di Sara Michelucci

La ricerca della vera bellezza, della grande bellezza. Quella che ormai per Jep Gambardella è qualcosa di svanito, che lo imprigiona e non gli permette di scrivere un secondo romanzo. Una mancanza che lo tiene bloccato in un limbo, fatto di feste mondane piuttosto volgari, amici ricchi ma falliti a livello sentimentale, affettivo e umano.

Paolo Sorrentino torna al cinema con un film che mostra tutta la solitudine e la disperazione di questo scrittore e giornalista di 65 anni, interpretato magistralmente da Toni Servillo, impegnato a districarsi tra un evento mondano e una nuova fiamma, che però pensa ancora al suo amore di gioventù e ricerca ancora quella bellezza pura che una Roma fatta di attrici cocainomani in procinto di scrivere un libro, attori teatrali che non hanno mai debuttato, coppie fallite che si tengono ancora per mano solo per interesse e paura, non ha saputo mai dargli.


Sorrentino sceglie ancora una volta il grottesco e il surreale per i suoi personaggi.  Gambardella ricorda in parte il Toni Pagoda del primo romanzo di Sorrentino, “Hanno tutti ragione”, con la sua perdita di innocenza, le “cattive compagnie” e quello sguardo in parte disincantato che lo porta a dire quello che pensa, sempre e comunque, anche a costo di ferire chi gli sta intorno. Ma Gambardella sa anche cosa sia il vero amore, cosa siano i sentimenti e il costante ricordo di Elisa, la ragazza che lo fece innamorare e poi lo lasciò, ne è la dimostrazione.

Cerca così nella spogliarellista Ramona un nuovo inizio, che però gli sarà ben presto negato e questo lo condurrà nuovamente a considerare la sua vita ormai aggrappata a quel mondo barocco di una Roma fatta di luci e ombre. Sorrentino sceglie un cast corale che vede la presenza di Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Giorgio Pasotti. Ancora una volta, però, Sorrentino sceglie di concentrare l’attenzione sul protagonista e tutto il resto è solo un contorno.

Jep richiama una tipologia di napoletano “in via d’estinzione”, che riesce a mettere insieme la passione per il superficiale e il profondo. Nel film non manca nemmeno l’aspetto spirituale, visto nella sua doppia veste: quello puro, incarnato dalla Santa che vive in povertà e quello ecclesiastico, del cardinale-cuoco in odore di papato. Jep vuole recuperare una dimensione sacra, ma il cardinale (Roberto Herlitzka) non lo considera e preferisce descrivergli le sue abilità culinarie, forse perché non saprebbe cosa dirgli in merito alla spiritualità. Poi incontra la Santa, la quale con la sua vita semplice e al servizio dei poveri, gli offre una certa serenità. Ma solo temporanea. Il film è stato selezionato per partecipare in concorso al Festival di Cannes 2013.

 

La grande Bellezza (Italia – Francia 2013)
Regia: Paolo Sorrentino
Soggetto: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Produttore: Francesca Cima, Nicola Giuliano
Casa di produzione: Indigo Film, Medusa Film, Babe Film, Pathé, France 2 Cinéma
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musiche: Lele Marchitelli
Scenografia: Stefania Cella
Costumi: Daniela Ciancio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Torna la saga di Iron Man, con il terzo capitolo firmato dal regista Shane Black e un cast d’eccezione che vede protagonisti Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Ben Kingsley e Don Cheadle. Settimo film della saga cinematografica prodotta dai Marvel Studios, vede anche questa volta una trama avvincente, per chi ama il genere, con la storia dell’eccentrico e brillante imprenditore Tony Stark che si misura contro un nemico senza limiti.

Quando la sua vita personale viene distrutta, Stark intraprende una straziante missione alla ricerca del responsabile che metterà il suo coraggio costantemente alla prova. Con le spalle al muro, Stark deve sopravvivere con i dispositivi da lui creati, facendo affidamento sull'ingegnosità e l'istinto che lo caratterizzano per proteggere le persone che ama. Sulla via del ritorno, Stark trova la risposta alla domanda che lo ha sempre segretamente tormentato: è l'uomo che fa l'armatura o l'armatura che fa l'uomo?

