di mazzetta

Per una volta si deve rendere pubblicamente grazie a Francesco Rutelli; se non fosse stato per la sua ignoranza del mondo della rete e per la sua smania di apparire, non ci si sarebbe mai resi conto di uno più insensati sprechi di risorse pubbliche della storia recente. Tutto ha origine al Ministero dell’Innovazione, retto durante il governo Berlusconi da Lucio Stanca, ex Ibm. Le risorse gestite dal ministero, pur modeste rispetto agli impegnativi compiti assunti dal governo (Internet era una delle famose “Tre -i-“ della propaganda berlusconiana) sono state evidente dissipate in progetti privi di logica, finanziati per importi cento è più volte superiori al necessario.

di Cinzia Frassi

Certo, è stato uno scherzetto quello messo in scena da Al Gore sul palcoscenico del Kodak Theatre. Dopo i ringraziamenti di rito, si è prodotto in una giocosa finzione, interrotta subito dalla musica, con la quale ha recitato l’annuncio della sua candidatura alle presidenziali americane, ma da quel momento non si può fare a meno di immaginarlo fronteggiare Hillary Clinton o Barak Obama in un faccia a faccia televisivo nella prossima corsa alla Casa Bianca. Del resto deve essere un ricordo impossibile da rimuovere quel risultato elettorale del 2000, in bilico sulla Florida e risolto per mano del giudice, che incoronò al suo posto George W. Bush a Presidente degli Stati Uniti. Alla 79esima edizione della notte degli Oscar, due dorate statuette vanno al documentario “An Inconvenient Truth” – una scomoda verità - sulla minaccia del riscaldamento del pianeta causato dalle emissioni di gas inquinanti: al regista Davis Guggenheim ed ai produttori Lawrence Bender, Laurie David, Lesley Chilcott e Scott Z. Burns. Un altro riconoscimento è andato alla colonna sonora del film “I Need To Wake Up”.

di Cinzia Frassi

Abbiamo sempre bisogno di montare un caso per renderci conto dell’evidenza di un problema stringente da risolvere? Abbiamo sempre bisogno di commuoverci per riflettere? Probabilmente è così, ma va da sé che oggi il fast non declina solo il cibo. L’informazione è un pozzo profondo dove tutto ha visibilità per il tempo necessario ad essere inghiottito dalla voragine che restituisce poi una facile abitudine a scordare. Dimenticare fino al prossimo nome e cognome che ci commuoverà. Dimenticare fino a che la politica non ne farà occasione per dividersi biecamente tra i peccatori al servizio del cupolone e gli altri, lasciando molto spesso un nulla di fatto sul tavolo della sofferenza altrui. Ecco che al posto di Piergiorgio Welby oggi troviamo un altro dramma della sofferenza senza speranza. Giovanni Nuvoli, 53 anni, di Alghero, ricoverato all’ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari nel reparto di rianimazione, da sei anni vive attaccato a un respiratore.

di Alessandro Iacuelli

L'allarme arriva da Greenpeace, attraverso un rapporto intitolato Cutting Edge Contamination, e riguarda l'inquinamento delle acque derivante dal processo produttivo di computers ed altri dispositivi elettronici. E' il processo stesso di produzione ad essere inquinante, e questo lo si sa da sempre. La novità del rapporto di Greenpeace risiede piuttosto nel calcolo preciso dell'impatto ambientale provocato da questo tipo di industria. Le fabbriche dove vengono prodotti circuiti elettronici acquistano dai loro fornitori grosse lastre di bachelite ricoperte di rame. Le lastre vengono poi tagliate per assumere le giuste dimensioni. Su di esse viene disegnato lo schema del circuito finale e infine un lavaggio a base di sostanze acide elimina il rame al di fuori del disegno, lasciando sulla lastra di bachelite il circuito finale, quello sul quale verranno poi montati e saldati i componenti. Sotto accusa è proprio il lavaggio acido, altamente corrosivo. Secondo il rapporto, le industrie non hanno remore nello scaricare in pozzi e terreni il refluo dei lavaggi. Il risultato? Un elevata contaminazione di fiumi e falde acquifere in ampie zone che circondano le zone di produzione dell'hardware.

di Laura Bruzzaniti

I danni all’ambiente sono una cosa seria e vanno puniti con la stessa severità in tutta Europa. È questo, in sintesi, il senso della proposta di direttiva presentata a Bruxelles dalla Commissione europea, che mira a creare un comune sentire a livello europeo in materia di illeciti ambientali. Non che la Commissione intenda dettare la politica ambientale dei singoli stati europei, bensì assicurare un livello minimo di sanzione per i casi più seri di illecito, eliminando così i paradisi degli “eco criminali”, quelle zone franche dove inquinare non è poi così grave. Se la direttiva verrà approvata, tutti gli Stati dell’Unione europea dovranno considerare reato (ovvero sanzionare penalmente) alcuni dei più gravi comportamenti contro l’ambiente: trasporto, esportazione o importazione illeciti di rifiuti compresi quelli pericolosi, commercio illecito di specie minacciate, commercio di sostanze che riducono lo strato di ozono, se posti in essere con intenzionalità o grave negligenza.


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