di Bianca Cerri

Il posto più esclusivo del Texas si trova a poche centinaia di metri dal Campidoglio, in un sobborgo abbandonato di Austin, dove abbondano chiese e rosticcerie. Ed è qui, al Texas State Cemetery, dove la gente non vede l'ora di farsi seppellire, che George Bush ha prenotato un appezzamento di terreno per passarci l'eternità. Una scelta divenuta definitiva dopo la conquista della Casa Bianca perché fino ad allora il presidente era indeciso farsi inumare nell'amato Texas o tra gli eroi di guerra ad Arlington. I posti ancora disponibili allo State Cemetery sono pochi e vengono selezionati con oculatezza, ma Bush ha potuto addirittura scegliere in quale zona farà collocare le proprie spoglie ed ha optato per quella a sud-ovest, conosciuta come Republic Hill. Niente da fare invece per neri e ispanici che da tempo non vengono più accolti, nemmeno nei casi in cui possono vantare trascorsi esemplari.
In attesa di ospitare le illustri ossa di George Bush, il Texas State Cemetery è stato ristrutturato. L'erba sembra quella di un giardino inglese e all'entrata sventola una bandiera raffigurante la stella solitaria simbolo del Texas tanto grande da risultare probabilmente visibile anche in Louisiana.

di Liliana Adamo

Ventiquattro ore prima del sanguinoso attentato a Dahab, sul Mar Rosso, avvenuto il 27 aprile, a pochi giorni dal secondo eccidio di militari italiani a Nassirya, il "lupo solitario" è comparso in video, a volto scoperto, in tuta e col fucile, snidato dalla nostra "intelligence", da un sito web islamico.
"A Dio piacendo, in Iraq, l'America andrà incontro alla sua sconfitta. Quando il nemico crociato entrò in Iraq intendeva assumere il controllo della nazione islamica e sostenere lo stato sionista, i vostri figli, guerrieri e mujaheddin, sono stati capaci di fronteggiare la spietata crociata, resistendo per tre anni a questo violentissimo attacco…Il presidente americano Gorge W. Bush non avrà pace…A Bush, agli ebrei, ai crociati, agli apostati noi diciamo che non godranno le terre dell'Islam". Il video, annunciato dai "Confratelli del Consiglio consultivo dei mujaheddin" (Abu Musab Al Zarqawi, tra l'altro, è esaltato come l'"emiro dell'Organizzazione Al Qaeda nella terra dei due fiumi" ndr ), mostra la riunione dei miliziani mentre discutono con il capo della guerriglia in Iraq, sull'ultima rivolta nella città di Ramadi. Le immagini sono quelle che ben conosciamo e l'intero frasario, come di routine, enfatico.

di Daniele John Angrisani

Il più grande database al mondo. Così è stato definito dagli stessi spioni dell'NSA. Un immenso catalogo delle chiamate effettuate negli ultimi anni dagli utenti americani di Verizon, AT&T e BellSouth Corporation in perfetto stile Grande Fratello orwelliano.
La dimostrazione che il delirio di onnipotenza dell'Amministrazione americana, guidata da "colui che è stato scelto da Dio" non ha confini. In nome della guerra contro il terrorismo tutto è permesso, compreso fare ciò che nessun presidente americano aveva mai osato fare, ovvero spiare i propri concittadini nella loro privacy, una volta considerata inviolabile. Allo stesso tempo la principale arma politica è diventato il mentire in tutti i modi, il negare l'innegabile, anche di fronte ai fatti che dimostrano in modo palese e chiaro per tutti il contrario.
Come quando dinanzi al Congresso ed al popolo americano venne affermato "con assoluta certezza" che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa e che era pronto ad usarle contro gli Stati Uniti d'America, così oggi Bush ha il coraggio di affermare che il programma di spionaggio dell'NSA era in essere solo quando "uno dei terminali della telefonata" era "fuori dai confini degli Stati Uniti". Mente e sa di mentire. Eppure nulla e nessuno è riuscito a fermarlo ed a fermare allo stesso momento la folle corsa di un Paese verso il baratro.

di Carlo Benedetti

L'Unione Sovietica di Breznev lo aveva espulso dal paese nel 1976. Lui - Aleksandr Zinoviev, classe 1922, eroe della guerra, matematico e filosofo di chiara fama - era "colpevole" di aver criticato il sistema del Cremlino. Anticonformista e spirito libero fu cacciato in seguito alla pubblicazione del romanzo "Cime abissali". Se ne andò a vivere a Monaco di Baviera pubblicando liberamente racconti e saggi di logica, filosofia e linguistica. Lasciò così, sempre fermo nelle sue posizioni antistaliniste, quell'Unione sovietica dove, nonostante tutto, si sentiva "sovietico". Ora se n'è andato lasciando a chi lo ha letto, ammirato, studiato e compreso, un'immagine indelebile. Quella di "homo sovieticus" eterno dissidente, autonomo nei giudizi ma vero interprete della realtà e fortemente critico dei passaggi storici imposti dalla perestrojka gorbacioviana.

di Carlo Benedetti

Ferenc Gyurcsany La recentissima vittoria elettorale dei socialisti ungheresi - guidati da Ferenc Gyurcsany - porta ad un rilancio di quella tematica socio-culturale relativa al ruolo che potrebbe avere, nell'Europa d'oggi, una nuova Mitteleuropea da non confondere, minimamente, con quelle esperienze storiche (e culturali) che si registrarono entro i confini dell'impero austro-ungarico dall'inizio del 1900 in poi. Oggi, infatti, si ripropone quell'humus unitario di una cultura specifica definita, di volta in volta, "asburgica", "danubiana" e, appunto, "mitteleuropea". Tutto - sulla base dell'esame di testi critici che escono in questi tempi nella terra dei magiari - torna ad imporsi sull'onda delle nuove forze intellettuali che si affacciano sulla scena di un Paese che mostra la sua diversità dagli anni sovietici di Kadar e da quel centro destra dell'ex premier conservatore Viktor Urban uscito malamente dalla consultazione dell'aprile scorso. La domanda che viene avanti è : si può costruire una Mitteleuropa che non sia al servizio dell'America di Bush e che non sia colonizzata dall'atlantismo della Nato? Si può raggiungere una sintesi tra l'ovest e quell'est che Budapest ha sempre visto come il fumo negli occhi? Si può rilanciare un ideale sovranazionale, capace di esaltare la convivenza di tedeschi, boemi, ungheresi, croati, polacchi e ruteni, (ma anche italiani delle terre istriane) senza rispolverare malinconie per i tempi andati?


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