di Roberta Folatti


Mohammad Ahmadi è un regista iraniano quarantaquattrenne, che nell’ultima edizione del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina, che si svolge ogni anno a Milano, ha vinto il premio assegnato dal pubblico con il film Il poeta della spazzatura.
Malgrado l’apprezzamento degli spettatori, il film non ha ancora trovato una distribuzione e rischia, come tante altre pellicole interessanti, di rimanere “inedito”. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Ahmadi, che è autore anche di libri e reportage fotografici che raccontano il suo paese.
Un ringraziamento va alla preziosa traduzione di Pirooz.

di Roberta Folatti

Fatih Akin e Alexander Hacke si erano conosciuti girando “La sposa turca”, di cui il primo era il regista e il secondo l’autore della colonna sonora. Ora con Crossing the bridge – The sound of Istanbul la ricerca musicale focalizzata sulla città di Istanbul diventa il tema fondamentale e lo strumento per capire quali energie e passioni si muovano sotto la coltre formicolante di quella enorme metropoli.

di Roberta Folatti


L’idea sembra di quelle vincenti. Portare in giro un film abbinandolo a un concerto, in cui suonano gli stessi personaggi (reali) impressi sulla pellicola.
Una proposta insolita, forse unica nel panorama cinematografico non solo italiano.

di Roberta Folatti

Ci sono festival veri e "sofferti", frutto del lavoro duro di uno staff di persone che per mesi visiona film, contatta addetti ai lavori, cerca sponsor e luoghi della città fruibili (ed economicamente accessibili). E ce ne sono altri che hanno tutta l'aria di esser nati a tavolino, senza passione, come un business lucroso che di tutto si preoccupa tranne che del pubblico.
Esempio del primo tipo é il Milano Film Festival, che si svolge dal 16 al 24 settembre nel capoluogo lombardo.

di Roberta Folatti

Il suo film l'ha voluto, l'ha scritto, l'ha difeso da qualsiasi intromissione. L'ha finanziato quasi tutto da solo, chiedendo un prestito in banca. Ma questo desiderio di indipendenza alla fine gli è costato molto caro.
Onde, malgrado abbia avuto ottime recensioni, ha trovato scarsissimi sbocchi nelle sale e Francesco Fei si è dovuto scontrare con una specie di muro di gomma, creato dalle case di distribuzione che controllano il mercato italiano.
Lui si sente un po' un Don Chisciotte, ma ora ha deciso di sacrificare una parte della sua libertà <<per provare a confrontarsi con il potere. Perché in Italia un regista deve anche sapersi vendere, deve imparare i meccanismi, trovare dei canali per far arrivare il proprio lavoro al pubblico>>.
Quel che segue è il sunto di una chiacchierata di un paio d'ore.


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