Restiamo amici, nuova commedia di Antonello Grimaldi, non convince fino in fondo; troppo legata a una serie di cliché e a una sceneggiatura un po' debole. Alessandro (Michele Riondino), pediatra di quarant'anni, vive con il figlio adolescente Giacomo. Da quando ha perso la moglie conduce una vita monotona e ritirata. Un giorno riceve una telefonata dal Brasile: è Luigi, l'amico di sempre (Alessandro Roja) che gli chiede di raggiungerlo immediatamente.

Un film intimo, che scandaglia i sentimenti e mette al centro l'universo femminile, quello firmato da Pablo Trapero, Il segreto di una famiglia.

Dopo lunghi anni di assenza, e a seguito della morte di suo padre, Eugenia ritorna a La Quietud, la tenuta di famiglia vicino a Buenos Aires, dove ritrova la madre e la sorella. Le tre donne sono costrette ad affrontare i traumi emotivi e gli oscuri segreti del passato che hanno condiviso sullo sfondo della dittatura militare. Emergono rancori sopiti da tempo e gelosie, il tutto amplificato dall’inquietante somiglianza fisica tra le due sorelle, che scoprono di avere più cose in comune di quanto avessero mai pensato.

Un omaggio ad uno dei ballrini più famosi al mondo, quello dedicato dal regista e attore Ralph Fiennes nel film Nureyev - The White Crow. Il film racconta alcuni anni decisivi della vita del leggendario ballerino russo che, a soli 22 anni durante la sua prima tourné a Parigi, riuscì a sfuggire agli ufficiali del KGB e a chiedere asilo politico. Ad emergere è l'anima ribelle e anticonformista di un'icona indiscussa della danza mondiale.

 

Nureyev è intepretato dal giovane Oleg Ivenko, mentre Ralph Fiennes oltre a dirigere il suo terzo film, si ritaglia il ruolo di Alexander Pushkin, famoso maestro russo di ballo.

 

È stato quasi 20 anni fa che Fiennes ha letto per la prima volta la biografia scritta da Julie Kavanagh sul leggendario ballerino russo, dal titolo "Rudolf Nureyev: The Life". Fiennes e Kavanagh erano amici e la scrittrice sapeva bene che il giovane attore era affascinato dalla cultura russa.

 

"Sebbene non avessi un grande interesse per il balletto e non conoscevo molto di Rudolf Nureyev, sono stato colpito dalla storia dei suoi primi anni", ricorda Fiennes. "La sua giovinezza a Ufa, nella Russia degli anni '40, i suoi anni da studente di danza a Leningrado - adesso San Pietroburgo - per poi arrivare alla decisione di emigrare in Occidente nel 1961. Quella storia mi è entrata dentro".

 

Anche se sarebbero passati altri 10 anni prima che Fiennes facesse il suo debutto alla regia con Coriolanus nel 2011, sentiva che la storia della vita di Nureyev sarebbe stata particolarmente adatta per il cinema anche allora.

 

"La storia secondo me era perfetta per ricavarne un film. Non mi vedevo di certo a dirigerlo personalmente. Era solo un’idea", spiega. "È così drammatico e tocca tantissimi temi. Ha una dinamica interiore molto personale, la spinta per realizzare se stessi e la spietatezza che ne consegue. E c’è anche il contesto del divario ideologico tra est e ovest al culmine della Guerra Fredda".

 

Decisamente azzeccata la scelta di affidare il ruolo da protagonista a Ivenko, il quale riesce a riprodurre in modo perfetto quell'equilibrio tra passione e raffinatezza, energia e romanticismo tipiche di questo leggendario personaggio.

 

Nureyev - The White Crow (Gran Bretagna, 2018)

Regista: Ralph Fiennes

Cast: Oleg Ivenko, Ralph Fiennes, Adèle Exarchopoulos

Fotografia: Mike Eley

Distribuzione: Eagle Pictures

Un film intenso, quello portato sul grande schermo dal regista Felix Van Groeningen, con Beautiful Boy. Nicolas Sheff ha 18 anni ed è un bravo studente: scrive per il giornale della scuola, recita nello spettacolo teatrale di fine anno e fa parte della squadra di pallanuoto. Ama leggere e possiede una spiccata sensibilità artistica; in autunno andrà al college.

