di Sara Michelucci

Due Robert, rispettivamente Duvall e Downey Jr., sono gli straordinari interpreti del nuovo The Judge, film diretto da David Dobkin. La pellicola, che ha aperto il Toronto International Film Festival, scava nella vita di due persone, padre e figlio, che si troveranno uniti dalla lotta contro un’accusa infamante. L’avvocato di successo Henry Palmer torna nella città d’origine, in Indiana, per assistere al funerale della madre.

Ma è destino che in quella città non debba tornare più. Mentre si accinge a partire, infatti, viene fermato dalla notizia secondo cui il padre, Joseph Palmer, giudice della stessa città, è sospettato dell'omicidio di un uomo. Si tratta della stessa persona che il giudice aveva condannato anni prima e che era da poco uscito di galera.

L’avvocato si troverà così a difendere il padre in un'aula di tribunale contro un altro avvocato, Dwight Dickham, deciso a far finire in galera il giudice. Allo stesso tempo, però, dovrà ricongiungersi con un genitore con cui non ha mai avuto grandi rapporti, come con il resto della famiglia.

Un film duro e deciso, quello di Dobkin, che scava nella vita di due persone, mettendo a nudo la difficoltà di rapporto padre-figlio, e portandole su un piano extrafamiliare. La sceneggiatura non manca, comunque, di sbavature e sicuramente quello che emerge maggiormente è la bravura attoriale, che nasconde qualche difficoltà di storia e regia.

The Judge (Usa 2014)

regia: David Dobkin
sceneggiatura: Nick Schenk, David Seidler, Bill Dubuque
attori: Robert Downey Jr., Robert Duvall, Leighton Meester, Billy Bob Thornton, David Krumholtz, Vera Farmiga, Melissa Leo, Vincent D'Onofrio, Sarah Lancaster, Dax Shepard, Balthazar Getty, Emma Tremblay, Jeremy Strong, Grace Zabriskie, Ian Nelson, Ken Howard
fotografia: Janusz Kaminski  
montaggio: Mark Livolsi
musiche: Thomas Newman
produzione: Big Kid Pictures, Team Downey, Warner Bros.
distribuzione: Warner Bros. Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

L’umanità di un giovanissimo Giacomo Leopardi è messa a nudo nel film di Mario Martone, Il giovane Favoloso. Una Recanati chiusa all’esterno e vissuta solo all’interno delle mura domestiche, nella immensa libreria paterna, è la “prigione” da cui il talentuoso poeta fuggirà. Così scoprirà il mondo esterno e si confronterà con la sua malattia e con i piaceri e le brutture della vita e della società dell’epoca.

Elio Germano, attore che ha dimostrato in diversi occasioni una grande capacità di interpretazione e un’intensità nel mettere in scena i personaggi più disparati, ancora una volta coglie nel segno, vestendo i panni del famoso scrittore con sapiente maturità interpretativa. Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre e con una madre incapace di emozioni, chiusa in un’ottusa fede religiosa.

La mente di Giacomo, però, non vuole essere prigioniera né di quel luogo né tanto meno dei preconcetti paterni e spazia, sognando di raggiungere quell’infinito da cui è tanto affascinato. Legge di tutto, ma l'universo è fuori da quelle quattro mura.

In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l'esterno. A 24 anni lascia finalmente Recanati e va a vivere con l’amico Antonio Ranieri, che non lo abbandonerà mai.

L'alta società italiana gli apre le porte, ma Leopardi non si piega ai conformismi. La sua è una figura ribelle, che segnerà la letteratura del periodo in maniera inequivocabile. Martone, anche se allarga un po’ troppo i tempi del racconto, riesce comunque a regalare uno spaccato della vita del poeta interessante, togliendo quella coltre di pessimismo fine a se stesso che in troppi hanno attribuito a Leopardi.

La sua voglia di vivere, di conoscere il mondo, di relazionarsi con gli altri lo ha condotto ad andare oltre valori condivisi e una morale retrograda che lo avrebbe voluto nei panni di un cardinale o come studioso chiuso dentro le mura domestiche a tradurre dal greco o dal latino. Ma Leopardi è un ragazzo e nella sua giovinezza si racchiudono quella ribellione e quella forza che, seppure incrinate dalla malattia, lo porteranno verso l’esperienza diretta con la vita reale.

