di Laura Bruzzaniti

Tempo tre anni e potremmo ritrovarci a mangiare bistecche di mucca clonata. Secondo gli esperti, entro il 2010 la clonazione di animali da allevamento diventerà una pratica diffusa e ci si aspetta che latte e carne da animali clonati entrino nella catena alimentare. Ne è convinta anche la Commissione Europea, che la scorsa settimana ha chiesto all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) di pronunciarsi sui possibili rischi legati al consumo di prodotti derivati da cloni. L’Europa, insomma,si prepara a prendere una decisione sulla vendita di bistecche clone- derivate che si prevede arriveranno a breve sul mercato europeo. E arriveranno dagli Stati Uniti, perché mentre in Europa la clonazione di animali è ancora una faccenda da scienziati che si svolge al chiuso dei laboratori, negli Stati Uniti è un affare che interessa gli allevatori e sono già alcune centinaia le mucche e i maiali clonati che pascolano nei ranch americani.

di Agnese Licata

Figli “naturali” e figli legittimi. Una distinzione che sembra destinata, finalmente, ad essere cancellata dal nostro codice civile, a favore di un unico termine: figli. Figli e basta, indipendentemente dal fatto che siano nati da un matrimonio o no. È questo l’obiettivo di un disegno di legge proposto dal ministro alle politiche per la Famiglia Rosy Bindi, discusso e approvato in tempi record dal Consiglio dei ministri, per di più con una base di consenso anche nella Casa delle Libertà. Cosa che sorprende non poco in un momento in cui le questioni sociali – Diritti dei conviventi e interruzione di gravidanza su tutti – sono al centro di polemiche e distinguo su tutti i fronti. C’erano voluti ben 27 anni, le lotte femministe e i movimenti degli anni Sessanta e Settanta, per costringere il Parlamento italiano a rendere effettivi i diritti che la Costituzione garantiva alla famiglia.

di Giovanna Pavani

Quando la cura è peggiore del male. Perché non cura, ma peggiora la cancrena. Dopo il doloroso caso Sircana, sapientemente costruito dal “Giornale” di famiglia con il metodo del discredito dell’avversario politico attraverso la calunnia, il Garante per la Privacy ha sentito il dovere di chiudere la bocca per sempre a chi intendesse utilizzare, d’ora in poi, notizie sulle attitudini sessuali del potente di turno per questioni di lotta politica portata avanti con il metodo antico del colpo sotto la cintura, dello scandalo, della pubblica indignazione. Con un provvedimento draconiano (e come tutti i provvedimenti promossi sull’onda dell’emergenza pieno di lacune) quest’ Istituzione che dovrebbe garantire i cittadini, ma si muove celermente solo quando c’è di mezzo “il potere”, ha tagliato la possibilità dei giornalisti di svelare ai cittadini elettori questioni private di personaggi pubblici che – ed è questa la parte rilevante – riguardino “solo” le loro attitudini sessuali. Con effetto immediato è stata vietata la pubblicazione di notizie che “si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico”, che contengano “dettagli e circostanze eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione”, che enuncino “particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale”. Pena da due mesi a tre anni di reclusione. Nell’impossibilità di irrogare direttamente le sanzioni, l’ impegno del Garante è quello a riferire all’autorità giudiziaria ogni ritenuta violazione.

di Valerio Di Stefano

Il dibattito sollevato dalla circolare del Ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, che reca in oggetto “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica”, somiglia più a un polverone sonnacchioso che a una presa di posizione efficace e soddisfacente su un problema che, bisogna convenirne, ha dimostrato tutta la sua gravità in un processo mediatico a catena di S.Antonio, e tutta la sua urgenza quando ormai era troppo tardi. Il cellulare, si sa, non è più un accessorio per i nostri adolescenti. E' molto di più, è una necessità, una pura ragione di vita, una protesi di loro stessi. E' un oggetto che ha superato ormai la sua funzione meramente comunicativa, per assumere il ruolo di libero passaporto nei confronti del branco e di veicolo a basso costo per essere protagonisti nell'effimero di un filmatino amatoriale da condividere tra amici, o da inserire in rete.

di Cinzia Frassi

Furono giorni terribili. Genova presa dalla follia, extraterritorialità della democrazia, della percezione del normale. Al di là dell'accettabile, una guerriglia urbana fatta di mezzi blindati, cariche, violenze sui manifestanti, la caserma di Bolzaneto, le incursioni alla Diaz e tutto il resto. Impresse nella mente le immagini di Carlo Giuliani, 23 anni, steso a terra e il Defender dal quale partì il colpo che lo uccise in Piazza Alimonda. Da Genova a Strasburgo, questo il viaggio dei famigliari per trovare giustizia per l’omicidio di Carlo.Perchè le accuse di omicidio volontario nei confronti del carabiniere Mario Placanica, con 6 mesi di servizio al suo attivo, e Filippo Cavataio alla guida del Defender, furono archiviate nel maggio 2003 per legittima difesa e per uso legittimo di armi in manifestazione.


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