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di Sara Michelucci
Nuova commedia per Giovanni Veronesi che torna a indagare il rapporto tra uomini e donne, con un film leggero che vede per protagonisti Fabio De Luigi e Letizia Casta, reduce dall’ultimo Festival di Sanremo. Una donna per amica racconta la storia di Francesco, che è un avvocato, e della bella Claudia, che fa la veterinaria. Lui si è trasferito a Lecce e lei va in città per seguire la sorella (Valeria Solarino) che ha problemi di tossicodipendenza. La loro amicizia è decisamente molto forte. Insieme si divertono come matti, fanno giochi bambineschi e sono molto diretti e schietti. Proprio come due buoni amici. Ma ben presto la situazione cambierà.
Un giorno nella vita di lei irrompe Giovanni, che la sposa. A quel punto Francesco si accorge che l’amicizia tra uomo e donna è più difficile del previsto. E tanti punti fermi iniziano a traballare. L’ironia spontanea di De Luigi sicuramente lo facilita nel ruolo di questo personaggio un po’ imbranato e con una timidezza che fa tenerezza.
Dopo il successo de L’Ultima ruota del carro, Veronesi torna a scrivere a quattro mani la sceneggiatura con Ugo Chiti, offrendo un film che fa sorridere, anche se non spicca certamente per originalità, dato che il filone su cui si basa è stato ampiamente affrontato da pellicole del passato, più o meno recente. Pensiamo a Harry ti presento Sally o alle commedie agrodolci di Francesco Nuti.
I dialoghi sono sicuramente uno dei punti di forza del film, attenti e accurati, a tratti brillanti che non cadono nel troppo scontato o nelle frasi a effetto. Insomma una commedia romantica che affronta uno degli interrogativi più diffusi: esiste l’amicizia tra uomo e donna?
Una donna per amica (Italia 2013)
Regia: Giovanni Veronesi
Soggetto: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti
Produzione: Fandango, Ogi Film
Distribuzione: Warner Bros Entertainment Italia
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografia: Livia Borgognoni
Personaggi: Fabio De Luigi; Laetitia Casta; Valeria Solarino; Monica Scattini; Geppi Cucciari; Virginia Raffaele; Adriano Giannini
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di Sara Michelucci
I tic, le caratteristiche e i vizi degli italiani sono ancora una volta spunto per Carlo Verdone, che torna al cinema con una nuova commedia, Sotto una buona stella, che non fa solo ridere, ma mostra il decadimento morale e la mancanza di etica degli ultimi decenni.
La storia è quella di un ricco broker, Federico Picchioni, interpretato dallo stesso Verdone, che vede la sua vita agiata e piena di vizi ben presto andare a rotoli. Picchioni non ha mai fatto mancare nulla di materiale alla sua famiglia, ma ha di certo peccato a livello affettivo e sentimentale, trascurando completamente i figli con la sua continua assenza. In due giorni perde l’ex moglie, che muore, e il lavoro, dopo uno scandalo finanziario, e finisce a convivere con i due figli poco più che ventenni e la nipotina di colore.
Si trova, a questo punto, di fronte a mille difficoltà di adattamento, ma trova conforto nell'aiuto di una vicina di casa, Luisa, interpretata dalla brava Paola Cortellesi. La prima a rimetterci da questa tragica convivenza è la compagna di Carlo, Gemma, che non sopporta l’irruenza dei figli e nel giro di due giorni fa le valigie e se ne va. Stessa sorte per la domestica filippina, che poco dopo decide di dare le dimissioni.
La nuova vicina di casa, spiritosa e piena di buon senso, riuscirà ad avere un effetto positivo nel rapporto tra padre e figli. “Io non saprei concepire un film senza basarmi sulla realtà che osservo. Non ne sarei capace. E allora, visto che amo ancora questo lavoro, con pazienza certosina ho individuato un tema che mi stava a cuore: la difficoltà di un padre (assente e superficiale) di relazionarsi con i propri figli. Uno scontro generazionale faticoso dove padre e figli parlano linguaggi diversi”, afferma Verdone.
