di Maurizio Coletti

Filtrano le prime indiscrezioni sui lavori della commissione "scientifica" incaricata di fissare il limite oltre il quale la nuova legge sulla droga prevede pene severe e carcere.
Secondo l'ineffabile Giovanardi, il gruppo di esperti si starebbe orientando sulla quantità di 23 spinelli come dose consentita.
Se le conseguenze non rischiassero di essere tragiche, sarebbe una situazione molto comica.
Giovanardi non anticipa nulla sulle quantità permesse per altre sostanze: eroina, cocaina, extasi, amfetamine illegali e altro ancora. Ma già si attendono rivelazioni sconcertanti ed un tantino divertenti. Dov'è l'imbroglio? Negli stessi meccanismi della legge cialtrona, approvata nel modo che sappiamo.
Il mandato da rispettare nelle intenzioni del duo Fini-Giovanardi era a diversi livelli. Il primo era puramente declamatorio: dire di avere fatto una legge sulla droga. Mandato rispettato, ma pare che l'idea di utilizzare questo spot in campagna elettorale sia da scartare; Fini e tutta An hanno fatto timidamente apparire qualche manifesto, ma non sembrano intenzionati a cavalcare la belva. Demerito di una legge fatta con i piedi e zeppa di incongruenze, di punti di illegittimità, di assurdità. E merito di un'opposizione di movimento che ha continuato e sta continuando a manifestare, protestare, informare, discutere. Meno merito dell'opposizione in Parlamento, trascinata per i capelli e non convinta dell'utilità della battaglia.

di Alessandro Iacuelli

Nonostante la primavera sia sempre più vicina, ancora oggi, come nei giorni scorsi, un lancio dell'agenzia Adnkronos informa di un nuovo calo nelle forniture di gas dalla Russia: secondo le previsioni dell'Eni oggi verranno a mancare 2 milioni di metri cubi sui 74 previsti, pari a -2,7% del totale, lo 0,6% dei consumi nazionali. Nella giornata di ieri sono mancati all'appello 4 milioni di metri cubi, il 5,4% del totale con un impatto sui consumi italiani dell'1,4%.
La riduzione del gas, che nelle prossime settimane, vedrà il ritorno al regime normale, è stata compensata tramite gli stoccaggi, precisa ancora l'Eni.
Tempo fa, qui su Altrenotizie abbiamo raccontato di come l'Italia non possegga grandi giacimenti di metano; al contrario, importa da Gazprom il 35% dei 68 miliardi di metri cubi importati ogni anno, un altro 35% lo importa dalla Sonatrach (Algeria), il resto da piccoli esportatori, tutti con quote bassissime, spesso al di sotto dell'1%, e pertanto trascurabili rispetto ai due principali fornitori, autentici colossi del mercato.
Quindi la dipendenza italiana dall'estero si ripartisce più o meno in egual misura tra Russia e Algeria. Tra Gazprom e Sonatrach.

di Marco Dugini

Confronto all'americana. Così era stato definito il dibattito di ieri sera tra Prodi e Berlusconi.
La struttura della trasmissione era in qualche modo inedita: regole certe e valide per entrambi, tempi fissi e risposte a domande dallo studio. Ci si aspettava di più quanto a emozioni e da oggi diranno che era la formula a ridurre la vis polemica, ma se l'adrenalina è mancata, difficilmente si potrà dare la colpa al format televisivo.
L'esito del dibattito assegna comunque una promozione con sufficienza per Prodi e un ben scarso risultato per un Berlusconi, più in sordina del solito. Tutto questo in una trasmissione a tratti abbastanza interessante, a tratti decisamente soporifera, con qualche responsabilità in questo caso anche da parte dei due intervistatori - Napoletano del Messaggero e Sorgi de La Stampa.
Prodi ha ottenuto un discreto successo quando ha saputo guardare al futuro con proposte concrete, sebbene sia ormai evidente la sua incapacità di sfruttare a pieno regime il media televisivo, mentre Berlusconi è spesso apparso tanto incapace di uscire dalle logiche della vis polemica con la sinistra e i passati governi "ulivisti", quanto goffo nel tentativo di occultare con una cascata di improbabili cifre il ben magro risultato del governo, che del resto è sotto gli occhi di tutti.
E proprio sul finale è stato lo stesso Berlusconi a dichiararsi non soddisfatto dall'incontro, uscendo abbastanza nero in volto.

di Sara Nicoli

Se la pensassimo come Francesco Storace o come Rocco Buttiglione potremmo dire che in Italia ci sono 2.169 bambini abbandonati ancor prima di nascere. Ma siccome l'ipocrisia non ci piace, men che meno quella che offende la ragione in modo spudorato, diciamo che quel numero rappresenta invece il risultato di una delle peggiori incongruenze della legge 40 sulla fecondazione assistita. Perché 2.169 sono infatti gli embrioni crioconservati finora censiti "in stato di abbandono" (i dati sono dell'Istituto Superiore di Sanità). Cioè gli embrioni congelati su cui i genitori biologici hanno espresso una dichiarazione scritta di rinuncia alla genitorialità.
Secondo la legge, infatti, è previsto che si possano impiantare nell'utero materno non più di tre embrioni per volta, onde evitare parti gemellari rischiosi sia per la madre che per i figli. Il problema sta nel fatto che la legge non dice, però, che cosa se ne debba fare poi di quelli che non vengono utilizzati per la procreazione, ma che sono stati comunque creati in laboratorio, casomai in vista di una successiva volontà riproduttiva dei genitori oppure in caso di fallimento del primo impianto.

di mazzetta

Nel nostro paese i pubblici ufficiali devono adempiere ai loro doveri all'interno dei limiti posti dalla Costituzione e dalle leggi. Questo semplicissimo obbligo non viene però sempre rispettato. A fronte di un dettato legislativo che pone lo status di pubblico ufficiale come un'aggravante per chi commetta reati, troviamo invece una sostanza dei fatti che va nella direzione opposta, cioè verso l'assoluta impunibilità di chi indossi una divisa. Anche per i reati di reticenza, omissione o falsa testimonianza
Fu così per la vicenda delle indagini relative alla tragedia di Ustica, nella quale abbiamo visto fior di ufficiali riconosciuti colpevoli di reati gravissimi andare assolti, fu così per il caso dei nostri valorosi stupratori e torturatori di neri in Somalia; è così per la tragica vicenda dell'uranio impoverito.
Erano militari, avevano giurato fedeltà alla Costituzione quelli che mentirono allora, come quelli che mentono oggi per nascondere tragiche responsabilità e crimini gravissimi commessi ai danni di civili innocenti e pure di loro commilitoni; sono ancora militari, italiani.
La vicenda dell'uranio impoverito grida vendetta. L'evidenza del legame tra la presenza dei proiettili all'uranio impoverito ( o depleted uranium - DU) e le migliaia di persone che si sono ammalate e poi morte a causa dell'avvelenamento che questo provoca, è sotto gli occhi di tutti.
Eppure i nostri militari negano. Pesante e documentata è stata la pressione che hanno svolto sulle vittime militari italiane.


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