di Alessandro Iacuelli

La Corte europea di Giustizia parla chiaro, nella sua sentenza numero c-135/05 dello scorso 26 aprile: "La Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi della direttiva 75/442, relativa ai rifiuti pericolosi, della direttiva del Consiglio 26 aprile 1999, 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti". Cosa prevedevano tali direttive, e cosa non ha fatto la Repubblica italiana? Il nostro Paese, come appare in tutta evidenza, non ha adottato tutti i provvedimenti necessari per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e per vietare l'abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti. Un'Italia inadempiente, quindi, che non ha saputo imporre che ogni detentore di rifiuti li consegni ad un raccoglitore privato o pubblico, o ad un'impresa che effettua le operazioni di smaltimento o di recupero, conformandosi alle disposizioni europee.

di Cinzia Frassi

Una battuta sull’evoluzionismo e un “non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato il funerale a Welby, cosa che non ha fatto per Pinochet, per Franco e per uno della banda della Magliana”. Andrea Rivera, dal palco del Primo Maggio romano, apostrofa così il Vaticano ed è subito polemica. Comico citofonaro che calca la scena di “Parla con me”, programma serale di Serena Dandini e per l’occasione presentatore, Rivera è un “terrorista”. Questa la risposta dalle pagine dell’Osservatore Romano. Sembra non conoscere rallentamenti l’escalation di tensione che avvolge da tempo il Vaticano, i suoi rapporti con lo Stato Italiano e la società intera. Tanti sono stati gli eventi che come pungoli affilati hanno sollecitato l’opinione pubblica e che hanno finito per creare un clima inquisitorio, capace di qualificare terrorismo la rappresentazione di un comico su un palcoscenico. Ecco servita l’ennesima macchietta all’italiana fatta di comparse che dimostrano al grande pubblico quanto poco pesino le pagine di una Costituzione, che rischia sempre più di cedere sotto il peso della desuetudine di fatto. Come siamo arrivati a questo punto? Negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi mesi, abbiamo assistito allo sgomitare insistente di una Chiesa che è pronta perfino a proclamare diktat ai suoi fedeli pur di tenersi stretto un gregge che in molte occasioni dimostra invece di sentirsi più “riformatore”, per usare un termine in voga negli ultimi tempi.

di Sara Nicoli

Si diceva, una volta, che la classe operaia andava in paradiso. A risentirlo oggi, questo antico adagio sembra quasi una beffa, un cinico presagio dell’attualità: la classe operaia di oggi va davvero in paradiso. E ci va sempre più spedita e numerosa, a gruppi di cinque, sei al giorno, dopo aver assaggiato l’inferno nei luoghi di lavoro dove la sicurezza latita al pari dei contratti a tempo indeterminato, dove il cottimo e il caporalato non fanno ormai più notizia mascherati da una gergalità leguleia che, ovviamente, salva la forma lasciando intonsa la sostanza. Oggi è il primo maggio, la festa del lavoro che non c’è, del sommerso, dell’occupazione senza regole e sicurezza. E’, forse, più la festa di San Precario che quella del lavoro, perchè si festeggiano idealmente anche i 1390 assenti, lavoratori caduti sotto la falce bianca negli ultimi 12 mesi e molti dei quali al nero, un dato da terzo mondo che rischia di rimanere a lungo tale perché a nuove regole di sicurezza che il governo imporrà presto alle imprese non corrisponde un adeguato numero di ispettori che quelle stesse regole dovrebbero far rispettare in modo draconiano. Perché poi, alla fine, non ci sono solo i morti da piangere, ci sono anche 7606 nuovi invalidi, vittime di 304.260 infortuni (dati Inail), vite comunque spezzate che oggi, primo maggio, festa del lavoro, non hanno davvero nulla da festeggiare.

di Maurizio Coletti

Nel traballante percorso del Governo Prodi, ci si imbatte spesso in aspetti che non è fatica considerare mostruosi. È il caso del decreto per il ripiano dei debiti delle regioni sulla sanità. Il decreto, dal titolo: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario”, porta la firma di Prodi, Padoa Schioppa, Livia Turco e Lanzillotta. Vi si legge che si risaneranno i debiti pregressi delle ASL. Ma il bello viene dopo: nell’allegato è scritto chiaramente che “per consentire il puntuale accertamento della massa passiva ... per un periodo di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari di cui al presente articolo nei confronti dei soggetti debitori ed i pignoramenti eventualmente eseguiti non vincolano gli enti debitori ed i tesorieri, i quali possono disporre delle somme per i fini degli enti e le finalità di legge”

di Alessandro Iacuelli

Dopo un inverno fasullo come quello che ha caratterizzato il passaggio dal 2006 al 2007, senza nessun reale "grande freddo" invernale, con poca pioggia e poca neve, già in aprile viene al pettine il vero nodo climatico che sta assalendo il Mediterraneo, e non si tratta certo dei danni subiti dagli albergatori e dai gestori di impianti sciistici, quanto piuttosto di una carenza d'acqua che già appare disastrosa, ben prima che arrivi l'estate. Il Po, all’altezza di Pontelagoscuro, è sceso di 80 cm in una sola settimana. Il Lago di Garda, a Peschiera, è di 50 cm al di sotto della media storica degli ultimi 50 anni. Il Lago Maggiore, a Sesto Calende, ha perso addirittura 70 cm e registra un livello di invaso inferiore di 60 milioni di metri cubi rispetto al 2006. E' un'emergenza siccità che non lascia scampo, e investe praticamente tutti i settori della società. Investe l'agricoltura, con la scarsità d'acqua ad uso irriguo, colpisce l'industria, poiché sono vuoti i bacini idroelettrici, colpisce la vita civile, perché in un simile contesto l'acqua potabile diviene un bene tanto prezioso quanto razionato.


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