqua potabile", ha detto lo stesso portavoce.


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