diRoberta Folatti

Un amore sconveniente


“Le relazioni pericolose” è uno dei miei film preferiti e Stephen Frears uno dei registi che stimo per la duttilità che ha sempre dimostrato. Lecito quindi attendersi soddisfazioni anche da Cherì.


La trasposizione dal romanzo della scrittrice francese Colette in effetti non ha deluso le mie aspettative. Elegante, sufficientemente vacua - in sintonia con gli ambienti e l’epoca descritta, passionale e disincantata, irridente e disperata, illustra con grande efficacia (anche visiva) la storia d’amore fra una ultraquarantenne e un ragazzo neanche ventenne.


Non siamo esattamente nell’alta società, come chiarisce l’esordio didascalico del film. Ma siamo tra donne ricche e influenti – le prostitute francesi dei primi del Novecento – che avevano accumulato patrimoni considerevoli passando da un letto aristocratico all’altro. Lea è ancora una bella donna ed è abbastanza saggia (o cinica) da non dolersi troppo per l’età che avanza. Negli anni si è resa autosufficiente e non ha più bisogno di un protettore o di un amante danaroso, ma la gioia di non dover dividere il letto con qualcuno lascia presto il posto a una nuova avventura. Oltremodo sconveniente… anche perché da mantenuta diventa colei che paga i conti. A un uomo molto più giovane di lei, praticamente un ragazzo.


La scrittura vivace, ironica, smaschera-ipocrisie di Colette trova un’efficace traduzione in immagini nel film di Frears, impreziosita da dialoghi pieni di divertito cinismo e di una verve scoppiettante. Si tratta del mondo “parallelo” delle cortigiane, donne dalla lingua lunga e dallo spirito indomito, capaci di mantenere segreti imbarazzanti finchè conviene e di “metterli in rete” non appena cambia il vento. Donne libere e sfidanti che gestiscono in modo spregiudicato le proprie relazioni, accumulando con oculatezza il proprio patrimonio


Quando Lea inizia una storia con Fred – detto Cherì – nessuno del suo mondo se ne preoccupa o si scandalizza, nemmeno la madre, cortigiana in pensione, che non ha mai brillato per un eccessivo attaccamento al figlio. Fred è cresciuto nei caffè della belle epoque, trastullato dalle colleghe della madre ma afflitto da un profondo senso di abbandono che nasconde sotto un atteggiamento strafottente. Tutto sembra essergli indifferente e alle soglie dei vent’anni la vita lo ha già precocemente annoiato.  Le cose cambiano quando viene accolto come figlio/amante dall’esperta e pacata Lea: sotto le ceneri di un rapporto irrituale, una specie di maternage, cova forse il vero amore…

Cherì (Francia, Germania, Gran Bretagna, 2009)
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: Christopher Hampton
Musiche: Alexandre Desplat
Cast: Michelle Pfeiffer, Kathy Bates, Rupert Friend, Felicity Jones
Distribuzione: 01 Distribution

 

 

 

di Roberta Folatti

Inventori alla riscossa


Le invenzioni sono il frutto di un mix di sapienza tecnica e creatività, una creatività capace di far tesoro anche delle esperienze più comuni. Robert Kearns per dar vita ai suoi tergicristalli a intermittenza – oggetti banali ma terribilmente utili – si basò su un episodio accadutogli la notte di nozze. Un tappo di una bottiglia di champagne lo colpì nell’occhio e questo lo indusse a riflettere sulla lacrimazione e sul battito delle palpebre, processi replicati, con le dovute differenze, nella sua invenzione.

di Roberta Folatti

Pesi e contrappesi in salsa rosa


Tutto va fatto risalire ad una delusione d’amore adolescenziale. E all’influenza, un tantino deviante, del sostituto della figura paterna…
La rivolta delle ex ha per protagonista il bel Matthew McConaughey, che grazie alla sua prestanza fisica e all’assoluta mancanza di scrupoli morali, inanella decine di conquiste femminili che durano lo spazio di una notte e vanno ad ingrossare il suo esercito personale di ex. Tutte piuttosto inviperite.

di Roberta Folatti

Malinconia e umorismo alla norvegese


Premetto che il film di cui vi parlerò non mi è affatto dispiaciuto, anzi alcune scene e situazioni particolarmente surreali mi sono rimaste in mente e continuano a farmi sorridere. Ciò non toglie la relativa sensazione di déjà vu che Il mondo di Horten lascia nello spettatore.

di Roberta Folatti

Mitici quei tempi!

La fulminea parabola delle radio pirata, che tra il 1966 e il 1967 in Inghilterra raggiunsero fette di pubblico inimmaginabili, bypassando i divieti governativi, è raccontata con grande verve nell’ultimo film di Richard Curtis. Personaggi di fantasia ma ispirati ai reali protagonisti di quella stagione per certi versi eroica animano I love Radio Rock rendendola una pellicola piacevolissima.


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