Il giovane favoloso (Italia 2014)

Regia: Mario Martone
Sceneggiatura: Mario Martone
Attori: Elio Germano, Isabella Ragonese, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Edoardo Natoli, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Paolo Graziosi
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Jacopo Quadri
Musiche: Sascha Ring, Gioacchino Rossini
Produzione: Palomar, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
Distribuzione: 01 Distibution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Abel Ferrara, questa volta, lascia i torbidi scenari di film come Il Cattivo tenente o The Addiction e decide di cimentarsi con una pellicola biografica sul grande poeta, scrittore e regista Pierpaolo Pasolini, concentrandosi sugli ultimi giorni di vita di uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del ventesimo secolo.

È un Willem Dafoe scarno e intenso a interpretare Pasolini, mentre il ruolo di Ninetto Davoli, suo amico e attore feticcio, è affidato a Riccardo Scamarcio. Ma Davoli è presente nel cast, interpretando il ruolo di Eduardo De Filippo. Pasolini è un artista completo e poliedrico.

Poeta, scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo, intellettuale e pensatore. Il suo intelletto e la sua capacità di essere un innovativo e grande osservatore della società del secondo dopoguerra italiano è il punto da cui parte Ferrara per raccontare le ultime fasi della sua esistenza.

Il regista fa un mix sapiente delle immagini di vita reale, con le sue ultime interviste, i colloqui con gli amici di sempre, da Davoli a Laura Betti fino a Furio Colombo, insieme a delle sequenze surreali e oniriche, dove vengono narrati brani del suo romanzo incompiuto, Petrolio, con il soggetto di un film fantastico e allegorico che avrebbe dovuto essere interpretato da De Filippo. Sullo sfondo viene a  delinearsi un personaggio al centro di polemiche e scandali a causa delle sue idee radicali e della sua omosessualità.

La figura della madre, che apre il film con un sorriso verso suo figlio, e lo chiude con il dolore per la perdita che le contrae il volto, è il chiaro esempio della scelta fatta dal regista di dare una struttura circolare al racconto. La morte, al tempo stesso, si dimostra un atto estremo e rivoluzionario, dove non si cede alla volontà di una società conservatrice e perbenista, ma altamente corrotta e misera.

Nonostante la perdita della propria vita e il vuota lasciato a chi in Pasolini credeva, il poeta riesce comunque a lanciare un messaggio forte in chi resta, dove il ricordo si tramuta in azione attraverso lo scritto e la parola. Nonostante il tragico epilogo all'Idroscalo di Ostia rimanga, ancora oggi, un mistero.

Pasolini (Belgio, Francia, Italia 2014)

REGIA: Abel Ferrara
SCENEGGIATURA: Abel Ferrara, Maurizio Braucci
ATTORI: Willem Dafoe, Maria de Medeiros, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Giada Colagrande, Adriana Asti, Valerio Mastandrea, Tatiana Luter, Roberto Zibetti, Salvatore Ruocco, Diego Pagotto
FOTOGRAFIA: Stefano Falivene
PRODUZIONE: Una co-produzione Capricci, Urania Pictures, Tarantula, Dublin Films con Arte France Cinema
DISTRIBUZIONE: Europictures, in associazione con Akai Italia Srl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Il cibo torna nuovamente ad essere il pretesto principale per parlare della vita e costruire attorno ad esso una storia familiare. Il regista premio Oscar, di Chocolat, Lasse Hallström, torna sul grande schermo con Amore, cucina e curry. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo Madame Mallory e il piccolo chef indiano scritto da Richard C. Morais e sceneggiato da Steven Knight. Il cast vede una sempre brava Helen Mirren interpretare il ruolo della protagonista.

La storia è quella della famiglia Kadam di Mumbai che decide di intraprendere un viaggio in Europa alla ricerca di una vita più agiata e con delle nuove prospettive. Arrivati nel piccolo paese di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia, la famiglia decide di aprire un ristorante utilizzando le loro tradizioni culinarie.

Il giovane Hassan si dimostra uno chef capace e con tante iniziative, ma il ristorante di famiglia si ritrova a fare concorrenza al Le Saule Pleureur di proprietà di Madame Mallory, chef di fama internazionale premiata persino dalla guida Michelin. Questo scatena una vera e propria lotta tra i due ristoranti, che sfocia ben presto in una  competizione non solo culinaria, ma anche culturale.

Ed è proprio la diversità, messa in evidenza attraverso la cucina, a tornare al centro anche in questo nuovo lavoro di Hallström, che già con Chocolat aveva mostrato, anche se in maniera un po’ troppo edulcorata, come si possa trovare un punto in comune grazie al cibo.

Anche in Amore, cucina e curry il conflitto iniziale si trasforma ben presto in altro e così inizia una forte amicizia tra i due protagonisti, con Madame Mallory che addirittura deciderà di guidare Hassan verso i segreti della cucina francese.

