di Sara Michelucci

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Liesel Meminger, una ragazzina abbandonata dalla madre, viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Liesel si trasferisce nella nuova abitazione, ma il suo non saper leggere sarà motivo di derisione da parte dei compagni. L’unico che sembra capirla e che le sta vicino è il suo unico amico Rudy, che è segretamente innamorato di lei. Nonostante non sappia leggere, Liesel ama i libri e, col tempo, impara a leggere grazie all’amico.

Inizia così Storia di una ladra di libri, pellicola del regista Brian Percival, che vede protagonisti la brava Sophie Nélisse, l’eclettico Geoffrey Rush e la giovane Emily Watson.

Il film è la trasposizione cinematografica del romanzo La bambina che salvava i libri, di Markus Zusak, scritto nel 2005. Il contesto storico nel film ha un ruolo decisamente importante ed influenza il racconto. Con l’avvio della guerra e la promulgazione delle leggi razziali, la famiglia della giovane protagonista subirà una serie di sconvolgimenti.

I Nazisti bruciano, infatti, tutti i libri che possono “offuscare” l’immagine della Germania e così si scopre che la madre di Liesel è una comunista e proprio per questo ha scelto di abbandonare il paese.

Inoltre, la famiglia decide di nascondere un ebreo di nome Max, che avrà un ruolo fondamentale nello sviluppo culturale della giovane Liesel, stimolando la sua creatività. Il ruolo del libro come motore di conoscenza è sicuramente centrale e protagonista. Strumento capace di stimolare l’immaginazione e aprire nuovi scenari e mondi diversi.

Il film punta sicuramente sull’emotività dello spettatore, riuscendo a creare un legame con i protagonisti e dando ampio spazio all’introspezione dei singoli personaggi. Non mancano però delle sbavature e dei momenti di debolezza, che risiedono probabilmente nella rinuncia ad affrontare la  complessità storico - politica, prediligendo forse più la spettacolarità e il lato familiare della storia.


Storia di una ladra di libri (Usa 2013)

Regia: Brian Percival
Attori: Sophie Nélisse, Geoffrey Rush, Emily Watson
Sceneggiatura: Michael Petroni
Produttore: Ken Blancato, Karen Rosenfelt
Casa di produzione: 20th Century Fox, Studio Babelsberg
Distribuzione: 20th Century Fox
Fotografia: Florian Ballhaus
Montaggio: John Wilson
Musiche: John Williams
Scenografia: Simon Elliott

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Una delle prime parole a risaltare nella mente, quando il volto di Enrico Berlinguer si staglia sullo schermo cinematografico, è la questione morale. È quella famosa intervista rilasciata a Eugenio Scalfari, nel 1981, in cui il segretario del Pci puntava il dito contro il cattivo uso della Res pubblica, a stagliarsi come un macigno nelle coscienze di chi guarda il film di Walter Veltroni, Quando c’era Berlinguer. Un’opera documentale, in cui l’uomo e il politico emergono dalle immagini di archivio e dalle parole di chi ha conosciuto, più o meno da vicino, l’allora leader del Partito Comunista Italiano.

La questione morale, secondo Berlinguer, è diventata la questione politica prima ed essenziale. Ed è dalla sua soluzione che dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, ma anche la effettiva governabilità del paese, nonché la tenuta del regime democratico.

Una questione più che mai viva oggi, dove gli scandali e la corruzione degli ambienti politici sembrano essere diventati la quotidianità e quasi non ci si sconvolge più di fronte ad atti di svilimento del ruolo politico della cosa pubblica.

La memoria è un altro dei temi che il documentario di Veltroni cerca di mettere al centro dell’attenzione. Una memoria per lo più sbiadita su quelli che sono stati i fatti degli anni Settanta, e ancora più flebile quando si parla di Berlinguer.

Nelle interviste iniziali a gente comune, infatti, si deve con amarezza constatare come la maggior parte degli intervistati, per lo più ragazzi, non sappia chi sia Enrico Berlinguer. C’è chi lo scambia per un cantante e chi, addirittura, per un politico coreano, magari di estrema destra. E allora torna alla mente “La razza in estinzione” in cui Gaber dichiarava al mondo la sconfitta della sua generazione.

