di Agnese Licata

Cosa succede se la guardia che dovrebbe difendere, proteggere, tutelare i diritti di tutti finisce per essere un ladro? Cosa succede se, contemporaneamente, colui a cui il ruolo di ladro è stato assegnato da uno stereotipo becero quanto incivile si scopre vittima di un furto? Cosa succede se quattro poliziotti decidono di arrotondare lo stipendio derubando alcuni immigrati, sfruttando la propria divisa da ufficiali dello Stato per entrare nelle case di chi i soldi che guadagna li accumula per spedirli a famiglie lontane? Cosa succede se costoro, approfittando della ricattabilità e della debolezza che contraddistingue l’immigrato post Bossi-Fini, si permettono anche il “lusso” di ammanettare le proprie vittime, così, tanto perché a volte è bello giocare fino in fondo al Giano bifronte, guardia e ladro contemporaneamente? Succedono tante cose, ma poche di quelle che ci si aspetterebbe accadessero in una società civile che, per potersi a ragione dire tale, dovrebbe attaccare, emarginare,comunque denunciare eventi del genere.

di Liliana Adamo


Tra marzo e aprile dello scorso anno i segnali forti arrivarono dalla Francia, un paese che si è sempre caratterizzato come primo consegnatario dei venti contrari che animano l’Europa: la “low cost génération”, appellativo che si sono dati i giovani precari d’oltralpe, assediava Parigi a suon di proteste, mentre Villepin continuava a difendere strenuamente il “ Contrat première embauche”, contratto di primo impiego, con il quale le imprese avrebbero assunto giovani fino a 26 anni per licenziarli nei primi due anni di lavoro senza particolari restrizioni. In Italia si temevano le medesime conseguenze con l’avvento del “lavoro interinale” e l’attuazione del nuovo “statuto dei lavoratori”, consegnato dalla legge Biagi; ma, in realtà, è andata peggio. Il decisionismo dei francesi nello sciopero e nella protesta sembra non contagiarci più di tanto, al suo posto e a distanza di un anno, registriamo soltanto una sorta di malcontento diffuso, d’attesa e rassegnazione.

di mazzetta

Per una volta si deve rendere pubblicamente grazie a Francesco Rutelli; se non fosse stato per la sua ignoranza del mondo della rete e per la sua smania di apparire, non ci si sarebbe mai resi conto di uno più insensati sprechi di risorse pubbliche della storia recente. Tutto ha origine al Ministero dell’Innovazione, retto durante il governo Berlusconi da Lucio Stanca, ex Ibm. Le risorse gestite dal ministero, pur modeste rispetto agli impegnativi compiti assunti dal governo (Internet era una delle famose “Tre -i-“ della propaganda berlusconiana) sono state evidente dissipate in progetti privi di logica, finanziati per importi cento è più volte superiori al necessario.

di Cinzia Frassi

Certo, è stato uno scherzetto quello messo in scena da Al Gore sul palcoscenico del Kodak Theatre. Dopo i ringraziamenti di rito, si è prodotto in una giocosa finzione, interrotta subito dalla musica, con la quale ha recitato l’annuncio della sua candidatura alle presidenziali americane, ma da quel momento non si può fare a meno di immaginarlo fronteggiare Hillary Clinton o Barak Obama in un faccia a faccia televisivo nella prossima corsa alla Casa Bianca. Del resto deve essere un ricordo impossibile da rimuovere quel risultato elettorale del 2000, in bilico sulla Florida e risolto per mano del giudice, che incoronò al suo posto George W. Bush a Presidente degli Stati Uniti. Alla 79esima edizione della notte degli Oscar, due dorate statuette vanno al documentario “An Inconvenient Truth” – una scomoda verità - sulla minaccia del riscaldamento del pianeta causato dalle emissioni di gas inquinanti: al regista Davis Guggenheim ed ai produttori Lawrence Bender, Laurie David, Lesley Chilcott e Scott Z. Burns. Un altro riconoscimento è andato alla colonna sonora del film “I Need To Wake Up”.

di Cinzia Frassi

Abbiamo sempre bisogno di montare un caso per renderci conto dell’evidenza di un problema stringente da risolvere? Abbiamo sempre bisogno di commuoverci per riflettere? Probabilmente è così, ma va da sé che oggi il fast non declina solo il cibo. L’informazione è un pozzo profondo dove tutto ha visibilità per il tempo necessario ad essere inghiottito dalla voragine che restituisce poi una facile abitudine a scordare. Dimenticare fino al prossimo nome e cognome che ci commuoverà. Dimenticare fino a che la politica non ne farà occasione per dividersi biecamente tra i peccatori al servizio del cupolone e gli altri, lasciando molto spesso un nulla di fatto sul tavolo della sofferenza altrui. Ecco che al posto di Piergiorgio Welby oggi troviamo un altro dramma della sofferenza senza speranza. Giovanni Nuvoli, 53 anni, di Alghero, ricoverato all’ospedale civile Santissima Annunziata di Sassari nel reparto di rianimazione, da sei anni vive attaccato a un respiratore.


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