Amore, cucina e curry (Usa 2014)

REGIA: Lasse Hallström
SCENEGGIATURA: Steven Knight
ATTORI: Helen Mirren, Manish Dayal, Charlotte Le Bon, Om Puri, Amit Shah, Farzana Dua Elahe, Dillon Mitra, Aria Pandya
FOTOGRAFIA: Linus Sandgren
MONTAGGIO: Andrew Mondshein
MUSICHE: A.R. Rahman
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, DreamWorks Studios, Harpo Films
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La città tetra e fumettistica di Sin City torna sugli schermi cinematografici, sequel del primo film del 2005. Sin City - Una donna per cui uccidere, diretto da Frank Miller e Robert Rodriguez, è l’adattamento cinematografico della graphic novel, Una donna per cui uccidere, di Frank Miller. L’ambientazione claustrofobica e la suddivisione in capitoli torna anche in questo nuovo lavoro, che non delude rispetto al primo, incentrandosi molto sulla caratterizzazione dei personaggi, senza perdere l’originalità del fumetto.

Tessendo insieme due delle classiche storie di Miller con nuovi racconti, i cittadini più incalliti della città si scontrano con alcuni degli abitanti più famigerati.

La prima parte, “Una Donna Per Cui Uccidere”, parte anni prima di “Un’abbuffata di morte”, dove Dwight McCarthy (Josh Brolin) lotta con i suoi demoni interiori e cerca di mantenere il controllo fino a quando non ritorna il suo primo amore, Ava Lord, che gli chiede aiuto per sfuggire alle grinfie del suo violento marito, il milionario Damien Lord (Marton Csokas) e della sua enorme guardia del corpo Manute (Dennis Haysbert).

Tuttavia, un innamorato Dwight scoprirà presto che le vere intenzioni di Ava sono più sinistre di quanto sembrino. Poi c’è “Solo un altro sabato sera”. La sera in cui John Hartigan incontra Nancy in “Quel bastardo giallo”, Marv (Mickey Rourke) riprende conoscenza mentre è sulla statale che domina i Projects, circondato da giovani morti e incapace di ricordare come ci è arrivato.

In “Quella lunga, brutta notte”, Johnny (Joseph Gordon-Levitt), un presuntuoso giocatore d’azzardo, trucca una missione per sconfiggere al suo stesso gioco il cittadino più malvagio di Sin City. Sfortunatamente se la prende con l’uomo sbagliato e gli eventi prendono una piega peggiore. La sua missione viene in qualche modo deviata quando incontra una giovane stripper di nome Marcy (Julia Garner). Per finire con “La grossa sconfitta”, ambientata dopo il suicidio di John Hartigan (Bruce Willis) alla fine di “Quel bastardo giallo”, la storia si concentra su una più temprata Nancy Callahan (Jessica Alba) che cerca di superare la sua morte mentre pianifica l’omicidio del Senatore Roark (Powers Boothe).

Donne sexy e dalle curve generose si alternano a eroi brutali, che vanno contro ogni legge o regola per inseguire un solo obiettivo: quello della vendetta e di una giustizia fai da te. Decisamente dei contro eroi, con cui è spesso difficile immedesimarsi, ma che comunque affascinano lo spettatore. La componente dell’azione è sicuramente preponderante, ma questa lascia spazio anche ai sentimenti, che possono essere ambivalenti e comunque molto forti e spesso estremi.

Anche la concezione classica di morale viene destrutturata, anche se questa non è una grande novità, con elementi piuttosto decisi, dove l’elemento sessuale è sicuramente predominante. Il film è stato presentato al San Diego Comic-Con International 2014, accompagnato da un nuovo trailer esteso, dove erano presenti Frank Miller, Robert Rodriguez ed il cast.

Sin City - Una donna per cui uccidere (Usa 2014)
REGIA: Robert Rodriguez
SCENEGGIATURA: Frank Miller, William Monahan
ATTORI: Rosario Dawson, Mickey Rourke, Bruce Willis, Eva Green, Jessica Alba, Jaime King, Josh Brolin, Michael Madsen, Clive Owen, Jamie Chung, Joseph Gordon-Levitt, Julia Garner, Juno Temple, Ray Liotta, Jeremy Piven, Christopher Meloni, Dennis Haysbert, Crystal McCahill
FOTOGRAFIA: Robert Rodriguez
MONTAGGIO: Robert Rodriguez
MUSICHE: Robert Rodriguez
PRODUZIONE: Dimension Films, AR Films, Quick Draw Productions
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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