di Carlo Benedetti

In Italia diverse generazioni hanno legato i ricordi dell’infanzia a quelle mitiche “figurine” che la “Perugina” inseriva nelle sue dolci confezioni fra il ’36 e il ’37. Allora si andava alla pazza ricerca del personaggio quasi introvabile: il “feroce Saladino”, ritratto con l’elmo e il passamontagna. Una “figurina” che entrò raramente nelle collezioni… Poi, con gli anni, il mondo di questo collezionismo si è esteso facendo sognare generazioni di bambini. Ed ora il non più giovane cronista - che si occupa di figure storiche e di personaggi che con le loro azioni cambiano il mondo – confessa il suo debole. Perché anche oggi – nonostante le serie vicende del mondo – continua a collezionare quelle figurine colorate che un tempo presentavano le storie di Garibaldi, di Sandokan, dei faraoni egiziani, del cinema con i volti di Clark Gable o Shirley Temple, Claudette Colbert e Cary Grant… E ancora: le grandi battaglie tra “nordisti” e “sudisti” nelle terre degli Stati Uniti d’America… Tutto come in una magica avventura che non aveva ancora la concorrenza televisiva.

di Alessandro Iacuelli


La storia di YouTube inzia negli ultimi mesi del 2005, quando nasce come applicazione via web che permette agli utenti di scambiare filmati e garantirne un'ampia visibilità. Il successo è immediato: in pochi mesi inizia a viaggiare su una media di 9 milioni di visitatori al giorno. Il motivo del successo immediato è semplice: chiunque sia dotato di una telecamera digitale, può caricare i propri video sul server di YouTube e renderlo disponibile al pubblico, al mondo intero. Gli utenti, che oltre a usufruire del servizio spesso sono anche produttori di video, possono "valutare", dare un voto a quel che osservano; in tal modo, possono selezionare i contenuti migliori. I contenuti con punteggi più alti, sono più visibili, più evidenziati.
In pratica, con l'esperimento di YouTube nasce un concetto nuovo: quello di palinsesti televisivi decisi dagli utenti, che oltre ad essere utenti sono anche produttori di contenuti televisivi.

di Laura Bruzzaniti

Tempo tre anni e potremmo ritrovarci a mangiare bistecche di mucca clonata. Secondo gli esperti, entro il 2010 la clonazione di animali da allevamento diventerà una pratica diffusa e ci si aspetta che latte e carne da animali clonati entrino nella catena alimentare. Ne è convinta anche la Commissione Europea, che la scorsa settimana ha chiesto all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) di pronunciarsi sui possibili rischi legati al consumo di prodotti derivati da cloni. L’Europa, insomma,si prepara a prendere una decisione sulla vendita di bistecche clone- derivate che si prevede arriveranno a breve sul mercato europeo. E arriveranno dagli Stati Uniti, perché mentre in Europa la clonazione di animali è ancora una faccenda da scienziati che si svolge al chiuso dei laboratori, negli Stati Uniti è un affare che interessa gli allevatori e sono già alcune centinaia le mucche e i maiali clonati che pascolano nei ranch americani.

di Agnese Licata

Figli “naturali” e figli legittimi. Una distinzione che sembra destinata, finalmente, ad essere cancellata dal nostro codice civile, a favore di un unico termine: figli. Figli e basta, indipendentemente dal fatto che siano nati da un matrimonio o no. È questo l’obiettivo di un disegno di legge proposto dal ministro alle politiche per la Famiglia Rosy Bindi, discusso e approvato in tempi record dal Consiglio dei ministri, per di più con una base di consenso anche nella Casa delle Libertà. Cosa che sorprende non poco in un momento in cui le questioni sociali – Diritti dei conviventi e interruzione di gravidanza su tutti – sono al centro di polemiche e distinguo su tutti i fronti. C’erano voluti ben 27 anni, le lotte femministe e i movimenti degli anni Sessanta e Settanta, per costringere il Parlamento italiano a rendere effettivi i diritti che la Costituzione garantiva alla famiglia.

di Giovanna Pavani

Quando la cura è peggiore del male. Perché non cura, ma peggiora la cancrena. Dopo il doloroso caso Sircana, sapientemente costruito dal “Giornale” di famiglia con il metodo del discredito dell’avversario politico attraverso la calunnia, il Garante per la Privacy ha sentito il dovere di chiudere la bocca per sempre a chi intendesse utilizzare, d’ora in poi, notizie sulle attitudini sessuali del potente di turno per questioni di lotta politica portata avanti con il metodo antico del colpo sotto la cintura, dello scandalo, della pubblica indignazione. Con un provvedimento draconiano (e come tutti i provvedimenti promossi sull’onda dell’emergenza pieno di lacune) quest’ Istituzione che dovrebbe garantire i cittadini, ma si muove celermente solo quando c’è di mezzo “il potere”, ha tagliato la possibilità dei giornalisti di svelare ai cittadini elettori questioni private di personaggi pubblici che – ed è questa la parte rilevante – riguardino “solo” le loro attitudini sessuali. Con effetto immediato è stata vietata la pubblicazione di notizie che “si riferiscano a fatti e condotte private che non hanno interesse pubblico”, che contengano “dettagli e circostanze eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione”, che enuncino “particolari della vita privata delle persone diffusi in violazione della tutela della loro sfera sessuale”. Pena da due mesi a tre anni di reclusione. Nell’impossibilità di irrogare direttamente le sanzioni, l’ impegno del Garante è quello a riferire all’autorità giudiziaria ogni ritenuta violazione.


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