Ma allo stesso tempo, attraverso i racconti e le immagini dei comizi del leader comunista, si tocca con mano la vera passione per la politica, non come mestiere, ma quasi come vocazione. È il punto di vista dell’autore, che è voce narrante, quello che viene subito alla luce. Il suo essere un ragazzo, all’epoca in cui Berlinguer guidava il partito, che guardava con interesse e curiosità un’ideologia da cui, comunque, in molti ritengono si sia allontanato.

Il film comincia con le immagini della vittoria del referendum sul divorzio, nel maggio del 1974, e si conclude con i gremitissimi funerali di Berlinguer in piazza San Giovanni a Roma. Si concentra sul periodo della segreteria di Berlinguer, dai primi anni Settanta fino alla morte, l'undici giugno del 1984. Ed è sicuramente il discorso di Padova a rappresentare il momento topico e più emozionante, quello che rivela la natura stessa di Berlinguer: un combattente per cui la politica era una vera missione.

Le testimonianze vanno dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Pietro Ingrao, da Eugenio Scalfari alla figlia Bianca fino a Jovanotti. Tutte, a loro modo, pongono sul piatto degli elementi in grado di ricostruire il percorso di Berlinguer, anche se non mancano delle sbavature o dei passaggi forzati. Quello che ci si augura, comunque, è che si possa ridare dignità a una “questione morale” che negli ultimi tempi è diventata un concetto fin troppo vituperato e abusato, ridandogli quel significato che solo uomini come Berlinguer potevano conferirgli.

 

Quando c’era Berlinguer (Italia 2014)
Regia: Walter Veltroni
Distribuzione: BIM

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nuovo film d’animazione in sala. Si tratta di Mr. Peabody e Sherman, diretto da Rob Minkoff e con protagonisti del cast vocale Ty Burrell, Max Charles e Ariel Winter. Interessante e divertente la scelta del protagonista Mr. Peabody, che è un cane inventore, scienziato e vincitore di un Premio Nobel, che un giorno decide di adottare un bambino di nome Sherman, diventando così il primo cane ad aver adottato un essere umano.

I ruoli, insomma, si invertono e grazie a una geniale invenzione, una macchina del tempo chiamata “tornindietro”, cane e bambino viaggeranno indietro nel tempo, riuscendo a vivere in prima persona alcuni dei più importanti eventi storici e anche ad interagire con famosi personaggi storici.

Una sorta di Ritorno al Futuro in chiave animata che attrae per la capacità di raccontare in maniera divertente il passato. Ma non mancano i colpi di scena. Sherman, infatti, fa usare l’invenzione alla sua compagna di classe Penny, andando contro le regole dei viaggi nel tempo e i due dovranno correre ai ripari per evitare gravi sconvolgimenti storici e salvare il futuro.

Il punto di forza di questo film, oltre alla storia, sono sicuramente i personaggi, ben congeniati e soprattutto ben descritti. Prodotto dalla DreamWorks Animation e distribuito dalla 20th Century Fox, trae spunto dai personaggi di L’improbabile storia di Peabody, parte della serie d’animazione degli anni Sessanta, The Rocky and Bullwinkle Show.

Mr. Peabody e Sherman (Usa 2013)

REGIA: Rob Minkoff
SCENEGGIATURA: Craig Wright
ATTORI: Ty Burrell, Max Charles
MONTAGGIO: Tom Finan
MUSICHE: Danny Elfman
PRODUZIONE: Bullwinkle Studios, Classic Media Productions, DreamWorks Animation
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Quando la fantascienza incontra il dramma d’amore può nascere qualcosa di davvero interessante e originale. È il caso del film di Spike Jonze, Lei (Her) che vede un cast di qualità, con la presenza di Joaquin Phoenix e Scarlett Johanson. Migliore sceneggiatura originale agli ultimi Oscar, Lei racconta un futuro non troppo lontano in cui gli uomini vivono in simbiosi con la tecnologia. Le macchine, i Pc e i cellulari sono così capaci di suscitare e provare sentimenti ed emozioni, rielaborandole.

