di Michele Paris

Mentre il presidente Obama si apprestava all’attesa visita in Medio Oriente, nel quasi silenzio dei media, uno dei più importanti membri del suo gabinetto portava a termine una delicatissima trasferta in territorio cinese. Tra i compiti del Segretario al Tesoro Tim Geithner c’era innanzitutto quello di placare i timori di Pechino circa il debito pubblico americano e una possibile svalutazione del dollaro. Ma il viaggio dell’ex numero uno della Federal Reserve di New York è servito anche a seppellire definitivamente le polemiche intorno alla manipolazione della valuta cinese e a consolidare una partnership economica sempre più stretta in questa fase di recessione globale. Il tutto in concomitanza con la vigilia del ventennale della strage di Tiananmen, ricorrenza prudentemente tenuta fuori dai colloqui bilaterali, così come ogni altro riferimento a riforme politiche o diritti umani.

di Giuseppe Zaccagni

Festa in famiglia nel palazzo reale di Pyongyang. Mentre il cielo azzurro della bella penisola coreana si tinge del rosso fuoco sparato dalle bocche dei missili e mentre i funghetti atomici si stagliano tra le nuvole, il grande leader Kim Jong-Il celebra la transizione osteggiando tutta l’arroganza imperiale del suo potere. Affida a suo figlio di 26 anni - Kim Jong-Un - lo scettro della dinastia. E così sarà questo giovane a gestire l’unico sistema stalinian-confuciano del mondo. La biografia di questo nuovo capo del Nord non è, ovviamente, ampia. Terzogenito, è nato dalla relazione tra il leader e la ballerina di origine giapponese, Ko Yong Hi, morta nel 2004. I servizi segreti di Seul, secondo i quali la designazione sarebbe avvenuta il 28 maggio, mettono in evidenza che il padre “caro leader”, pesantemente debilitato dall’ictus che lo colpì nei mesi scorsi ha accelerato la transizione anche con una serie di “effetti-bomba” (i recenti test missilistici) come un modo per tranquillizzare l’esercito, il suo baluardo, e compattare le élites dietro di lui.

di mazzetta

Se avete investito denaro in un immobile a Dubai, è il momento di preoccuparvi e di fare un paio di controlli. Un gruppo di investitori britannici è stato infatti truffato alla grande da un'azienda partecipata addirittura dalla famiglia reale. Complessivamente il gruppo di inglesi ha investito qualche centinaio di milioni di dollari per l'acquisto di appartamenti in alcuni palazzi che non esistono. Gli hanno solo fatto vedere le foto, come nemmeno in una Totòtruffa. Le Ebony 1, Ivory 1 and Ivory 2 non esistono, agli inglesi sono state mostrate le foto di altre costruzioni simili nell'area della Al Fajer Properties, che raffiguravano il Jumeirah Business Centre Towers; peccato che al posto delle tre torri vendute agli inglesi ci sono invece tre buchi per terra senza nessuno al lavoro. Gli inglesi gridano alla truffa, ma non se li fila nessuno.

di Elena Ferrara

Molti hanno finito di combattere e di servire la Regina. Ora vanno in pensione e dalle terre del Nepal chiedono – in trentamila – di andare a vivere in Inghilterra, il paese che li ha sempre utilizzati per le sue guerre e le sue conquiste. Si chiude così una pagina di storia dei “Gurkha”, soldati di ventura ma fedeli alla Corona inglese. Piccoli di statura, con le gambe leggermente arcuate, gli occhi con un taglio mongolico, gli zigomi alti e un’aria lievemente infantile: così l’Italia li vide impegnati durante l'ultimo conflitto mondiale inquadrati in un battaglione della Decima Divisione Indiana in seno all’Ottava Armata britannica. Erano loro – straordinari e temuti combattenti, adatti soprattutto alla guerra d'imboscata – ad essere impegnati sul fronte adriatico, da Bari fino alla battaglia del Senio.

di Eugenio Roscini Vitali

Parlando di elezioni da Teheran, la vera novità arriva dal piccolo schermo, il mezzo di comunicazione più diffuso e per il quale è stata prevista una serie di “faccia a faccia” che vedrà impegnati i quattro candidati in corsa per le presidenziali del prossimo 12 giugno. Oltre al confronto televisivo gli sfidanti potranno portare avanti una campagna individuale, per la quale il governo mette a disposizione una stessa quantità di tempo ed un eguale accesso ai mezzi di informazione. Un modo nuovo quindi di affrontare la politica con cui il Consiglio dei Guardiani ha voluto dirimere ogni eventuale dubbio, soprattutto dopo l’esperienza del 2005, quando le pressioni dei pasdaran influirono in maniera determinante sul risultato finale. Per la poltrona di presidente della Repubblica islamica il ministero degli Interni ha dichiarato eleggibili due candidati conservatori - il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad e l’ex capo dei Guardiani della rivoluzione Mohsen Rezaie - e due riformisti, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex Primo ministro Mir-Hossein Moussavi.


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