La commedia è, ancora una volta, il veicolo per raccontare una realtà confusa, che poggia sull’incertezza del futuro per i ragazzi e sul disagio di padri e madri che a volte non riescono a rappresentare più un punto di riferimento. La disintegrazione della famiglia tradizionale, la corruzione degli uomini al potere e l’omologazione massiccia rendono i tempi odierni decisamente difficili, tanto che si ride e ci si rattrista allo stesso tempo, di fronte a un film che, in teoria, dovrebbero sdrammatizzare l’esistente.
In realtà è proprio nei momenti più critici che la commedia può essere uno strumento interessante e importante per raccontare il presente. Una commedia che lascia l’amaro in bocca, ma che spesso fa riflettere sulla propria esistenza. In parte Verdone ci riesce ancora, nonostante i suoi personaggi abbiamo perso un po’ di quell’originalità e profondità che li ha caratterizzati in passato.
Sotto una buona stella (Italia 2013)
REGIA: Carlo Verdone
SCENEGGIATURA: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta, Maruska Albertazzi
ATTORI: Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Tea Falco, Lorenzo Richelmy, Eleonora Sergio FOTOGRAFIA: Ennio Guarnieri
MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
MUSICHE: Umberto Scipione
PRODUZIONE: Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis
DISTRIBUZIONE: Filmauro/Universal Pictures
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di Sara Michelucci
Hollywood sceglie ancora una volta di parlare di schiavitù. Dopo il ramake Django Unchained, in cui Quentin Tarantino racconta le vicende di un giovane afroamericano che sfida chiunque pur di liberare la sua amata dalle grinfie del suo schiavista, in 12 anni schiavo il regista Steve McQueen prende spunto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup per raccontare una storia di ingiustizia e vessazione.
Solomon Northup è un talentuoso violinista che vive libero nella contea di Saratoga, stato di New York, insieme alla moglie Anne e ai figli Margaret e Alonzo. La storia è ambientata nel 1841, prima della guerra di secessione. L’uomo, ingannato da due falsi agenti di spettacolo, viene rapito, privato dei documenti e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del crudele schiavista Edwin Epps. La sua vita diventa una lotta per la sopravvivenza, ma anche per conservare la propria dignità.
Dodici anni di un’odissea piena di ingiustizie e crudeltà, alternati solo da rari atti di bontà, che si concludono con l’incontro casuale con l’abolizionista canadese Samuel Bass, il quale sarà una svolta insperata per la sua esistenza. Bass, infatti, riesce a rintracciare la famiglia di Northup e così l’uomo potrà riconquistare la sua libertà, riabbracciando moglie e figli, ormai adulti. Purtroppo, però, la giustizia sarà fatta solo a metà, dato che la battaglia legale contro i suoi rapitori sarà piuttosto inutile. Il regista mette in luce non solo e non tanto il tema del razzismo, quanto quello dello schiavismo come affare economico.
L’uomo diventa merce di scambio, perdendo totalmente la sua essenza. Ma in questo caso Solomon si trova quasi ad essere nel mezzo: è uno schiavo, ma sa scrivere e suonare il violino, quindi ha una formazione dotta, all’epoca consentita solo all’uomo bianco. La sua è una figura a metà, sicuramente meno delineata e forte rispetto al protagonista di Django. Il film, che ha commosso Obama, è candidato a 9 premi Oscar.
12 anni schiavo (Usa 2013)
REGIA: Steve McQueen
SOGGETTO: Solomon Northup (libro)
SCENEGGIATURA: John Ridley
CASA DI PRODUZIONE: Plan B Entertainment, New Regency Pictures, River Road Entertainment
DISTRIBUZIONE: BiM Distribuzione
FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt
MONTAGGIO: Joe Walker
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di Sara Michelucci
Tra gli anni Ottanta e Novanta il cartone animato giapponese, Belle e Sebastien, creato dalla Mk Company riscosse un discreto successo tra i bambini e anche in Italia la serie tv ebbe il suo seguito. Sul medesimo soggetto e con lo stesso titolo si basa il film francese in live action di Nicolas Vanier. Il regista, che nel 2004 girò Il Grande Nord, torna a prediligere i climi freddi e il contatto con il mondo della natura e degli animali anche nel suo nuovo lavoro.
La storia è ambientata nel corso del 1900 in un villaggio dei Pirenei, tra la Spagna e la Francia, dove Sebastien vive con il nonno adottivo e la nipote di lui. Il ragazzo non ha molti amici, perché è orfano di madre e non è ben voluto dagli altri ragazzi, che non mancano occasione per deriderlo e allontanarlo.
