Se sulla sponda sinistra dei Navigli in campionato l’Inter naviga a velocità incerta da ormai un mese, sull’altra sponda il Milan dall’inizio del campionato va a giri ridotti rispetto a quelli attesi. Nonostante l’ultima vittoria sul Crotone, il giro di boa del girone di andata consegna al popolo rossonero un piazzamento certo non entusiasmante.

In quattro giorni l’Atalanta sbanca prima il San Paolo, poi l’Olimpico. La squadra di Gasperini batte 2-1 la Roma pur giocando tutta la ripresa in inferiorità numerica per l’espulsione di De Roon, che in precedenza aveva segnato il 2-0 dopo il gol in Cornelius.

 

Nel secondo tempo si attende la reazione dei giallorossi, che però, oltre al gol di Dzeko, costruiscono davvero poco. La squadra di Di Francesco scivola così al quarto posto, facendosi scavalcare di una lunghezza dai cugini della Lazio (40 punti a 39). L’Atalanta arriva a quota 30 e si conferma in piena zona Europa.

 

In cima alla classifica continua la cavalcata solitaria del Napoli. Gli azzurri salgono a 52 punti superando 2-0 al San Paolo un Verona più che combattivo. Decidono la gara un colpo di testa di strapotenza fisica di Koulibaly e il solito tiro in scivolata di Callejon su cambio di gioco di Insigne. Lo spagnolo ritrova il gol dopo due mesi.

La Juve risponde vincendo 1-0 sul campo di Cagliari, ma che fatica per la Signora. A decidere la partita, assai più equilibrata del previsto, è una rete di Bernardeschi a 16 minuti dalla fine. Polemiche a non finire per un fallo di mano evidente dello stesso Bernardeschi in area di rigore, considerato involontario dall’arbitro.

 

Perde ulteriore terreno con la coppia di testa l’Inter (42 punti), beffata dalla Fiorentina in uno degli anticipi di giornata. I nerazzurri, tormentati dai cali di forma e dagli infortuni, passano in vantaggio con Icardi, ma vengono raggiunti dai viola al 91esimo con Simeone. Peraltro, nel corso della partita la squadra di Pioli ha dominato per larghi tratti, sprecando molto.

 

La Lazio rosicchia così altri due punti ai nerazzurri, portandosi a -2. Sul campo della Spal, i biancazzurri danno vita a un primo tempo spettacolare: gol da cineteca in apertura di Luis Alberto e tripletta di Immobile, ma anche qualche svarione difensivo che tiene in partita i ferraresi. In apertura di ripresa, però, Immobile cala il poker. Alla fine è 5-2.

 

Successo anche per il Milan, che in casa contro il Crotone gioca bene, costruisce tante occasioni e raccoglie i tre punti grazie al capitano Bonucci, al primo gol in rossonero (con la complicità di Cordaz). Gattuso vince così la seconda gara da allenatore in A.

 

Il Milan si ritrova a 28 punti in classifica, appaiato a Fiorentina, Torino e Udinese. I granata salutano l’arrivo in panchina di Mazzarri al posto di Mihajlovic superando 3-0 il Bologna. Si tratta del primo successo casalingo dopo oltre due mesi. Apre De Silvestri, poi a inizio ripresa Sirigu para un rigore a Pulgar. Infine, Niang raddoppia e Iago Falque chiude il conto.

 

Si arresta la corsa dell’Udinese di Oddo, che dopo 5 successi consecutivi si fa fermare sull’1-1 dal Chievo. Succede tutto nel primo tempo: prima un siluro vincente di Radovanovic, poi autogol di Tomovic.

 

I veneti arrivano a 22 punti e conservano una lunghezza di vantaggio sul Genoa, che vince 1-0 sul Sassuolo con un gol di Galabinov. Il Grigone aggancia in classifica proprio i neroverdi.  

 

La vera favola della giornata è pero in coda, dove il Benevento scaccia definitivamente le maledizioni e vince addirittura la seconda partita consecutiva: 3-2 sulla Sampdoria. Commovente l’esultanza forsennata di Brignola, autore del momentaneo 3-1 per i campani, prima che i suoi compagni decidessero di incassare l’ennesimo gol in recupero. Stavolta, però, è stato indolore.

Il 2017 si chiude con il Napoli campione d’inverno a 48 punti, tallonato a una sola lunghezza dalla Juve. Nell’ultima giornata del girone d’andata la coppia di testa ha allargato la distanza che la separa dal resto della classifica, guadagnando altri due punti su Inter, Roma e Lazio.

Al prossimo trittico di partite, con il Milan in Coppa Italia e Lazio e Fiorentina, cui seguirà la Roma, l’Inter arriva con problemi inediti in questa stagione e si trova, con la tegola degli infortuni a Miranda e D’Ambrosio, a dover registrare rapidamente manovra e organico. Le due sconfitte consecutive, subite dopo sedici risultati utili, denunciano un’Inter stanca, che colleziona errori tecnici e corsa limitata. Sono arrivate ad opera di squadre di lignaggio non proprio altissimo e, proprio per questo, evidenziano maggiormente i limiti nerazzurri. Che sono fisici, tecnici e tattici.

 

Fisici. Gli undici-tredici titolari non dispongono di sostituti all’altezza e il limite fisico è rappresentato soprattutto dal ritmo con il quale la squadra di Spalletti gioca al calcio. Fisicamente forte, di grande stazza, la squadra non brilla in mezzo al campo. Troppo lenta in molti suoi giocatori e se Borja Valero risolve con sagacia tattica, altri - Gagliardini e Vecino – non dispongono di doti particolari che suppliscano al ritmo compassato. Il ritmo blando consente all’avversario di posizionarsi bene per affrontarla. Non a caso le squadre meno dotate tecnicamente, che puntano su fisicità e velocità, sono quelle che la mettono più in difficoltà.

