di Bianca Cerri

E’ proprio vero, a volte basta cambiare nome alle cose per dare loro nuova dignità e magari anche quel tocco di trendy che non guasta mai. Prendiamo ad esempio il Whelly, un modulo abitativo per senzatetto creato da alcuni architetti italiani che si autodefiniscono “attenti al sociale”. Wheelly ha la forma di una ruota chiusa da un disco di gomma decorato ed è dotato di un grosso sacco interno studiato appositamente per contenere gli effetti personali del clochard. Gli ideatori assicurano che si tratta di un oggetto rivoluzionario. Le dimensioni, h. 150cm e larghezza 40cm, permettono una mobilità assoluta e i colori vivaci dei materiali si adattano perfettamente al contesto urbano. Detto altrimenti, il Whelly è molto più avanti rispetto ai vecchi cartoni e alle coperte di fortuna che i senzatetto allineano diligentemente sui marciapiedi per passarvi la notte.

di Eugenio Roscini Vitali

A Kiev è tornato il sereno? Dopo tre mesi di crisi e il rischio di riportare il paese alle urne, la formazione politica del presidente Viktor Yushchenko, Nostra Ucraina (Ou-Psd), e il Blocco del premier Yulia Tymoshenko (ByuT) hanno riallacciato i rapporti e riformato la coalizione che all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004 diede vita alla cosiddetta Rivoluzione Arancione. Più che di pace, per ora si può parlare di tregua, un accordo di non belligeranza che restituisce legittimità ad un governo in forte difficoltà ed è parte delle richieste del Fondo monetario internazionale (Fmi) che, in cambio di un assegno da 16,4 miliardi di dollari, ha chiesto stabilità politica e l’adozione di un’adeguata strategia anti-crisi. All’alleanza, che questa volta si chiamerà “Coalizione dell'Unità, stabilità e ordine nazionale”, prende parte anche il piccolo gruppo centrista del nuovo presidente della Rada, Volodymyr Litvin, una figura istituzionale che potrebbe mediare le forti tensioni che hanno caratterizzato lo scenario politico post-comunista.

di Giuseppe Zaccagni

La definiscono “impennata globale dei prezzi dei generi alimentari” e questo, tradotto in termini crudi, vuol dire oggi che ci sono nel mondo altri 40 milioni di persone che figurano nella lunga lista dei denutriti. Si è alla fame, nera, e a dirlo è la Fao. Perché le “cifre” complete annunciano che si è raggiunto il vertice di circa un miliardo di affamati, tutti dannati della terra che vagano in un pianeta che ci ostiniamo a definire come “globalizzato”. Ed ecco che in questo contesto arrivano nuovamente le terrificanti informazioni da un paese che si vorrebbe “socialista” e “democratico-popolare”: la Repubblica Democratica Popolare di Corea diretta da Kim Jong Il. Qui è emergenza cibo per circa 9 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione che oggi ammonta a oltre 22 milioni di abitanti. Tutto questo emerge in un rapporto congiunto redatto dalla “Fao-Pam” che allarma anche quei paesi che sono a fianco della penisola coreana: Cina e Russia.

di Michele Paris

Saranno finalmente sottoposti a processo i cinque agenti di sicurezza della compagnia privata Blackwater Worldwide, accusati di aver deliberatamente massacrato 17 civili iracheni inermi nel settembre dello scorso anno a Baghdad. Per la prima volta dall’invasione dell’Iraq nel marzo del 2003, il Dipartimento di Giustizia americano ha agito in maniera concreta per giudicare in un tribunale federale le responsabilità individuali di mercenari facenti parte di forze di sicurezza private gestite da aziende che incassano miliardi di dollari dal Dipartimento di Stato e della Difesa. Nonostante il procedimento legale rappresenti un passo avanti importante per dissolvere il clima di impunità del quale tali milizie hanno finora goduto, nessun coinvolgimento è previsto però per i vertici della compagnia di Moyock - in North Carolina - né per gli esponenti del governo responsabili della creazione di un ambiente favorevole al proliferare di episodi di questo genere nello sventurato paese mediorientale.

di Mario Braconi

La recessione si sta avventando sulle nostre economie e, nell’obeso e miope mondo occidentale, è inevitabile ragionare di “insicurezza”, specie se i giornali ci bombardano ogni giorno con i miliardi di “capitalizzazione” di borsa distrutti (è molto di moda, il participio passato “bruciati”, più drammatico) o con la notizia dell’ennesima impresa globale (finanziaria o industriale) che, svergognata e tracotante, bussa alla porta di questo o quel governo con il cappello in mano. Ma forse siamo troppo inclini a considerare il nostro ombelico il centro del mondo: a ricordarci che la nostra insicurezza economica a finanziaria, per grave che sia, è un dramma per privilegiati arriva l’ottavo Rapporto FAO sulla “insicurezza alimentare”, ovvero, in termini meno politicamente corretti, “fame”. Hafez Ghanem, Vice Direttore Generale della Agenzia delle Nazioni Unite, snocciola numeri che danno i brividi anche a gente narcotizzata dalla velocità di un sistema impazzito: nel mondo, 963 milioni di persone non ha abbastanza da mangiare; detto in altri termini, circa il 14% della popolazione mondiale rischia di morire perché non ha niente da mettere sotto i denti.


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