di Fabrizio Casari

Non risponde a nessuno su nulla. Interviene ovunque e decide per tutti. E’ ovunque. Non si fida di niente e giudica chiunque. Rifiuta di fornire i nomi di quelli che compongono il suo staff e non dichiara neanche quante siano le persone che lavorano al suo servizio. Esercitando una influenza assoluta sulle scelte dell’Amministrazione, Dick Cheney, ufficialmente vice presidente degli Stati Uniti d’America, è ormai universalmente definito come colui che ha inventato la “vicepresidenza imperiale”. Va molto oltre i compiti costituzionali assegnati al suo ruolo, l’affarista senza scrupoli che governa in nome e per conto di Gorge W. Bush, con il quale è sempre il primo e spesso l’unico a conferire. E, come ogni uomo di potere, rifiuta di rendere conto del suo operato. Anzi, ogni domanda, non importa da chi rivolta, nella migliore delle ipotesi non riceve risposta. Ma in qualche modo si tratta dell’uomo giusto al posto giusto. Dick Cheney, infatti, il vicepresidente più potente della storia è, niente di più niente di meno, l’espressione più arrogante ed impunita dell’Amministrazione statunitense peggiore della storia.

di Luca Mazzucato

Un'autobomba che uccide sei caschi blu, razzi Katiusha sparati verso Israele, attentati nel pieno centro di Beirut e soprattutto il feroce e sanguinoso assedio dell'esercito libanese ai militanti islamici in un campo profughi palestinese a Tripoli, che ha suscitato una caccia al palestinese in tutto il paese. Un'ondata di violenza scuote il paese dei cedri, che cercava di ricucire le pesanti ferite della recente guerra con Israele. Alla vigilia dell'insediamento del tribunale internazionale per scoprire i responsabili dell'omicidio dell'ex premier anti-siriano Rafik Hariri. Le recenti notizie dal Libano, prive di legami apparenti, potrebbero invece presagire cupi scenari futuri, nel paese in cui le potenze occidentali e mediorientali hanno da sempre giocato le loro guerre sporche.

di Daniele John Angrisani

Tra gli arazzi e gli affreschi che ornano i palazzi del potere di Mosca, si è tenuta la riunione commemorativa del Consiglio NATO-Russia. All'ordine del giorno c'erano i “festeggiamenti” del decimo anniversario della firma dell'Atto Fondativo delle relazioni tra la Nato e la Russia e, insieme, del quinto anniversario della nascita del Consiglio in questione. Ma l'atmosfera è stata ben diversa da quella che ci si poteva attendere in occasioni del genere. Se 5 anni fa, ai tempi della firma del Trattato per la nascita del Consiglio NATO - Russia a Pratica di Mare, i media parlavano addirittura di "ingresso della Russia nella Nato", oggi i toni sono infatti decisamente diversi. Da molte parti si prevede ormai come inevitabile una nuova guerra fredda, e, nonostante alcune brevi schiarite e le dichiarazioni diplomatiche per sciogliere la tensione, la sensazione comune è che i rapporti tra Mosca e Bruxelles stiano solo peggiorando con l'andare del tempo. Il fatto che l'unico effettivo risultato ottenuto con i colloqui odierni sia stata l'apertura di un sito internet apposito per tenere traccia dei lavori del Consiglio Nato-Russia, la dice lunga sullo stato delle relazioni attuali.

di Elena Ferrara

Dopo aver lanciato messaggi distensivi nei confronti dell’ortodossia moscovita – il papa Ratzinger si appresta a scalare la “Grande muraglia” cinese. Si mette così sulla “Via della Seta” e cerca – per estendere la sua supremazia - un dialogo con Pechino pur sapendo che la strada è tutta in salita e che c’è già uno stato di allerta nel mondo politico e “religioso” della Cina comunista. Vediamo cosa sta accadendo perché c’è un testo di 28 pagine approntato dai politologi del Vaticano e indirizzato a quella chiesa cattolica della Repubblica Popolare Cinese che, sino ad oggi, riconosce come massima autorità il governo comunista erede di Mao. L’iniziativa vaticana, quindi, si limita per ora ad una lettera (“Ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa cinese”) che assume però il significato di un manifesto del secolo. La missiva papale sarebbe già arrivata – tramite la posta prioritaria del Vaticano – alle autorità religiose cinesi, ma anche ai capi della Città proibita.

di Bianca Cerri

E’ una bella mattina di primavera a Burleson, graziosa cittadina del Texas. In una delle villette della periferia, un gruppo di signore assiste ad una dimostrazione di prodotti. L’atmosfera è rilassata e sembra quasi di trovarsi ad una riunione dell’Avon, se non fosse che al posto di creme energizzanti e rossetti ci sono dei vibratori rosa dall’inequivocabile forma di pene, oli afrodisiaci, ecc. Questa nuova formula di vendite porta a porta si chiama “Passion Party” ed è nata dalla fantasia di alcuni imprenditori di San Francisco. Secondo gli ideatori dovrebbe educare le donne alla sessualità con l’aiuto di una rappresentante che ha il compito di mostrare alle signore presenti come funzionano alcuni particolari strumenti. In Texas la moda ha subito attecchito e nel 2006 i proprietari del marchio “Passion Party” si sono portati a casa 21 milioni di dollari. In realtà, ci sono ancora signore che arrossiscono quando la rappresentante apre la valigetta del campionario, ma sotto sotto l’immaginazione inizia a galoppare verso mete ardite. Sembra però che la pacchia stia per finire, perché la destra religiosa ha deciso che le donne del Texas devono recuperare la propria moralità.


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