Un giorno, però, Sebastien incontra un enorme cane femmina da montagna, tutto bianco, accusato ingiustamente di terribili misfatti e che tutti gli abitanti del villaggio temono e vogliono catturare. Per salvare il cane, a cui Sebastien dà il nome di Belle, il ragazzo lascerà la sua famiglia adottiva ed inizierà un lungo viaggio verso la Spagna. Ed è qui che inizierà il suo percorso di vita, fatto di tante avventure, nascondigli e voglia di libertà.
Il film riesce ad avere forza grazie alla capacità del regista di dosare i vari registi, dando spazio all’ambiente circostante che diventa protagonista insieme ai personaggi di Belle e Sebastien. Il rapporto tra l’uomo e la natura mette in mostra un legame che è alla base della genesi stessa dell’essere umano. Un contatto che a volte si trasforma in vera e propria lotta, ma anche in ricerca del proprio essere.
Il coraggio di questo ragazzino e del suo cane, che lo porterà a salvare una famiglia di fuggitivi dall’inseguimento dei tedeschi e la ricerca stessa della giustizia vengono valorizzati nella pellicola, che predilige momenti emotivamente forti, ma allo stesso tempo sperimenta l’avventura. Un film azzeccato e che piacerà sia ai grandi che ai più piccoli.
Belle e Sebastien (Francia 2014)
REGIA: Nicolas Vanier
SCENEGGIATURA: Juliette Sales, Fabien Suarez,Nicolas Vanier
ATTORI: Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Chatelier, Dimitri Storoge, Mehdi, Urbain Cancelier
FOTOGRAFIA: Eric Guichard
PRODUZIONE: Radar Films, Epithète Films
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
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di Sara Michelucci
Un sempre bravo Robert Redford veste i panni del protagonista di All Is Lost - Tutto è perduto, film scritto e diretto da J.C. Chandor. Selezionato per partecipare fuori concorso al Festival di Cannes 2013 e vincitore del Golden Globes come migliore colonna sonora, All is Lost vede come unico attore proprio Redford, che interpreta i panni di un naufrago in balia dell’Oceano Indiano. Dopo che il suo yacht ha subito una collisione con un container abbandonato, con l'equipaggiamento di navigazione e la radio fuori uso, l'uomo per sopravvivere deve far affidamento solo su un sestante, delle mappe nautiche e il suo intuito.
Il rapporto tra uomo e natura si fa avvincente in questo film, privo di dialoghi, ma in grado di esprimere tutta la forza di questa relazione. La solitudine dell’uomo contemporaneo sembra essere uno degli elementi sui cui punta il film e la lotta con se stesso e con le forze esterne sono il modo per rappresentare la sua condizione. Una battaglia che sembra impari, ma che è tutta concentrata sul ragionamento e sulla capacità di saper contare su se stessi e le proprie capacità, senza fare affidamento su nient’altro.
È sui gesti di Redford, silenzioso e combattivo, che si concentra l’intera pellicola e la sua capacità interpretativa si evince con estrema forza. Nel suo volto segnato compare la trepidazione dell’uomo di farcela, la salvezza diventa l’obiettivo principale e tutto il resto non conta o assume un significato decisamente minoritario. Un vecchio lupo di mare che con calma e intelligenza affronta le forze esterne e la grandezza dell’oceano. La sfida è anche quella dell’attore che rinuncia al parlato e mette in atto tutta la sua corporalità e gestualità per dare vita a un film che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore e affascina per il suo essere fuori dai soliti schemi.
Un’opera sul coraggio che rivanga i miti del passato, come il pescatore de Il Vecchio e il mare di Hemingway o il capitano Achab di Moby Dick, ma guarda anche al futuro e mette in primo piano la capacità dell’uomo di affrontare le avversità.
All is Lost - Tutto è perduto (Usa 2013)
REGIA: J.C. Chandor
SCENEGGIATURA: J.C. Chandor
ATTORI: Robert Redford
FOTOGRAFIA: Frank G. DeMarco
MONTAGGIO: Pete Beaudreau
MUSICHE: Alex Ebert
PRODUZIONE: Before The Door Pictures, Washington Square Films, Black Bear Pictures
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures