Un saluto non deve essere necessariamente un addio, ma quello di ieri di Francesco Totti al pubblico romanista e di questi al suo idolo assoluto, è stato davvero un addio, il rimando alle stelle di una storia d’amore che non potrà più essere scritta sull’erba. Perché non sarà semplice vederlo dietro una scrivania o a bordo campo e lui stesso, infatti, appare ancora incerto sul cammino da intraprendere. Lo farà solo dopo aver elaborato il lutto di una fine che non avrebbe voluto vedere mai. Totti era il campo e solo il campo. A inventare, a deliziare occhi e a strappare applausi per quel modo spontaneo e strafottente, elegante ma irriverente, di giocare al calcio.

La Roma è seconda e il Napoli terzo, ma l'ultima domenica di questo Campionato sarà ricordata soprattutto come la festa di Francesco Totti. Dopo 25 anni con la stessa maglia, il capitano giallorosso dice addio alla società di cui è diventato uomo-simbolo. Lo fa con le lacrime agli occhi, in una cerimonia carica di emozione, salutato da 70mila persone. Molte di loro sono cresciute vedendolo giocare e non hanno memoria di un calcio senza di lui. Non è ancora chiaro se si tratti di un addio al calcio definitivo, ma il distacco di Totti alla Roma è rimbalzato sui media di tutto il mondo come una storia romantica d’altri tempi.

Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Lichtsteiner e Marchisio. Questi sei calciatori sono entrati ieri nella storia del calcio italiano come i primi ad aver vinto per 6 volte consecutive la Serie A. Sono loro i superstiti di quella squadra targata Antonio Conte che, nel 2011-2012, ha iniziato la cavalcata conclusa ieri allo Juventus Stadium.

Doveva essere una passerella sul campo dei rivali, invece la Juventus esce sconfitta per 3-1 dalla sfida contro la Roma e deve rimandare la festa scudetto. I bianconeri, che ora hanno 4 punti di vantaggio sulla seconda, dovranno vincere una delle ultime due gare contro Crotone e Bologna per laurearsi Campioni d’Italia per la sesta volta consecutiva. I giallorossi invece operano il controsorpasso ai danni del Napoli e blindano il loro secondo posto.

di redazione

A guardare le maglie sembrano il Milan e l’Inter, ma in campo sono imitazioni. Come uno dei tanti prodotti Made in Italy che poi si scoprono essere Made in China. Questo finale di stagione sta assumendo i caratteri della via crucis per le due milanesi, in crisi psicologica, di gioco e di risultati.

La situazione peggiore è senz’altro quella dell’Inter, che dopo la sconfitta di ieri a Marassi contro il Genoa (1-0 con gol dell’ex Pandev e rigore sbagliato da Candreva a 10 dalla fine) peggiora ancora il proprio rullino degli ultimi mesi: 2 punti nelle ultime 7 partite, 1 punto nelle ultime 6. Il record storico di gare senza vittorie in Serie A per i nerazzurri è ormai a un passo, a quota otto.

In teoria, per gli uomini di Pioli la qualificazione in Europa League sarebbe ancora più che possibile, soprattutto perché la Fiorentina ha pareggiato contro il Sassuolo (con un 2-2 firmato da Bernardeschi al 94esimo), riuscendo solo a raggiungere l’Inter in classifica ma non a superarla. La sensazione, però, è che ai nerazzurri non interessi affatto l’Europa minore, e forse nemmeno alla società.

"Non credo che in questo momento sia importante pensare all'Europa – commenta Pioli – quanto finire il campionato dimostrando voglia e orgoglio. Oggi abbiamo rischiato poco, ma quando non fai gol diventa difficile. Alla fine, siamo stati condannati dagli episodi. Dovevamo andare in vantaggio quando abbiamo avuto le occasioni".

Cade anche il Milan, che nel posticipo a San Siro viene travolto 4-1 dalla Roma. Dopo la doppietta di Dzeko, Pasalic sembra riaprire i giochi per i giallorossi, ma alla fine una staffilata sotto il sette dell’ex El Shaarawy e un rigore trasformato da De Rossi chiudono il discorso senza appello. I rossoneri perdono così l’occasione di dare l’assalto al quinto posto dell’Atalanta. 

La squadra di Spalletti contro-sorpassa in classifica il Napoli (vittorioso per 3-1 sabato sul Cagliari) e si riprende il secondo posto. Al contempo, la Roma rosicchia anche due punti alla Juventus, rimandando i festeggiamenti per il sesto scudetto consecutivo dei bianconeri. Eppure, Allegri tira un sospiro di sollievo nel derby contro il Torino, riuscendo a evitare la sconfitta solo in pieno recupero con Higuaìn dopo un capolavoro su punizione di Ljajic. I granata protestano per un’espulsione troppo severa di Acquah all’inizio del secondo tempo.

Chi invece è ormai certo matematicamente della qualificazione in Europa League è la Lazio, che dopo la mattanza all’Olimpico contro la Sampdoria (surclassata 7-3) raggiunge quota 70 punti e sale a +5 sull’Atalanta, che nella partita delle 12 fi fa fermare sull’1-1 dall’Udinese (Perica risponde a Cristante). I biancazzurri arrivano così a 16 gol segnati nelle ultime 3 partite, di cui 6 firmati da Keità, che anche ieri ha aperto le marcature. 

Nelle retrovie continua la battaglia commovente del Crotone, che non si rassegna a una retrocessione sempre più vicina. I calabresi vincono anche a Pescara (1-0, gol di Tonev) e salgono a 28 punti, ma non riescono a ridurre la distanza di 4 punti dall’Empoli, vittorioso per 3-1 sul Bologna (a segno Croce, Pasqual e Costa per i toscani, Verdi con una perla inutile per gli emiliani).

Con il pareggio per 1-1 sul campo del Chievo invece (sul tabellino dei marcatori Goldaniga e Pellissier), per il Palermo arriva la condanna matematica alla serie B.


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