Il protagonista è Theodore Twombly, tipo piuttosto introverso e che non ha molti amici, la cui passione è quella di scrive lettere d’amore per le persone che hanno difficoltà a esprimere i propri sentimenti. Infelice per la separazione dalla moglie, comprerà un sistema operativo parlante che sfrutta l’intelligenza artificiale, progettato per adattarsi e evolversi. Decide però di affidarle la voce di una donna e si chiamerà Samantha. Uomo e un software, così, instaurano ben presto un legame indissolubile, parlando di vita e di amore e diventando confidenti. Ma quando Samantha andrà brevemente offline per un aggiornamento, le cose cambieranno.

Il rapporto tra uomo e macchina è centrale in numerosi film del passato: da Videodrome a Crash, per citare il cinema horror, fino al Blade Runner di Ridley Scott che ha segnato in tal senso uno spartiacque. La pellicola lancia un’immagine della società contemporanea dove la tecnologia domina tutto, anche i sentimenti. Nell’epoca di Facebook, dove la vita privata è messa a nudo e “condivisa” in rete e la comunicazione passa sempre più attraverso cellulari di ultima generazione e applicazioni gratuite, l’interazione tra esseri umani diventa qualcosa di estremamente mediato e i mezzi tecnologici la fanno decisamente da padroni.

Nel film si fa un ulteriore passo in avanti: l’interazione non è più tra esseri umani, ma tra uomo e computer. La tecnologia soppianta l’altro sesso, ci costringe ad un rapporto quasi di coppia e addirittura è una tecnologia che ha sentimenti umani. Il computer, infatti, a un certo punto sospira, proprio come se provasse emozioni e il protagonista è interdetto di fronte a una manifestazione così “fisica”. Un rapporto destinato a evolversi e ad aprire scenari più che mai metaforici di una società iper-tecnologica com’è quella contemporanea.    

Lei (Usa 2013)
REGIA: Spike Jonze
SCENEGGIATURA: Spike Jonze
ATTORI: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Micaela Ramazzotti, Rooney Mara, Amy Adams, Chris Pratt, Sam Jaeger, Portia Doubleday, Matt Letscher, Samantha Morton
FOTOGRAFIA: Hoyte van Hoytema
MONTAGGIO: Jeff Buchanan, Eric Zumbrunnen
MUSICHE: Arcade Fire
PRODUZIONE: Annapurna Pictures
DISTRIBUZIONE: Bim

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Nuova commedia per Giovanni Veronesi che torna a indagare il rapporto tra uomini e donne, con un film leggero che vede per protagonisti Fabio De Luigi e Letizia Casta, reduce dall’ultimo Festival di Sanremo. Una donna per amica racconta la storia di Francesco, che è un avvocato, e della bella Claudia, che fa la veterinaria. Lui si è trasferito a Lecce e lei va in città per seguire la sorella (Valeria Solarino) che ha problemi di tossicodipendenza. La loro amicizia è decisamente molto forte. Insieme si divertono come matti, fanno giochi bambineschi e sono molto diretti e schietti. Proprio come due buoni amici. Ma ben presto la situazione cambierà.

Un giorno nella vita di lei irrompe Giovanni, che la sposa. A quel punto Francesco si accorge che l’amicizia tra uomo e donna è più difficile del previsto. E tanti punti fermi iniziano a traballare. L’ironia spontanea di De Luigi sicuramente lo facilita nel ruolo di questo personaggio un po’ imbranato e con una timidezza che fa tenerezza.

Dopo il successo de L’Ultima ruota del carro, Veronesi torna a scrivere a quattro mani la sceneggiatura con Ugo Chiti, offrendo un film che fa sorridere, anche se non spicca certamente per originalità, dato che il filone su cui si basa è stato ampiamente affrontato da pellicole del passato, più o meno recente. Pensiamo a Harry ti presento Sally o alle commedie agrodolci di Francesco Nuti.

I dialoghi sono sicuramente uno dei punti di forza del film, attenti e accurati, a tratti brillanti che non cadono nel troppo scontato o nelle frasi a effetto. Insomma una commedia romantica che affronta uno degli interrogativi più diffusi: esiste l’amicizia tra uomo e donna?

Una donna per amica (Italia 2013)
Regia: Giovanni Veronesi
Soggetto: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Produzione: Fandango, Ogi Film
Distribuzione: Warner Bros Entertainment Italia
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografia: Livia Borgognoni
Personaggi: Fabio De Luigi; Laetitia Casta; Valeria Solarino; Monica Scattini; Geppi Cucciari; Virginia Raffaele; Adriano Giannini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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