Piace sicuramente il fatto che emerge il lato umano del supereroe. Ci si immerge in quella parte privata dell’uomo, tra luci e ombre che fanno del personaggio di Stark una figura interessante. Non solo colpi di scena e tanti effetti speciali, ma la storia riesce a reggere, pescando in tematiche significative, come quelle della lotta con se stessi, per riscoprire il proprio lato umano. La corporalità ha una funzione che va al di là della semplice manifestazione di forza, ma prelude a qualcosa che va oltre. Una parte psicologica, che tenta di uscire fuori, anche se i dettami di genere sono piuttosto forti.

Il film, pur non essendo impeccabile nella sua parte narrativa, ha comunque conquistato il botteghino, superando in poche settimane i 300 milioni negli Usa, e sfiorato i 700 milioni raccolti negli altri mercati. Si tratta del primo film prodotto dai Marvel Studios ad essere distribuito dopo il crossover del 2012 The Avengers e il primo della cosiddetta “Fase 2” che porterà a The Avengers 2 nel 2015.

Iron Man 3 (Usa 2013)
Regia: Shane Black
Cast: Robert Downey Jr., Guy Pearce, Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Ben Kingsley
Produzione: Dmg Entertainment, Marvel Studios
Distribuzione: Uip

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Miele. È questo il nome d’arte di Irene, giovane donna che ha deciso, sia per soldi che per principio etico, di rispondere alle richieste di eutanasia di alcuni malati terminali. Un tema, piuttosto forte e controverso, quello scelto da Valeria Golino per il suo primo film da regista. Liberamente tratto da A nome tuo di Mauro Covacich, Miele mostra una serie di malati allo stadio finale a cui Irene somministra un barbiturico che si usa nel campo veterinario, accompagnandoli verso il fine vita.

Il suo è un lavoro metodico, preciso e che si ripete come fosse un rituale. Fino all’incontro con l'ingegner Grimaldi, che malato di depressione, le chiede aiuto. Ma Irene non è d’accordo, lei non è un sicario e non condivide la scelta dell’uomo. Il suo mondo, così, verrà messo ben presto in crisi e sarà chiamata a rivoluzionare la sua esistenza, a partire proprio dal suo “lavoro”.

La Golino non dà giudizi netti, non c’è nulla di troppo ideologico nel suo film, ma mette comunque di fronte lo spettatore a una tematica che in Italia è stata sollevata con forza dopo il caso di Eluana Englaro. Caso che ha condotto anche la politica di fronte a delle scelte, spaccando le coalizioni sul testamento biologico e, appunto, il fine vita. Anche se nulla è stato effettivamente fatto.

Irene lo dice chiaramente: “Nessuno vuole morire, ma quella non è più vita”. Con la conoscenza dell’ingegner Grimaldi, però, si solleva un altro interrogativo: quale sia il vero male, se solo quello fisico o anche quello psicologico. E soprattutto, quanto contino le scelte personali, quanto effettivamente si è liberi di decidere se vivere o morire e se si possa mettere un veto a tale scelta.

La morte non viene mai mostrata dalla Golino, ma se ne sente costantemente il peso, tanto che la vita di Irene è sempre frenetica, fatta di corse, di nuotate in mare aperto, fino quasi allo sfinimento. Un modo, forse, per dimenticare quei corpi martoriati che le chiedono di poter riposare per sempre.

Miele
(Francia, Italia 2013)
genere: Drammatico
regia: Valeria Golino
attori: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Iaia Forte, Vinicio Marchioni, Roberto De Francesco, Barbara Ronchi
produzione: Riccardo Scamarcio e Viola Prestieri per Buena Onda, in coproduzione con Les films des tournelles (Francia) e con Rai Cinema
distribuzione: BIM

Francia, Italia 2013

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Steven Soderbergh si dà al giallo d’autore, con chiari richiami hitchcockiani e la predilezione per alcuni elementi fantascientifici. Effetti collaterali (Side Effects), interpretato da Jude Law, Rooney Mara, Catherine Zeta-Jones, Channing Tatum, e Vinessa Shaw, mette in luce, attraverso un racconto apparentemente scontato, la bravura registica e narrativa di Soderbergh.

Al centro della storia, una coppia newyorkese afflitta da una serie di difficoltà. La giovane Emily cade in preda a una bruttissima depressione, proprio nel momento in cui suo marito esce dal carcere, dopo aver scontato una pena di quattro anni per insider trading.