 

Da quando ha 12 anni però, ama sperimentare le droghe; da qualche tempo ha provato la metamfetamina e, come lui stesso dichiara, “Il mondo, da bianco e nero, improvvisamente è diventato in Technicolor”. In breve tempo Nic, da semplice adolescente che fa uso sporadico di stupefacenti, si trasforma in un vero e proprio tossicodipendente.

 

Un baratro da cui diventa difficile, se non impossibile, venire fuori. La pellicola, che ha un cast davvero convincente, narra la storia di una famiglia che accompagna il proprio figlio nella lotta contro l’assuefazione.

 

I toni sono molto veritieri e spietati, mettendo a nudo quanto di più terribile ci possa essere nel vedere un figlio perdersi nella tossicodipendenza.

 

Basato sull’omonimo bestseller del noto giornalista David Sheff e sull’autobiografia di suo figlio Nic, il film descrive il potere distruttivo della droga e la forza rigenerante dell’amore. Angosciante, struggente, ma anche ricco di gioia, di amore e di speranza, Beautiful Boy racconta il baratro in cui Nic sprofonda, le sue assenze, le promesse tradite, la rabbia, e il modo in cui David si adopera per salvare il suo “bellissimo figlio” dalle conseguenze della dipendenza.

 

Uno stile realista, quello scelto dal regista, che mette a nudo la parte più intima e viscerale dei suoi protagonisti, attraverso i quali lo spettatore è catapultato in un mondo difficile e pericoloso.

 

Probabilmente si poteva osare di più sulla costruzione dei personaggi e della storia stessa, ma nel complesso il lavoro risulta convincente.

 

Beautiful Boy (Usa 2018)

REGIA: Felix van Groeningen

ATTORI: Steve Carell, Timothée Chalamet, Amy Ryan, Maura Tierney, Kaitlyn Dever, Timothy Hutton, Stefanie Scott, Jack Dylan Grazer, Christian Convery, Oakley Bull

DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

Nuovo film per Giorgio Tirabassi, questa volta anche nei panni di regista. Il grande salto racconta "le gesta" dei quarantenni Rufetto e Nello, due rapinatori maldestri che, dopo aver scontato quattro anni di carcere per un colpo andato male, vivono in un quartiere della periferia romana.

 

I due non demordono e progettano una rapina che potrebbe dare una svolta alle loro vite mediocri. Riprendere in mano l’attività e soprattutto portarla a buon fine, però, non è per niente facile: si convincono, così, che il destino non sia dalla loro parte.

 

Una Roma popolare e ironica fa da sfondo a questa commedia, che ricorda a tratti quella gloriosa degli anni Cinquanta, che metteva al centro chi tirava a campare e aveva tante speranze ma pochissimi soldi in tasca.

 

Tirabassi sceglie di nuovo due disgraziati per raccontare un'Italia che, per certi versi, ha i tratti del passato, dove l'incertezza economica e sociale la fanno da padroni.

 

Ma ad essere scomparsa, rispetto a quella commedia all'italiana a cui strizza l'occhio, è proprio la speranza.

 

Per questo il registro scelto è dolce amaro, dove alla risata si affianca la tristezza per un futuro che ha ben poche luci, ma molte ombre.

 

Bravi gli attori, che riescono a far trapelare, nonostante qualche sbavatura, le caratteristiche di una società che in parte li ha abbandonati.

 

Il Grande Salto (Italia 2019)

REGIA: Giorgio Tirabassi

ATTORI: Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi, Roberta Mattei, Gianfelice Imparato, Paola Tiziana Cruciani, Cristiano Di Pietra, Mia Benedetta, Salvatore Striano, Liz Solari, Lillo, Federica Carruba, Valerio Mastandrea, Marco Giallini

DISTRIBUZIONE: Medusa Film


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