di Carlo Benedetti

MOSCA. Putin lascerà la guida del Paese nel 2008, ma ha già fissato le linee strategiche della politica estera che la Russia dovrà seguire per il prossimo futuro. Il suo discorso a Biskek - in occasione del vertice della Shangai Cooperation Organization (Sco) che si è svolto nella residenza presidenziale di Ala-Arca - va considerato come un vero programma di attività e di interventi, presupposto fondamentale per una politica distensiva dal Baltico al Pacifico. L’esponente del Cremlino ha colto l’occasione dell’incontro (che la stampa di Mosca definisce già come un G6) per esporre ai massimi dirigenti dell’Asia i punti da lui ritenuti strategici per uscire da un certo tipo di isolamento politico che si è registrato negli ultimi decenni. Gradualmente e senza scosse - rivelando una politica di cautela e prudenza - Putin ha disegnato un continente eurasiatico destinato ad assumere un ruolo globale nella gestione degli affari. Ha indicato nella politica della distensione e della collaborazione economica il punto centrale. Non ha fatto cenno alle interferenze americane, ma tutto l’impianto del suo discorso è stato ovviamente interpretato come una presa di distanza dalle mire d’oltreoceano.

di Bianca Cerri

Verrà calata una telecamera nella miniera di Crandall Canyon (nello Utah), dove ormai dal 6 agosto non giunge più la voce dei minatori rimasti intrappolati all’interno. Prima bisognerà però stabilire con certezza a che profondità si trovavano quando è avvenuto il crollo che li rinchiusi sottoterra e se abbiano avuto la possibilità di spostarsi nel lungo tunnel dove la quantità d’aria potrebbe aver permesso loro di sopravvivere. Se così non fosse, tra quattro o cinque giorni, quando i soccorsi dovrebbero riuscire a raggiungerli, sarebbe sicuramente troppo tardi. Le squadre di soccorso continuano a trapanare il terreno per permettere il passaggio alle telecamere che scenderanno nella miniera di Crandall Canyon, dove ormai da dieci giorni non giunge più la voce dei sei minatori rimasti intrappolati all’interno. Il primo tentativo è andato a vuoto, ora si dovrà cercare di scendere più in basso perché non si sa dove si trovassero i sei uomini al momento del crollo e se abbiano avuto la possibilità di spostarsi nel lungo tunnel dove la quantità d’acqua potrebbe aver permesso loro di sopravvivere. Per fare tutto ciò ci vorranno almeno 4-5 giorni e forse allora sarà troppo tardi per salvarli.

di Cinzia Frassi

"Ogni nazione indipendente ha il diritto di perseguire i criminali condannati per un crimine in base alle proprie leggi e qualsiasi interferenza esterna rappresenta un’ingerenza negli affari interni", ha detto Mohammad Ali Hosseini, portavoce agli Esteri di Teheran, ma le stesse parole potrebbero venire da qualsiasi altro Paese. Per quanto riprovevole, l’affermazione del portavoce iraniano risulta un principio irrinunciabile per ogni paese, occidentale e non, nelle relazioni internazionali. La comunità internazionale si fonda proprio su questo dogma che declina i comportamenti di ogni Stato: la sovranità di ciascun Paese resta intatta davanti a qualsiasi ingerenza esterna. E anche il rispetto dei diritti umani diventa, in definitiva, una prerogativa nazionale. Perciò assistiamo spesso a battaglie nobili su temi importantissimi come i diritti umani, l’ambiente, le risorse naturali e il loro sfruttamento, che diventano questioni annose e che molto spesso finiscono con lo stagnare senza risultati apprezzabili. Gli attori delle relazioni internazionali sono governi che portano avanti la loro politica economica, i loro interessi particolari, la loro ideologia.

di Giuseppe Zaccagni

L'attenzione delle cancellerie di tutto il mondo si concentrerà su Biskek, la capitale della Kirghisia (repubblica ex sovietica dell'Asia centrale) dove dal 15 al 16 agosto si svolgerà il vertice della Shangai Cooperation Organization (Sco), l'organizzazione intergovernativa formata nel 2001 da Russia, Cina, Kasachstan, Kirghisia, Tagikistan e Usbechistan. Sarà appunto in quest'occasione solenne che Putin scoprirà le sue carte sulla politica estera e al conseguente rapporto con gli Usa. Sarà, per il leader del Cremlino, l’ultima occasione per mettere le cose in chiaro prima d’incontrare Bush in Australia, a settembre. Il suo discorso potrebbe essere centrato sulla valorizzazione delle nazioni eurasiatiche, presentate come "un arco di stabilità nel mondo" e, di conseguenza, come contrappeso all'egemonismo statunitense, in quanto destinate a gettare le basi di un mondo multipolare. Biskek, quindi, come piattaforma di lancio di un nuovo equilibrio mondiale che dovrebbe vedere i paesi asiatici uniti, non solo per rafforzare la loro Alleanza, ma soprattutto per dare il via a una fase più avanzata di rapporti internazionali, politici ed economici. Rapporti che dovrebbero includere anche paesi come Iran, India e Afghanistan, che sino ad oggi si sono tenuti lontani dall'Organizzazione di Shangai.

di Daniele John Angrisani

Quando la nave inizia ad affondare i topi scappano, afferma uno dei proverbi più conosciuti. Questo vale sicuramente se pensiamo a ciò che è accaduto all'Amministrazione Bush negli ultimi anni: quasi tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno preso le decisioni più importanti della politica della Casa Bianca, si sono dimessi o hanno abbandonato il proprio posto, per un motivo o per un altro. L'ex ministro della difesa Donald Rumsfeld, lo stratega della fallimentare guerra in Iraq, si è dimesso dopo la sconfitta elettorale dei repubblicani nel novembre dello scorso anno. L'ex ideologo neoconservatore, Paul Wolfowitz, ha lasciato il posto per assumere la carica di presidente della Banca Mondiale, prima di essere costretto a mollare anche questa a seguito di uno scandalo infarcito di sesso e corruzione. L'ex braccio destro del vicepresidente Dick Cheney, Lewis Libby, ha dovuto dimettersi dopo essere stato rinviato a giudizio per aver mentito nell'ambito delle indagini sul Ciagate, a seguito delle quali è stato anche condannato al carcere, prima di essere graziato per decisione presidenziale. Alcuni portavoce presidenziali, tra cui Scott McClellan si sono dimessi per "motivi personali".


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