di Carlo Benedetti

MOSCA Si arriva nella capitale russa e subito si scopre che c’è - oltrefrontiera - una nuova Cecenia che si materializza in un’altra parte del cuore del Caucaso. Per ora c’è solo il recente risultato di un referendum (supercontestato) che assegna la vittoria all’Armenia nella contestata questione del Nagorno-Karabach, l’autoproclamata repubblica autonoma abitata in maggioranza dagli armeni ma inserita nel territorio dell’Azerbaijan. Una enclave che da sempre è al centro di scontri tra Baku e Erevan rivelando - dal punto di vista geopolitico - che in una regione già calda c’è un vero e proprio “conflitto congelato” sempre a rischio di nuovi inneschi. Il territorio contestato è minimo: 4400 chilometri quadrati. Ma è qui che si concentrano problemi epocali che segnano il rapporto tra le due grandi entità della regione: l’Armenia forte dell’appoggio di una diaspora internazionale e di lobby presenti negli Usa e in Israele; l’Azerbaijan legato al mondo turco ma pur sempre ancorato alla politica estera espressa da Mosca. E così questa enclave del Nagorno-Karabach, pur trovandosi nel cuore dell’Azerbaijan non si sente azera e, in particolare dal 1988, alza la testa contro i “coloni” di Baku.

di Agnese Licata

Migliaia di malati di Aids rischiano di non potersi più curare per chissà quanto tempo a causa del ritiro precauzionale di un farmaco anti-Hiv prodotto dalla svizzera Roche. Si tratta del Viracept, un inibitore della proteasi, capace cioè d’interferire con il ciclo riproduttivo del virus. Oggi, nella maggior parte delle nazioni occidentali si preferisce prescrivere un farmaco più recente, il Kaletra (Laboratori Abbott), perché consente di ridurre gli effetti collaterali. Ma nel resto del mondo, in America Latina, Africa, Asia, dove si concentra la maggior parte dei malati di Aids, il Viracept rimane l’unico farmaco accessibile, con il suo prezzo di ventotto centesimi di dollaro a dose. La decisione della Roche di ritirare in modo indiscriminato tutte le confezioni di Viracept (sia in pillole sia in polvere) da tutti i quarantanove paesi in cui è stato venduto, rischia di privare oltre quarantacinque mila persone della loro unica possibilità di cura.

di Carlo Benedetti

MOSCA. La recente scomparsa dell’attore Ulrich Muhe, protagonista di “Le vite degli altri”, il film che rievoca le vicende della Stasi della “Germania Democratica”, del capitano Gerd Wisler, del drammaturgo Georg Dreyman spiato e ricattato, è avvenuta proprio mentre in Russia si apre un dibattito sulle attività spionistiche di quando il mondo era diviso in due. Tutto è favorito dal fatto che quel recente “passato che non passa” è ancora presente ed ha dei precisi punti di riferimento. A partire da Putin che si porta dietro l’alone del Kgb, per finire da altri massimi esponenti del Cremlino attuale sempre forgiati alle scuole dei servizi segreti. Per non parlare poi delle centinaia di organizzazioni di polizia privata che sono piene di ex agenti o di quelle joint-venture dove si stanno riciclando molti uomini dei “servizi”. E ci sono poi i pensionati della Lubjanka che si aggirano fra le ambasciate e le redazioni (locali e straniere) offrendo materiali, dossier, rievocazioni e tutto quanto può fruttare denaro. In pratica c’è un vero e proprio mercato dell’usato spionistico. Ma ci sono anche aspetti sino ad oggi tenuti in disparte che rappresentano l’altra faccia delle “Vite degli altri”.

di Elena Ferrara

Arrivano i vampiri ed è subito un business. Non solo quello, tradizionale, riferito a libri e film ispirati alla figura del succhiasangue romeno. Questa volta il “Vampiro” diventa una vera e propria industria. Si materializza nelle strade di un’antica città della Romania – Brasov - e si aggira nelle cantine e negli androni di antichi palazzi della Transilvania con tanto di copyright e di aree protette: veri e propri parchi nazionali che consentono al Vampiro di spostarsi velocemente con il suo carro funebre e la bara che lo nasconde. Tutto brevettato e controllato dalla Siae di Bucarest. L’iniziativa nasce grazie ad uno scrittore e imprenditore francese di origine romena, un certo Paul-Loup Sulitzer. Uomo dei giorni nostri appassionato lettore delle antiche vicende del conte Dracula narrate in quell’affascinante e impressionante romanzo gotico scritto nel 1897 dall’irlandese Bram Stoker. Il programma di questa operazione hollywoodiana sta per entrare nella fase conclusiva. Sulitzer ha effettuato una lunga serie di ricognizioni nelle terre romene mettendo in fila tutti gli elementi di ordine storico e folkloristico segnati dalla vita di Dracula così come descritta da Stoker. La vicenda – è noto – si perde nella notte dei tempi ed è ancor oggi dominata dalla superstizione e dall’ignoranza.

di Daniele John Angrisani

La notizia è di quelle che, se confermata dai fatti, può rappresentare davvero una svolta epocale. Ma sino ad ora si tratta solo di voci semi-ufficiali, a cui la stampa internazionale non sembra aver dato molto sino ad ora molto peso. Stiamo parlando del cosidetto "Accordo di Principi" che il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, avrebbe intenzione di proporre al presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz. Si tratta di una ipotesi di accordo di estrema importanza, in quanto stabilisce, per l'appunto, i princìpi sulla base dei quali potrebbero riprendere le trattative per l'accordo di pace definitivo. Stando a quanto riportato dalla stampa israeliana, i punti principali di questa proposta sono: creazione di uno Stato palestinese indipendente sul 90% del territorio dell'attuale Cisgiordania e della Striscia di Gaza; scambi di territorio con i palestinesi per compensare i grandi insediamenti colonici che dovrebbero rimanere sotto controllo israeliano nella Cisgiordania; un tunnel costruito sotto territorio israeliano per garantire il legame territoriale tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza; evitare ulteriori frizioni tra le parti in causa e garantire la sicurezza; infine i sobborghi arabi di Gerusalemme Est come capitale del nuovo Stato palestinese.


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