Il suo è un malessere profondo che la conduce a tentare il suicidio, finendo così in cura da uno psichiatra. La cura che le prescrive è fatta di farmaci dagli effetti collaterali piuttosto forti. E così realtà e fantasia, sogno e visioni si mischiano e il confine si fa sempre meno nitido e chiaro tra ciò che è vero e quello che invece è dettato dalle allucinazioni.

Un giorno, però, le cose si fanno piuttosto pericolose: il marito di Emily verrà trovato morto, accoltellato da non si sa chi. E le accuse cadranno ben presto su di lei. Lo psichiatra che la ha in cura farà il possibile per non farla condannare per omicidio, ma pur ottenendo l’infermità mentale, la situazione per Emily si farà sempre più complessa.

Molto interessante la capacità di trasformare i personaggi, insieme alle loro spiegazioni, creando un crescendo di suspense, ma anche di evoluzione dei comportamenti e dei ruoli, che non restano rigidi, ma mutano e danno movimento al racconto, scardinandolo da luoghi comuni tipici di un genere.

Questo aiuta sicuramente, anche se non possiamo dire di trovarci di fronte al suo miglior lavoro. Mancano, infatti, gli approfondimenti psicologici dei personaggi e quelli sulle tematiche importanti, lasciate sempre in sottofondo, senza mai essere seriamente sviscerate o prese in considerazione. 

Effetti Collaterali (Usa 2013)


Regia  Steven Soderbergh
Sceneggiatura  Scott Z. Burns
Produttore Lorenzo di Bonaventura, Gregory Jacobs, Scott Z. Burns
Casa di produzione Endgame Entertainment
Fotografia Peter Andrews
Montaggio Mary Ann Bernard
Musiche Thomas Newman

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Una commistione tra thriller e commedia, tra realtà e finzione, tra romanzo e verità. Il nuovo lavoro del regista francese, François Ozon, Nella casa, pone l’accento sulla capacità della scrittura di coinvolgere e far immergere il lettore in mondi nuovi, ma anche di manipolarlo, non facendo sempre bene capire quanto ci sia di vero o di autobiografico nel racconto dello scrittore.

Ma l’immaginazione è una componente fortissima dell’essere umano, qualcosa che dà la capacità di visitare nuove realtà e nuovi mondi, stando seduti nel proprio salotto o in un’aula scolastica. Ed è proprio da qui che parte la storia di Claude, studente brillante che dopo aver scritto un tema che parla del suo fine settimana, innescherà una curiosità quasi morbosa nel suo docente.

Il suo professore di lettere, Germain (un bravo Fabrice Luchini), ne resta talmente affascinato tanto da vedere nel ragazzo quel brillante scrittore che lui non è riuscito ad essere, per mancanza di talento. Così spinge il suo allievo a continuare a scrivere, sia per far crescere la sua capacità che per continuare a leggere quella strana, ma avvincente storia, che ogni volta si conclude con un misterioso “continua”.

Claude descrive, infatti, la famiglia di un suo compagno di scuola, con cui passa moltissimo tempo. Una famiglia apparentemente perfetta, normale e piccolo borghese che Claude invidia, dato che la sua è totalmente diversa: una madre che lo ha abbandonato e un padre disabile di cui deve prendersi cura. Nei suoi temi, Claude svelerà segreti, emozioni e avvenimenti che si collocano tutti tra realtà e finzione e alla fine diventerà davvero complicato scindere il vero dall’immaginario.

Ed è proprio questa la potenza di tale film, che ci fa scoprire quanto la mente possa essere potente, allo stesso modo della scrittura che costruisce e sa dettare le regole, anche della nostra vita. Il racconto di questo sedicenne apparentemente timido e introverso intrigherà anche la moglie del suo professore e il loro rapporto ne sarà invaso e compromesso.

Nella casa (Francia 2012)
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Attori: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Menochet, Bastien Ughetto, Jean-François Balmer, Yolande Moreau, Catherine Davenier, Vincent Schmitt, Jacques Bosc, Diana Stewart
Montaggio: Laure Gardette
Musiche: Philippe Rombi
Produzione: Mandarin Films, Mars Distribution, France 2 Cinéma
Distribuzione: Bim

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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