 

La sua stessa granitica difesa non dispone di velocisti e se gli avversari che tentano di arrivare all’area interista con la palla a terra trovano il muro fisico dei centrocampisti, quelli che decidono di lanciare lungo, saltando il centrocampo ed obbligando i due centrali a correre all’indietro, diventano pericolosissimi. Perché la scarsa velocità di Skriniar e Miranda riduce l’efficacia difensiva, altrimenti straordinaria se si affrontano centralmente.

 

Tecnici. Nessun giocatore dell’Inter, tranne Perisic e Cancelo, è dotato di dribbling in velocità in grado di saltare l’uomo e il giocatore tecnicamente più dotato, Borja Valero, non ha più il passo per saltare l’uomo. L’assenza di un regista e di un trequartista con doti tecniche elevate riduce l’imprevedibilità, rende la manovra poco incisiva.

 

Tattici. Nessun giocatore dell’Inter da il pallone di prima; ognuno di essi ha bisogno di toccare la sfera almeno due o tre volte e nessuna di queste abbaglia per qualità di apertura. Una fitta ragnatela di passaggi di pochi metri fa somigliare ad un torello in allenamento lo sviluppo delle azioni. Nessuno si lancia nello spazio centralmente a dettare il passaggio buono per il tiro o tenta lo scambio veloce per bucare le difese centralmente.

 

L’Inter non va in verticale ma in orizzontale. Non effettua azioni per la penetrazione centrale anche per l’assenza di tiratori o incursori nei centrocampisti. Di conseguenza il suo gioco, costituito da un infinità di tocchi in orizzontale e che si apre solo sulle fasce, diventa prevedibile e le difese avversarie hanno buon gioco nel marcare centralmente l’unico attaccante, Icardi, che, pur straordinario, è da solo nell’area avversaria.. Che poi il centravanti argentino, con la sua abilità, riesca a segnare comunque è altra cosa, ma il fatto è che non ha alternative e, se non segna lui, difficile che segni l’Inter.

 

Insomma quella di Spalletti è squadra equilibrata ma priva imprevedibilità nelle giocate, che di solito non arrivano dagli schemi ma dalla fantasia calcistica della quale sono dotati i top player (come appunto Icardi). E’ la stessa fantasia che consente di risolvere la partita anche in giornate dove non tutto gira alla perfezione.

 

C’è un organico forte ma non fortissimo, dove i valori assoluti sono rappresentati dalla coppia di centrali e dal suo centravanti, con Handanovic e Perisic comunque un gradino più su degli altri. Ma se Perisic e Icardi non sono in giornata e se Handanovic ricade nelle sbavature di posizionamento e nella scarsa reattività che ne hanno caratterizzato i suoi anni all’Inter, allora il grigio diviene il colore dominante.

 

Come migliorarla? Atteso che l’obiettivo prefissato è il quarto posto, che è alla portata di questo organico, non pare lecito aspettarsi ipotesi più eccitanti della zona Champions. Juventus, Napoli e Roma hanno organici di maggior livello e la stessa Lazio non è certo inferiore ai nerazzurri, anzi. La possibilità di migliorarla con il mercato invernale ci sarebbe ma, ovviamente, si tratta di capire come si possa agire sotto la lente Uefa sul bilancio. Certo Joao Mario e Brozovic all’Inter non servono e ricambi per Borja Valero, Skriniar e Icardi sono indispensabili.

 

Ma il problema è la decisione di Suning di non investire, il che significa potersi permettere solo opere di finanza creativa per arrivare ai giocatori che servirebbero. Inoltre, con la finanza creativa acquisti buoni giocatori, non fuoriclasse. Pare che Suning abbia le mani legate a seguito della decisione di Pechino che, in una fase di contrazione della crescita, vuole che gli investimenti nello sport internazionale vadano (giustamente) riconsiderati. Il che però, se risulta comprensibile per gli analisti economici, non piace ai tifosi della Beneamata, che sanno come siano gli investimenti a determinare la possibile misura dei successi; che il denaro magari non sempre fa vincere ma la sua assenza certamente fa perdere.

 

Quindi,  governo cinese o no, se Suning si ripropone solo far cassa con le cessioni per poter procedere agli acquisti, allora l’Inter sta messa male. Perché salvo due o tre big, che non può permettersi di vendere, non ha altri giocatori che sul mercato potrebbero portare il denaro necessario ad acquistare i due o tre campioni di cui avrebbe bisogno.

 

Insomma a nulla serve avere come proprietario un gigante finanziario se il braccino resta corto. Allora, forse, sarebbe meglio sbrigarsi a liquidare Tohir e vedere chi può intervenire nella quota del 30% del capitale azionario. Perché senza soldi non hanno i giocatori per vincere e nemmeno il pur bravissimo Spalletti può fare miracoli. Il rischio di vedere la stagione di Mancini, con la prima parte del torneo in testa e il settimo posto finale, va scongiurata. Costi quel che costi.

Dopo 18 giornate, Napoli e Juve tornano a scavare un solco fra la testa della classifica e le inseguitrici. E lo fanno con due prestazioni da vere big. L’incontro di cartello è senz’altro quello della Signora, impegnata allo Stadium contro la Roma. Alla fine i bianconeri vincono 1-0 con un gol di Benatia, ex col dente avvelenato che esulta e non poco.


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