di Giuseppe Zaccagni

Non hanno alle spalle né un Dalai Lama né una diaspora politica ed economica in grado di appoggiarli. Non hanno una “terra” pur se nella loro storia secolare si sono sempre trovati all’incrocio di aree segnate da grandi civiltà: asiatica, indiana e cinese. Vivono sparsi nell’India, nell’Afghanistan, nel Pakistan, nella Cina e in regioni dell’ex Unione Sovietica come Kasachstan, Kirghisia, Usbekistan e Turkmenistan. Ed ora - sull’onda di quanto sta accadendo nel vicino Tibet e nel lontano Kosovo - decidono di uscire allo scoperto e di avviare una loro lotta che blocchi i processi di assimilazione e, di conseguenza, quella perdita di identità strisciante che viene favorita dai grandi popoli che li “ospitano”. Puntano a conservare una propria riconoscibile identità. Si apre la “questione uigura” che riunisce - in una nazione ideale - persone mai censite e tenute ai margini delle società ufficiali.

di Michele Paris

A poco meno di cento giorni dalle elezioni che stabiliranno il 44esimo presidente degli Stati Uniti, i principali media d’oltreoceano si stanno dando battaglia a suon di sondaggi per prevedere quale sarà l’esito della sfida tra Barack Obama e John McCain. Nonostante la situazione del paese sembri favorire un cambio nella leadership di Washington e il gradimento manifestato dagli americani verso i Democratici in genere sia di gran lunga superiore a quello riservato ai Repubblicani, la candidatura del Senatore afro-americano dell’Illinois continua a non decollare nelle indagini statistiche più recenti. Vero è che Obama risulta in vantaggio in quasi tutti i sondaggi finora resi noti, ma il divario medio che lo separa dal suo avversario è tale da lasciar presagire qualsiasi sviluppo nei prossimi mesi.

di Rosa Ana de Santis

Si consuma sotto i nostri occhi il consueto rituale moraleggiante e pavido della tradizione popolare italiana. Le acclamazioni frenetiche che per giorni e giorni hanno gridato di furore e sconcerto per l’uccisione della giovane Eluana, che hanno riempito le pagine dei giornali cattolici e non solo, insinuando il dubbio che questo padre fosse poco lucido per stanchezza e dolore, oggi forse si placheranno. Il ricorso del pg Maria Antonietta Pezza contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano impedirebbe alla famiglia Englaro di procedere. Eluana persisterebbe a vegetare nello stato in cui è mantenuta da 16 anni. Il conflitto sull’attribuzione di poteri tra lo Stato sul caso Englaro ha visto non solo aspre polemiche alla Camera tra maggioranza e opposizione, in una qualche misura fisiologiche, ma accese contese all’interno del PD, che continua a dare pessime prove di se sui casi più recenti che la bioetica sottopone alla vita politica italiana. Complici ignavi di un letargo imperdonabile che avrebbe dovuto vederli in prima fila a lavorare per l’emancipazione della nostra italietta giolittiana. Attesa inutile. Cosi si prepara l’esercito della destra crociata, dei cattolici di ogni parte e partito e, purtroppo, la fronda penosa e senza patria dei teodem.

di Carlo Benedetti

MOSCA. Quel “mi difendo da solo” che all’Aja Radovan Karadzic ha sbattuto in faccia ai giudici del Tribunale Penale Internazionale agita gli uomini del Cremlino, che temono che la Russia possa essere coinvolta nelle questioni balcaniche perchè chiamata in campo dalle eventuali “rivelazioni” dell’ex leader serbo-bosniaco. E la proccupazione maggiore riguarda l’eventuale comportamento di uno dei leader più prestigiosi della vecchia Unione Sovietica e, appunto, della nuova Russia. Si tratta di quell’Evghenij Maksimovic Primakov (fra il 1991 e il 1998 capo della prima sezione del Kgb, capo dello spionaggio all’estero, ex ministro degli Esteri dell’Urss, ex primo ministro ed attualmente presidente della Camera di commercio della Russia) che ora viene chiamato a testimoniare. Tutto questo avviene perchè è proprio lui, che è una figura di primo piano nella diplomazia internazionale, esperto e studioso del mondo balcanico ed arabo - che in questo momento potrebbe fornire alcune informazioni e testimonianze che Karadzic - accusato di genocidio e crimini di guerra - potrebbe utilizzare per la sua “autodifesa”.

di Mariavittoria Orsolato

La nota vaticana arriva a due settimane dal suo insediamento ufficiale come presidente del Paraguay: da oggi l’ex vescovo Fernando Armindo Lugo Mendez può considerarsi laico a tutti gli effetti. “Il Santo Padre gli concede la perdita dello stato clericale, con tutti gli obblighi, come sacerdote e Vescovo del Verbo Divino”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa ad Asunción l'Arcivescovo Orlando Antonini, Nunzio apostolico per il Paraguay. Un inaspettato dietrofront quello di Santa Madre Chiesa, che lo scorso 20 gennaio aveva sospeso a divinis – facendo quindi decadere la possibilità di amministrare i sacramenti - il decano della diocesi più povera del Paraguay, quella San Pedro che gli ha dato i natali e che ha avuto un ruolo tutt’altro che marginale nella vittoria schiacciante dello scorso 20 aprile.


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