di Rosa Ana De Santis

Lula lo aveva annunciato da tempo, sfidando il dissenso talare di Vatican City. Lula lo ha fatto. Il piano di Pianificazione Familiare prevede la distribuzione di preservativi, pillola anticoncezionale e pillola del giorno gratis per un anno. Circa 1.200 milioni di preservativi verranno distribuiti a carico dello Stato in tutto il Brasile, ogni donna potrà ricevere pillole sufficienti per non correre rischi di gravidanza nei prossimi dodici mesi. L’operazione, da 40 milioni di Euro, non prevede la sola immissione nel mercato dei rimedi anticoncezionali, ma anche una vasta campagna pubblicitaria. Sportelli di assistenza e informazione per costruire nella popolazione un’educazione alla sessualità: come gestirla e come governarne i rischi. Un’operazione urgente per un Paese che conta quasi i 190 milioni di abitanti. Una misura efficace per il controllo delle nascite. Quelle “non desiderate” come ha ricordato Lula rispondendo all’anatema (che non si è fatto attendere) di Benedetto XVI.

di Michele Paris

L’ultimo incarico di un certo rilievo ancora da assegnare da parte del presidente-eletto Barack Obama, a pochi giorni dal suo insediamento, è finito per risultare il più discusso e controverso. La scelta per la direzione della principale agenzia d’intelligence americana (C.I.A.) è ricaduta infatti sull’ex parlamentare e capo di gabinetto di Bill Clinton, Leon E. Panetta, veterano democratico della California. Le polemiche suscitate all’interno del partito - e successivamente almeno in parte rientrate - riguardano la scarsa esperienza in questioni di intelligence del futuro direttore e la gestione imprudente dell’annuncio della sua nomina. Un ulteriore passo falso, quest’ultimo, da parte del team addetto al processo di transizione verso la Casa Bianca e cha va ad aggiungersi a quelli legati alla rinuncia del designato segretario al commercio, Bill Richardson, e al parziale voltafaccia circa la nomina del successore al Senato di Obama fatta dal discusso governatore dell’Illinois, Rod Blagojevich.

di Stefania Pavone

E’ carta straccia l’accordo trovato all’Onu sul cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Perchè Israele, come si è saputo subito, continuerà le operazioni militari nel teatro di guerra di Gaza. Infatti, episodi di violenza tra miliziani e soldati, razzi verso il Neghev e il bombardamento di numerosi obiettivi per mano israeliana, connotano l’immagine di una Gaza crocevia storico dell’inferno dell’umana coscienza, con cui si apre a brutto muso questo nuovo secolo. Come preannunciato dal governo e alte sfere militari, la cattiva marcia dell’esercito israeliano verso il cuore della città continua passo dopo passo. E, passo dopo passo, la catena della morte fa le sue vittime: 800 palestinesi e qualche manciata d’israeliani. Una sproporzione che colpisce, ma è di ovvia comprensione se si pensa che la guerra asimmetrica di Gaza è uno scontro impari tra miliziani più o meno addestrati e un esercito forte e professionale come quello dello Stato ebraico.

di Carlo Benedetti

Il senatore americano Richard Lugar, uno stretto collaboratore di Obama, é stato recentemente a Mosca per sondare il Cremlino, cercando di capire le eventuali e nuove mosse che il presidente Dmitrij Medvedev (classe 1965) metterà in campo nei confronti del presidente degli Usa Barack Obama (classe 1961). Ed è appunto sulla base di questa missione - che si colloca nel quadro di un’evoluzione globale disseminata di percorsi contorti e cambiamenti improvvisi - che i cremlinologi d’oltreoceano hanno creduto d'intravedere alcune soluzioni reciprocamente accettabili. Facendo leva, soprattutto, sull’idea di un mondo sempre più articolato che dovrebbe muoversi, ad esempio, insieme all’Europa concordando anche con la Russia una nuova agenda comune con l’obiettivo di creare un mondo più stabile ancorato ad una comunità di potenze altamente responsabili.

di Mario Braconi

Si sa, l’oscenità della guerra è spesso nascosta da un velo trasparente di ipocrisia. Ultimo esempio: per “stanare” Obama dal suo meditabondo silenzio e costringerlo ad una (pur blanda) presa di posizione sulla tragedia che si sta abbattendo sui Palestinesi della striscia di Gaza c’è voluta la strage della scuola di al-Fakhora nel campo profughi di Jabaliya, centrata, a quanto sembra, da ben due F16 dell’aviazione israeliana. La conseguente esplosione di un deposito di carburante in un lampo si è portata via quarantadue persone, certamente in gran parte civili innocenti che avevano cercato rifugio nell’edificio agli scambi di artiglieria tra l’esercito israeliano e le milizie di Hamas. Mentre si diradava il fumo sui resti della scuola, arriva la flebile dichiarazione del neo-presidente americano, “preoccupato delle morti di civili in Palestina e in Israele”.


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